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EDITORIALI E COMUNICATI
n. 1029
del 06/02/2005 SE VAI CONTROCORRENTE PRIMA O POI LA PAGHI...
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Caro Luigi, come avevo già detto a te e ad altri iscritti all'IdV, questo partito è finito da tempo. In occasione della riunione a Firenze di settembre con Belisario ho capito che l'IdV non esisteva più. La fine del partito è stata decretata da una serie di fattori interconnessi che si legano soprattutto all'incapacità del vertice di costruire una struttura politica, magari meno ambiziosa, ma più solida ed affidabile. Il disegno attuale mi è chiaro da mesi. Con le prossime regionali verranno sistemati gli ultimi due collaboratori, tra coloro dell'enturage di cui Di Pietro si fida (o a cui, forse, deve una qualche riconoscenza politica) che sono rimasti senza incarichi pubblici e con questo la partita è chiusa (ed anche il partito!). La mancanza di una qualsiasi reazione da parte del vertice di fronte ad un continuo stillicidio di dimissioni è una ulteriore conferma che il suo destino è già stato disegnato da tempo dal suo presidente. Gli accordi fatti dopo Rimini con la GAD sono stati rispettati, l'IdV ha avuto il suo senatore (Donadi) e la pratica IdV chiusa. Quante volte ci siamo detti e ci siamo sentiti dire che l'IdV era diversa, che rappresentava il nuovo, la società civile, la giustizia e la democrazia. Un vecchi proverbio dice "chi si loda s'imbroda". Cominciamo per esempio dall'ultimo punto. Democrazia = possibilità di esprimere il proprio pensiero e vederlo rappresentato attraverso il consenso. Tre anni di appartenenza all'IdV: mai fatta una votazione, mai eletto un rappresentante, mai scelto collegialmente un candidato. Dopo un inizio per me esaltante nel mondo della politica praticata mi sono accorto che nell'IdV le cose non andavano proprio per il verso giusto e che persino nell'Università, roccaforte dell'ideologia del potere gerarchico, c'è una maggiore possibilità di espressione democratica. Certo se vai controcorrente prima o poi la paghi, un po' come nel calcio, ma sostanzialmente c'è la possibilità di opporsi e, se si è abbastanza bravi, di portare avanti tesi alternative a quelle del palazzo. Se nella fase di costruzione del partito su tutto ciò si poteva soprassedere in attesa di tempi più consoni, dopo la grande vittoria elettorale delle europee, dove l'IdV ha ottenuto la vertiginosa cifra del 2% (parafrasando un concetto più volte regalatoci dal coordinamento regionale) non più ed è venuto il tempo di decidere: 1) costruire su questo risultato da capogiro la nuova struttura del partito (commissariando metà delle regioni, sospendendo tutti gli incarichi nazionali dei dipartimenti, per poi accorparli in prima sei, poi tre, poi quattro macro areee, seguendo chi sa quale criterio??). 2) Tenere i cocci assieme e far vedere a Prodi et alii che il partito c'è e che vale anche ben più del glorioso 2% delle europee, entrando così a testa alta nella GAD. Dopo mesi in cui si andava dicendo che mai più saremmo andati da soli, dopo il risultato delle europee la forza contrattuale dell'IdV è divenuta ancora meno del 2% e Prodi ha veramente voluto bene a questo partito concedendo, quasi con dedizione paterna, il seggio da senatore. 3) L'analisi statistica più semplice e grossolana dice che qualunque personaggio pubblico che abbia la possibilità di passare qualche volta in televisione durante la campagna elettorale riesce comunque a prendere tra l'1 ed il 2%. Vedi, oltre lo stesso di Pietro, la Mussolini, Sgarbi, De Michelis (sic!), Pannella, D'Antoni. E quindi, a che serve un partito a Di Pietro? A rompersi le scatole dietro all'insulsaggine di tante situazioni locali prodotte da gente raccattata per strada, per dare corpo ad una buona idea, ma senza un minimo di reale capacità politica (e tra queste io sono sicuramente il primo)? Meglio concentrarsi sulle proprie capacità personali tanto, a questo punto, il risultato con o senza partito è lo stesso, ma la fatica è tanto minore (ed in questo lo comprendo e lo sostengo idealmente). Caro Luigi, come sai io mi sono riavvicinato alla politica militante proprio grazie a Di Pietro e alla freschezza delle sue idee. La democrazia è come la bicicletta: bisogna continuare a pedalare altrimenti si ferma. Molti dell'IdV hanno creduto che la politica italiana fosse un'eterna discesa ed hanno smesso presto di pedalare. Hanno visto il paesaggio che sfilava via velocemente, hanno sentito il vento nei loro capelli, ma, inebriati dai clamorosi successi (sic!), non si sono accorti che stavano andando all'indietro! Dopo una lunga riflessione sul mio futuro politico personale ho ritenuto di avere ancora qualche energia e di continuare a pedalare, in salita, ricominciando da zero, e mi sono iscritto ai DS di Sesto Fiorentino. Questo sarà il mio ultimo tentativo di convivere con la politica praticata. Se sarà possibile fare qualcosa per questo nostro bel paese continuerò, altrimenti ritornerò in quel limbo ideologico nel quale mi sono fermato per molti anni addietro, tediando chi mi sta vicino con il frutto delle mie elucubrazioni. Caro Luigi, mi auguro che ci si possa ritrovare e costruire assieme, da banchi contigui, una prospettiva politica che contribuisca a portare la nostra l'Italia fuori da quella palude di minimalismo in cui sta da anni affondando sotto gli occhi increduli di mezza Europa. Un abbraccio.
Paolo Billi, già Responsabile Nazionale Dipartimento Politica Estera IDV |