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RASSEGNA STAMPA
n. 1185
del 03/11/2007 LA MAGGIORANZA VA SOTTO AL SENATO ANCHE DOPO L'ULTIMATUM DI PRODI
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Finanziaria, il governo non pone la fiducia e subisce 6 votazioni contrarie - GIORNATA TERRIBILE: NO DELL'AULA ALLA SOPPRESSIONE DELLA SOCIETÀ DEL PONTE. IDV CON L'OPPOSIZIONE, LA RAME SE NE VA __________________________________________________________________________ ROMA - Giornata davvero amara per maggioranza e governo al Senato, ripetutamente battuti nelle votazioni sugli emendamenti sul collegato fiscale alla legge finanziaria, 4 volte in mattinata e due in serata (dopo che già c'era stato il richiamo di Prodi ai partiti della sua coalizione di governo). Nelle votazioni serali la maggioranza è andata sotto, la prima volta con 156 no e 155 sì su un emendamento della commissione sulle consulenze all’articolo 28 che prevedeva la soppressione della Sportass. Sulla proposta di modifica governo e relatore avevano dato parere favorevole. La seduta è poi stata sospesa per alcuni minuti per la bagarre creatasi il tentativo del senatore dell'Ulivo Francesco Boccia di aiutare il rientro in aula della senatrice a vita Rita Levi Montalcini, che si era allontanata. Ma il rientro della senatrice a vita non è bastato per evitare un altro scivolone: passava infatti in aula, con il parere contrario del governo e del relatore, un emendamento del centrodestra al decreto collegato alla Finanziaria: 157 i sì, 156 i no. L'emendamento, presentato dalla Lega, prevede che, nell'ambito del commissariamento della Fondazione Ordine Mauriziano previsto dal decreto, la fondazione deve presentare una relazione tecnica idonea a valutare la consistenza dei debiti da liquidare. NESSUNA FIDUCIA - Eppure, nel pomeriggio dopo la riunione dei capogruppo della maggioranza a Palazzo Madama (con l'ormai tradizionale lite tra Udeur e Idv), era stato deciso che «non sarà posta la fiducia, ma si andrà avanti a oltranza», con l'obiettivo di chiudere «entro questa notte». Il governo, inoltre, come aveva dichiarato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti, «non chiederà il voto di fiducia neanche sulla Finanziaria, a meno che - ha aggiunto - non ci sia un atteggiamento ostruzionistico» dell'opposizione. CAOS AL SENATO - Quattro volte in mattinata l'Unione era già andata sotto (sugli emendamenti sulla soppressione della società Stretto di Messina Spa e su quella della Scuola superiore della Pubblica amministrazione, i dirigenti del ministero della Giustizia e sulla tv). Di questi quattro rovesci, tecnicamente, due possono essere attributi anche al governo: su Giustizia e tv, visto che sugli emendamenti era stato espresso parere favorevole dall'esecutivo. Su questi due emendamenti il voto dell'aula è stato, rispettivamente, di 155 pari e 156 pari, parità che al Senato equivale a un no. Sugli altri due emendamenti bocciati dall'Aula, e presentati in Commissione Bilancio, l'esecutivo non si era impegnato. IL GOVERNO CORRE AI RIPARI - Un caos che forse il governo non si aspettava. Tanto che l'esecutivo era stato costretto a correre ai ripari, convocando, alle 15, la riunione dei capigruppo del Senato. BERLUSCONI: CADRANNO SU LEGGE IMPORTANTE - E intanto, come se l'Unione non avesse abbastanza problemi, c'era il leader dell'opposizione, Silvio Berlusconi, che gettava benzina sul fuoco: «Non è quello che è successo oggi che farà cadere Prodi; il governo cadrà su un voto decisivo, su una legge importante», sosteneva il Cavaliere. «Sono sicuro che accadrà - affermava parlando ad alcuni deputati azzurri - ma capiterà per una decisione politica e non per un incidente di percorso». L'IDV SALVA IL PONTE - La mattinata si era aperta con il no all'emendamento che prevede la liquidazione della società Ponte Stretto di Messina Spa. L'emendamento aveva il parere favorevole del relatore di maggioranza Natale Ripamonti mentre il governo si era rimesso all'Aula. Italia dei Valori ha votato contro l'emendamento insieme alla Cdl. «Non e’ giusto buttare al vento tutto il progetto, tutto il lavoro fatto dalla società», ha detto il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, il cui partito ha votato contro. FRANCA RAME LASCIA L'IDV - IN DISSENSO PER IL VOTO SUL PONTE SULLO STRETTO, LA SENATRICE FRANCA RAME (ELETTA NELLA LISTE DI DI PIETRO) HA LASCIATO IL GRUPPO DELL’ITALIA DEI VALORI: «DA DOMANI FARÒ QUELLO CHE DEVO FARE - HA ANNUNCIATO - NON SONO D'ACCORDO CON LA SCELTA DELL'IDV SUL PONTE SULLO STRETTO, NON HO CAPITO LA POSIZIONE DI DI PIETRO. AVREBBERO DOVUTO INFORMARMI E DISCUTERNE, INVECE NON L'HANNO FATTO». SUL PONTE LA SENATRICE È STATA L’UNICA DELL’IDV A VOTARE A FAVORE. E DOPO IL VOTO HA LASCIATO IL POSTO ACCANTO AI SENATORI DELL'IDV ED È ANDATA A OCCUPARE UNO SCRANNO LIBERO NELL’AREA DEI VERDI-PDCI. DILIBERTO: CHE VERGOGNA - «Che vergogna vedere senatori della sinistra unirsi alla destra in questa pessima battaglia - ha invece detto Oliviero Diliberto, leader dei Comunisti italiani - Il voto che sopprimeva la Stretto di Messina Spa era un voto contro gli sprechi». DI PIETRO VIENE MENO A PATTI - «IL FATTO CHE SENATORI E GRUPPI PARLAMENTARI FACENTI PARTE DELLA MAGGIORANZA (IL RIFERIMENTO È A DI PIETRO E ALL'IDV,NDR) E CHE HANNO SOTTOSCRITTO IL PROGRAMMA DELL'UNIONE, IN CUI SI AFFERMA CON CHIAREZZA LA CONTRARIETÀ ALLA REALIZZAZIONE DEL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA, ABBIANO VOTATO CONTRO LA SOPPRESSIONE DELLA SOCIETÀ, COSTITUISCE UNA ROTTURA INACCETTABILE DEL PATTO DI COALIZIONE», HA AFFERMATO IL SOTTOSEGRETARIO ALL'ECONOMIA E DEPUTATO DEI VERDI PAOLO CENTO. UNIONE SOTTO- Sul Ponte la maggioranza era stata battuta dal voto contrario dei quattro senatori dell'Italia dei Valori e di Roberto Barbieri (Costituente Socialista) che avevano annunciato il voto contrario. Il risultato infatti ha registrato 145 sì, 160 no e 6 astenuti. Questi 5 voti della maggioranza si sono uniti a quelli della Cdl. Tecnicamente il governo non è stato battuto perché si era rimesso alla votazione dell'Aula dopo le difficoltà incontrate in commissione Bilancio: tra mercoledì e giovedì mattina l'esecutivo aveva provato a ritirare l'emendamento in commissione, ma l'Idv aveva premuto - insieme alla Cdl - per sottoporre la norma alla votazione del Senato. Il risultato della votazione è che la società che deve gestire la progettazione dell'opera rimane attiva. Assenti i senatori a vita Giulio Andreotti, Francesco Cossiga, Carlo Azeglio Ciampi, Oscar Luigi Scalfaro e Sergio Pininfarina. Assente anche il senatore indipendente Luigi Pallaro. Rita Levi Montalcini, dopo la maratona di mercoledì, ha invece votato a favore dell'emendamento. SCUOLA SUPERIORE DELLA PA - Come detto la maggioranza è finita sotto di nuovo nell’aula del Senato, nelle votazioni sul decreto legge collegato alla Finanziaria, sull’emendamento per la soppressione della Scuola superiore della pubblica amministrazione. La sconfitta dell’Unione è maturata con 149 voti favorevoli, 160 contrari e un astenuto. Il governo non si era impegnato e si era rimesso all’aula. Oltre alla soppressione della Scuola superiore, l'emendamento prevedeva anche quella dell'Istituto diplomatico, della Scuola superiore dell'amministrazione dell'Interno e della Scuola superiore dell'economia e delle finanze. Inoltre, era prevista la contestuale costituzione di un'agenzia della formazione nella quale dovevano confluire dotazioni finanziarie e personale degli istituti di formazione da cancellare. BOCCIATO EMENDAMENTO CDL SU DERIVATI - L'aula del Senato ha bocciato anche l'emendamento al dl collegato alla Finanziaria, presentato dalla Cdl (prima firmataria Cinzia Bonfrisco), per limitare i rischi della finanza derivata agli enti locali. I voti contrari sono stati 154, i favorevoli 152, un astenuto. Corriere della Sera, 25.10.2007 |