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RASSEGNA STAMPA
n. 1105
del 07/06/2006 DIFESA, BOCCIATA LA MENAPACE, LA CDL VOTA PER DE GREGORIO
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__________________________________________________________________________ ROMA - Il blitz della Cdl in Commissione Difesa del Senato, con l'elezione di Sergio De Gregorio (IdV), al posto della candidata "naturale" del centrosinistra Lidia Menapace (Prc) scatena una bufera nell'Unione. Con De Gregorio sconfessato dal ministro Antonio Di Pietro e dall'intero gruppo dirigente del partito, il Prc infuriato per la bocciatura della Menapace e l'intero centrosinistra imbufalito per il rischio di vedersi subito in minoranza al Senato a causa del "tradimento" di un proprio senatore. E che, quella sfiorata, sia una crisi reale lo si apprende anche dal fatto che Romano Prodi, in serata, è costretto a chiedere spiegazioni a Di Pietro in un colloquio telefonico dai "toni fermi". Il voto. Se ieri sembrava scontata la vittoria di Lidia Menapace, ottantaduenne candidata del Prc alla presidenza, oggi viene eletto il senatore dell'Italia dei Valori Sergio De Gregorio, con 13 voti, contro gli 11 ottenuti dalla senatrice di Rifondazione. La votazione si è conclusa al terzo giro, preceduta dalle due "fumate nere" di ieri. La vicenda. La Menapace, ex-partigiana e da sempre pacifista convinta, era sotto accusa per le dichiarazioni sulle Frecce Tricolori, definite da lei "inutili, uno spreco". Il portavoce nazionale dell'Udc, Michele Vietti, le aveva risposto prima della votazione: "L'Udc condanna le dichiarazioni fortemente lesive della dignità e del prestigio delle nostre forze armate e della loro insostituibile funzione di pace". Poi, questa mattina, il voto: e la Menapace, che data l'età (82 anni) era data per sicura nel caso prevedibile di pareggio (12 a 12), ha avuto la peggio. I dodici senatori della Cdl, ai quali si è aggiunto De Gregorio, hanno riversato i loro voti sull'uomo dell'Idv e l'hanno eletto alla presidenza. Esulta Gianfranco Fini: "Sono compiaciuto perchè il Senato ha reso impossibile l'elezione di una esponente della sinistra più estremista". Parla la sconfitta. La senatrice di Rifondazione è apparsa serena subito dopo il voto (era stata eletta segretario della stessa commissione), ma non per questo meno battagliera: "Continuo a fare parte delle commissione Difesa, da qui non mi toglie nessuno, proseguirò comunque le mie lotte in questa commissione". E ha aggiunto: "Mi aspettavo l'inghippo". La telefonata nella notte. Esultanza, si diceva nella Cdl e, insieme, i retroscena. E' stato il capogruppo di Fi al Senato Renato Schifani a telefonare stanotte a De Gregorio per chiedergli se fosse disponibile a diventare il "loro" candidato in commissione Difesa. Lo racconta il senatore forzista Paolo Guzzanti, vecchio amico di De Gregorio, che a sua volta conferma. Lo scontro nel centrosinistra. Nel centrosinistra partono le inevitabili quanto dure polemiche contro De Gregorio e l'Idv. Polemiche aspre tanto che, a un certo punto della giornata, lo stesso premier è costretto a telefonare a Di Pietro per avere chiarimenti. La prima a sparare a zero, invece, era stata la capogruppo dei senatori dell'Unione, Anna Finocchiaro che insinua il dubbio del tradimento. Secondo Finocchiaro si tratterebbe di "una questione politica, dato che la Menapace, nelle sue dichiarazioni sulle Forze Armate, non ha detto niente di nuovo rispetto alla sua storia politica e personale". E poi la stoccata a De Gregorio: "Il suo atteggiamento non solo viene meno ai patti, ma anche al dovere di lealtà nei confronti dell'Idv". La questione è delicata. Se un senatore si può permettere di giocare da solista, accettando i voti dell'opposizione in cambio di una poltrona, la maggioranza rischia di non tenere. La protesta del Prc. "Che cosa è successo? Che le destre hanno votato un senatore del centrosinistra che si è prestato a questa operazione messa in piedi per tempo...". Il capogruppo del Prc al Senato Giovanni Russo Spena commenta così con durezza la vicenda. Per Spena si è trattato di "un volgare mercimonio, un vero colpo di mano". Un colpo di mano che rischia di costare moltissimo. Sul filo dei numeri. I numeri parlano chiaro. L'Unione conta su 158 senatori, contro i 156 della Cdl. Con un eventuale spostamento di De Gregorio al centrodestra si raggiungerebbe la perfetta parità: 157 a 157. Bisogna però tener conto che il presidente del Senato per prassi non vota, quindi il centrodestra sarebbe in vantaggio 157 a 156. Rimangono i sette senatori a vita, ai quali il governo dovrebbe appellarsi per ogni provvedimento. De Gregorio all'attacco. Il senatore però non ci sta a fare il capro espiatorio e, a sorpresa, coinvolge il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro: "Il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro era stato informato di questa operazione per non lasciare la presidenza a una persona come Lidia Menapace, che non ha i nostri stessi valori". A stretto giro la smentita, durissima, di Di Pietro. Il ministro definisce "stupefacenti" le parole di De Gregorio e lo invita a dimettersi immediatamente. Per il leader dell'Idv "la decisione di De Gregorio di farsi votare dal centrodestra appartiene unicamente alla sua personale responsabilità politica, non essendo stato concordato alcun passaggio. Così facendo il candidato si colloca fuori dalla linea politica del nostro partito e dell'Unione". Di Pietro e altri parlamentari dello schieramento hanno poi ribadito la loro posizione con una nota congiunta: "E' stata una sua iniziativa personale, per questo rinnoviamo con fermezza l'invito a dimettersi". La risposta di De Gregorio. "Dimissioni? Non se ne parla nemmeno". Questa la risposta del senatore dell'IdV a chi gli chiede di rinunciare alla carica ottenuta con i voti della Cdl. Ma poi aggiunge:"Questo è un problema politico, nelle prossime ore dovrò parlarne con Di Pietro. Comunque ringrazio i senatori della Cdl per avermi offerto il voto". Il senatore dichiara comunque di non avere alcuna intenzione di passare al centrodestra. In serata, De Gregorio, considera chiuso l'incidente e spiega di non volersi dimettere nè dalla presidenza della Commissione Difesa al Senato, nè tanto meno dal partito. E, nonostante nell'IdV gli umori siano tutt'altro che allegri, il senatore si allinea al comunicato diramato dal partito in cui si richiama all'ordine la coalizione. Un comunicato che, nei fatti, ammorbidisce i toni nei confronti del senatore: "Apprendo con piacere da una nota, che IDV sottolinea la necessità da parte dell'Unione di comunicare con chiarezza e ad ogni livello il senso dello Stato e della responsabilità istituzionale che ci spinge a stare dalla parte delle forze dell'ordine e delle forze armate che lavorano a tutela della pace, della legalità e della sicurezza". La Repubblica, 7.6.2006 |