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RASSEGNA STAMPA
n. 1122
del 16/03/2007
ANTONIO DI PIETRO: «SE CAMBIA LEGGE, PRONTO AD ALLEARMI CON CASINI E MASTELLA»
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ROMA - «Che c' azzecco io con Caruso e i no global?». E con Casini, invece, c' azzeccherebbe di più? «Su tanti temi l' Udc ha una certa comunanza di idee con noi, come l' Udeur del resto». L' Udeur? Ma lei con MASTELLA HA LITIGATO TANTE DI QUELLE VOLTE...«Sì, ma la cultura di riferimento è la stessa, quell' area moderata e liberale in cui i massimalismi della sinistra estrema non possono avere cittadinanza. Un' intesa si può trovare anche con loro».

Sono ore di contatti e grandi manovre per Antonio Di Pietro. Le voci di Palazzo lo danno in grande armonia di intenti con Pier Ferdinando Casini ed e lui stesso ad allargare l' orizzonte, chiedendo di «non mettere limiti alla provvidenza». QUALCUNO DICE CHE ADDIRITTURA POTRESTE ARRIVARE A UNA FUSIONE CON L' UDC. «Per parlare di fusione mi sembra davvero troppo presto. Ma bisogna partire da una constatazione di fatto: i due poli non sono omogenei, dentro ci sono insieme il diavolo e l' acqua santa, cani e gatti, bianco e nero. Per colpa di questa legge elettorale io sono alleato con Caruso e non con Tabacci. Mi sembra una conseguenza davvero abnorme, questo è un assetto che va superato».

Le piacerebbe una maggioranza diversa, dunque. Pensa alle grandi intese, oppure a una maggioranza variabile, che su alcuni provvedimenti possa anche cambiare composizione? «Mi piacerebbe un centrosinistra diverso, più di centro e meno di sinistra. Ma questo cambio di maggioranza non può che avvenire dopo le elezioni».

LEI HA FATTO ANCHE IL NOME DI MASTELLA. MA SI RICORDA QUANDO CON IL MEGAFONO IN MANO MANIFESTAVA IN PIAZZA CONTRO L' INDULTO E CONTRO DI LUI. Non è passato nemmeno un anno. «L' Udeur rappresenta quell' area moderata alla quale guardiamo anche noi. Semmai ha una caratteristica che ne squalifica l' azione: il continuo uso del ricatto. Non si può dire o fai così o me ne vado, o fai cosà oppure passo di là. Non si può andare a letto con il migliore offerente».

È STATO LEI, PRIMA, A PARLARE DI DIAVOLO E ACQUA SANTA. LEI E MASTELLA INSIEME: NON SAREBBE UN PO' LA STESSA COSA? «Io sono molto più lontano dai no global e dai pseudoambientalisti che bloccano i cantieri rispetto a Tabacci o anche all' Udeur. Con loro collaborerei molto meglio che con Caruso o con gli ex terroristi che con sgomento vediamo girovagare per i Palazzi». Scusi ministro, ma che cosa intende esattamente per collaborazione? «Possiamo individuare una base comune su alcuni temi, come la famiglia, il conflitto d' interessi, le liberalizzazioni, una legge elettorale che a mio giudizio deve indicare espressamente il premier. Occhio, però: non è che se uno scrive insieme le regole poi si deve per forza sposare».

Ecco, non è che tutto si RIDUCE A FARE FRONTE COMUNE PER EVITARE CHE I PARTITI PICCOLI SIANO FATTI FUORI CON UNA NUOVA LEGGE ELETTORALE? Non è che poi, respinto l' assalto dei grandi partiti, ognuno torna a correre per conto suo? «Troppi piccoli storpiano, serve qualche forma di aggregazione anche se non sono accettabili soglie di sbarramento strumentali, come dire, pro domo sua. In ogni caso questo non è un progetto che guarda alla politica spiccia ma che darà i suoi frutti in tempi lunghi: io non voglio andare in un altro partito, voglio governare una transizione verso un sistema in cui le coalizioni siano più omogenee».

D' accordo, ma se CON UNA NUOVA LEGGE ELETTORALE L' ITALIA DEI VALORI DOVESSE RISCHIARE DI SCOMPARIRE, LEI SI ALLEEREBBE CON CASINI PER METTERE INSIEME I VOSTRI VOTI? «Non AVREI NESSUNA PRECLUSIONE. Anche se dovrebbe essere chiaro che i condannati per reati dolosi non si possono candidare». Qualche problema, da questo punto di vista, l' Udc ce l' ha. «Potrebbe essere l' occasione per rinnovare la classe dirigente. Farebbe bene anche a loro».

E con MASTELLA FAREBBE LO STESSO TIPO DI ALLEANZA? «Ho già detto che la loro area di riferimento è la stessa nostra. Sono benvenuti tutti i partiti che hanno una logica del fare, ma onestamente credo che con l' Udc sarebbe più facile». (Lorenzo Salvia)

Corriere della Sera, 16.3.2007