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EDITORIALI E COMUNICATI
n. 1054
del 05/03/2006 SCOPERTO L'ARCANO
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Ho il piacere e l'onore di conoscere Salvatore Franzella (nella foto ed a seguire la sua lettera), milite in servizio dell'Arma dei Carabinieri. Egli conobbe prima di molti di noi Antonio Di Pietro. Lo incontrò a Milano, poichè faceva parte del gruppo dei servitori dello Stato, Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, che coadiuvava i magistrati del pool di "Mani Pulite" nelle indagini. Fin dall'anno 2000 egli collabora con l'Italia dei valori a tal punto di rendersi disponibile, nel 2005, per una candidatura alle elezioni Regionali del Veneto. Egli afferma che, successivamente a questa ulteriore disponibilità di servizio offerta in nome e per conto del popolo italiano, egli è stato oggetto di decisioni che hanno minato la sua serenità famigliare a seguito di trasferimento a sede in altra provincia che lo priva così dell'affetto della sua unica figlia a lui affidata. Sono mesi che lotta disperatamente per potersi congiungere al suo più caro affetto e sono mesi che chiede assistenza ed aiuto, in tal senso, al presidente Antonio Di Pietro, non per un debito maturato nei suoi confronti per aver prestato la sua persona e la sua immagine quale candidato per l'Italia dei valori, ma solo per riacquistare una serenità che un nobile gesto gli ha fatto perdere. Invano. Spesso ottiene promesse ed impegni a risolvere la sua situazione che poi, nei fatti, non si realizzano. Ho avuto anch'io l'occasione di assistere alla trasmissione "CARTA STRACCIA" di Antenna 3 Lombardia, nell'ambito della quale il presidente Antonio di Pietro, in diretta, a seguito di una telefonata che gli sollecitava la soluzione del caso, si assumeva l'impegno a risolverlo. Ascoltata la risposta di Di Pietro, lo diedi per scontato. Oggi, invece, ricevo l'amara nota di Salvatore che mi getta nello sconforto. Salvatore, non mollare, non affligerti. Vedrai che prima o dopo le cose si risolveranno. Nel mio piccolo, provo a fare qualcosa anch'io. Già la pubblicazione e la diffusione della tua lettera può contribuire a smuovere le acque. Per altre strade, mi attivo anch'io. Ma senza, come altri miseramente sono soliti fare, prometterti nulla. Non voglio arrecarti altro dolore all'immenso che già provi. Fatti coraggio, sei sempre comunque un rappresentante dell'Arma. Ti esprimo la mia solidarietà e ti invio un sentito e forte abbraccio. Ciao. Armando Della Bella ____________________________________________________________________________ Caro Simone, forse ho "scoperto" l'arcano mistero attraverso il quale si è consumato il mancato "riavvicinamento" con il "fantomatico" Dr. Di Pietro. Per tanto mi preme sottolineare ed evidenziare come sono passato dal profondo stato di sconforto e delusione ai "conati di vomito". Andiamo con ordine. Ho saputo che un mio carissimo amico e collega, di Milano, ovviamente a conoscenza della mia triste vicenda, qualche tempo addietro (più o meno nel periodo in cui tentasti la "sortita" di riavvicinamento) mentre stava seguendo una trasmissione televisiva di Tele Lombardia in cui era ospite l'On. Di Pietro, è riuscito ad intervenire in diretta telefonica e "rimproverava” al predetto il trattamento che mi aveva riservato dopo la ultradecennale attività che ho svolto prima al suo fianco nell'operazione mani pulite e dopo nell'Italia dei LavorI (dove mi sono candidato a tutte le tornate elettorali dal 2001 in poi nel Veneto, sacrificandomi economicamente, socialmente e professionalmente - come saprai esercito in un'istituzione tipicamente di destra). Il Dr. Di Pietro, mi viene riferito, con estremo imbarazzo, dopo avere individuato il sottoscritto, tanto che ne citava il solo nome di battesimo, giustificava il critico rimarco dell'interlocutore telefonico non già attraverso un misurato intervento costruttivo o quanto meno di diplomatica attenuazione della Sua disarmante strafottenza "nel merito", no! si giustificava (dileggiando e facendo affronto alla mia intelligenza – non sarà ai vertici dei quozienti del genere umano ma credo di potere rientrare “nella media”) sulla base del fatto che avevo subito il trattamento riservatomi dalla mia amministrazione (Arma dei CC. Per interposizione politica in merito all’articolo apparso sul locale Gazzettino) avendo fatto “male” a presentarmi alle Elezioni Regionali del Veneto, quale appartenente all’Arma dei Carabinieri. Ora! Oltre il fatto che questo mi era consentito da una legge emanata negli anni 80, effettivamente devo convenire che avrei voluto fare l’ingegnere nucleare o in alternativa l’idraulico, ma a quel tempo (1983) le mie aspirazioni si fondavano sulla rilevanza che avevano dato, in Sicilia, mia Regione di nascita, gli attentati in cui restavano barbaramente trucidati il Gen. C.A. Dalla Chiesa, il Cap. Basile ed il Cap. D’Aleo (dei CC.). Altresì l’On. Di Pietro, quasi con ostentato vanto (mi viene riferito – mi riservo di procurarmi la registrazione del programma televisivo) riferiva che l’Italia dei Valori aveva subito una richiesta di “presunti danni” in relazione alla mia vicenda da parte dell’Arma. Inutile sottolineare che la mia onestà intellettuale e morale nonché la trasparenza vera, fattiva, sincera che mi contraddistingue (per altro invocata ad ogni sortita e sbandierata come vessillo dal predetto On. Di Pietro) non poteva farmi esimere dal dichiarare la mia attività. Di contro l’On. Di Pietro (che evidentemente è all’oscuro della Legge che mi consentiva di candidarmi – l’errore è nato in merito al Collegio prescelto,al trattamento ed alle modalità riservatemi in seguito – sia dalla mia Amministrazione, ribadisco, che dal “mio” Presidente di Partito) mi bacchettava mediaticamente perché non avevo “celato” il mio ruolo istituzionale! No comment! Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa! Intollerabile è stato l’essere lasciato al mio destino e che mi porta, dopo una lunga sofferenza psicofisica e morale ad espiare in “esilio”, in quel di “Sarmeola di Rubano”, lontano dai miei più cari affetti, (solo in questo poteva colpirmi la mia Amministrazione e lo ha fatto repentinamente) alla pari di tanti altri miei colleghi che, per ben altri problemi, per ben altre colpe che affondano le radici tra le più ampie e svariate maglie delle violazioni delle norme del codice penale, si ritrovano ad essere compresi e spesso riabilitati, perché quando i panni sono veramente sporchi si devono lavare in famiglia, quando sono lievemente macchiati vanno portati nelle “lavanderie” industriali che stazionano “sempre” nei posti più impensati ma scelti “ad hoc”. Sono stato tradito due volte: prima politicamente e poi umanamente e moralmente, soprattutto da chi, conoscendomi (è un eufemismo! Se mi avesse veramente conosciuto per la lealtà, l’abnegazione e l’energia che ho profuso per lui in questi anni non sarebbe arrivato a tanto), poteva, anche e solo dal punto di vista politico, “egoisticamente” trarne vantaggio. Doveva, a mio modesto parere, fare il “diavolo a quattro” per difendere non solo me, ma un’intera categoria che ancora oggi nel ventunesimo secolo subisce una politica oscurantista, un dominio tracotante da basso impero nazifascista. E’ possibile, o solamente ipotizzabile che quest’uomo non abbia il benché minimo interesse al fine di dimostrare un impegno attivo e fattivo contro le soverchierie totalitarie e le ingiustizie? Si! Devo rassegnarmi come tanti e tanti altri appartenenti all’I.d.V. Forse ho preteso troppo aspettandomi una minima reazione dall’On. Di Pietro, ma a chi dovevo rivolgermi secondo te! Al Cavaliere? Forse avrei risolto i miei problemi, ma vedi! Non ho la capacità ed il senso pratico dell’inqualificabile, del qualunquismo. Sono nato sotto la stella della lealtà e legato ai sani principi che affondano le radici laddove tutto ha ancora (malgrado la nostra società ci sbatte in faccia quotidianamente la prevaricazione degli interessi personali legati a doppio filo con i poteri finanziari e ppolitici) il profumo del bene che nella sua eterea illusione ancora mi pervade. Non importa! Il tempo è galantuomo e mi renderà giustizia anche in merito a quel negato beneficio del dubbio che il “caro” On. Di Pietro non mi ha concesso, credendomi “compartecipe” dell’iniziativa del mio amico e collega (che per altro non posso biasimare per la sua personale iniziativa) e continuando a fare orecchie da mercante non ha considerato l’ipotesi che potevo essere estraneo a tale iniziativa. Capisci ora perché anche con te evita l’argomento? Un vecchio adagio recita: La politica è l'arte di fare agli altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi stessi". Ti ringrazio comunque e scusami per il disturbo che ti ho arrecato ma sappi che ti sono debitore e che nelle mie vene scorre il sentimento della riconoscenza che, come potrai ben comprendere non è tra le predominanti caratteristiche della nostra cultura. Con affetto. ___________________________________________________________________________ Carissimo Simone, la tua concisa ma oserei dire proverbiale risposta, se bisogno ancora ce ne fosse, mi gratifica tanto quanto l'essere stato abbandonato a me stesso da (come lo definisci tu) "un amico così"! Anche se devo recriminare sul termine talmente alto che non credo rientri tra i suoi proclamati e "sbraitati" principi di legalità e trasparenza (a parole). Ti ringrazio ancora ed infinitamente per la tua disponibilità nel tentativo di farmi relazionare con soggetti politici che possano valutare e valorizzare l'ignobile trattamento che viene riservato a chi, come me, non soggiace agli "schemi" preordinati e autarchici del "regime". Devo "tristemente" rilevare che pensavo di riuscire a tornare sui miei passi in merito alle "idee" che mi ero fatto ed invece ho riscontrato che sei anche tu il benvenuto tra il "popolo" dei delusi dall'esimio Dr. Di Pietro. Mi riservo di accettare il tuo invito (ti devo quanto meno una cena - con vero spirito di amicizia) che estenderò al nostro comune amico Rocco. P.S. Sto ricevendo numerose risposte di solidarietà e sconcertato consenso da chi a vario titolo si ritiene fregato, preso in giro, tradito, ecc., ecc., risposte che leggerò allorquando il "caro" Dr. Di Pietro, nella sua campagna elettorale in Veneto, dovrà affrontarmi e rispondere ai miei numerosi interrogativi circa il suo roboante silenzio circa la mia e le decine e decine di situazioni che coinvolgono appartenenti alle Forze di Polizia e su tanti e tanti altri argomenti che ha palesemente e miseramente disatteso. Un affettuso abbraccio. Salvatore Franzella, membro coordinamento provinciale IDV Vicenza |