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RASSEGNA STAMPA
n. 1102
del 07/06/2006 DE GREGORIO: DALLO SCOOP SU BUSCETTA AL
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________________________________________________________________________ NAPOLI - SERGIO De Gregorio è sempre stato uomo di frontiera. L'anno scorso, alle regionali campane, nel giro di un mese, dovette pubblicare tre manifesti: il primo annunciava la sua candidatura come leader della associazione "Italiani nel mondo"; il secondo comunicò ai napoletani che quella candidatura avrebbe trovato spazio nella lista di Forza Italia; il terzo, preso atto che gli uomini di Berlusconi non ne volevano sapere, cambiò il simbolo tricolore con lo scudocrociato della Nuova Dc di Gianfranco Rotondi. Uomo inquieto, e prolifico di iniziative, Sergio De Gregorio, 45 anni, nasce come cronista d'assalto. Si vanta di essere il più giovane giornalista iscritto all'albo: vi arrivò a 19 anni, iniziando dalle cronache napoletane di "Paese sera". Si fa le ossa negli anni della camorra scatenata, e segue le vicende di Raffaele Cutolo, sul quale scrive anche un libro, "I nemici di Cutolo". Negli anni '80 attraversa da collaboratore anche molte trasmissioni Rai (da "Chiamate Roma 3131" a "Domenica in") e Fininvest (ad esempio "L'Istruttoria" con Giuliano Ferrara). In Rai conosce anche Enzo Tortora, di cui seguirà poi le vicende giudiziarie fino a pubblicare un altro volume, "Tortora, morire di ingiustizia". La vera gloria nazionale la raggiunge però per diporto. È il 1995, De Gregorio è in crociera nel Mediterraneo, a un certo punto sulla nave vede un volto vagamente familiare, è lo scoop: "Oggi", la rivista per la quale lavora in quel periodo, rivela agli italiani che Tommaso Buscetta, il più grande pentito di mafia, si era concessso una vacanza. Intanto era anche riuscito a essere il primo a intervistare Bettino Craxi esule a Hammamet. Nel frattempo, da semplice cronista, De Gregorio è divenuto un imprenditore dell'informazione: è amministratore delegato della società che edita "Ideazione", il bimestrale di destra diretto da Pierluigi Mennitti, fonda una agenzia fotogiornalistica e produce programmi per reti locali, si spende per rimettere in piedi il Festival della canzone di Napoli che va poi in onda su Retequattro, è amministratore delegato della società che edita l'inserto campano del "Giornale" di Feltri, infine fa il direttore editoriale dell'"Avanti" e, in tempi recentissimi, approdato alla corte di Antonio Di Pietro, fa il direttore editoriale de "L'Italia dei valori", organo del partito omonimo dell'ex pm. Ma soprattutto nel frattempo mette in piedi la sua creatura. "Italiani nel mondo": una associazione che intende promuovere il "made in Italy" all'estero. De Gregorio organizza meeting e fiere, apre sedi da Londra a Buenos Aires, si guadagna un posto sulla Fifth avenue per la sfilata del Columbus Day a New York, apre "Italiani nel mondo Channel", la rete satellitare della associazione. È il background col quale De Gregorio conquista le prime pagine dei giornali di recente, quando, a elezioni avvenute, si fa alfiere di un paventato Aventino dei dipietristi contro Prodi che non prevede nel suo dicastero il ministero per gli italiani nel mondo. È quasi una offesa personale: a De Gregorio era persino capitato di dare un premio, in quel di Ischia, al creatore di quel ministero, iL missino Mirko Tremaglia. Inquietudini che vengono sedate all'atto della formazione del governo. Il resto è cronaca di queste ore. Con un flashback: lo stesso De Gregorio, un paio di giorni dopo il voto, annunciò: "Forza Italia già corteggia alcuni senatori dell'Unione...". (ROBERTO FUCCILLO) La Repubblica, 7.6.2006 |