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RASSEGNA STAMPA
n. 1199
del 24/11/2007
UNO STRANO SOCIO BULGARO
indietro »

Brebemi Nella società che deve costruire l’autostrada lombarda c’è un misterioso amministratore. È in affari con il ministro Di Pietro in una società immobiliare a Varna, sul Mar Nero

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Sulla carta sono 62 chilometri di autostrada, da Brescia a Milano, passando per Bergamo. Tutto un intrecciarsi di svincoli, varianti, affiancamenti alla linea ad alta velocità Milano-Verona, anche un pezzo della nuova tangenziale milanese. Una meravigliosa opera in project financing che darà il via alla nuova stagione federalista delle infrastrutture italiane.«Ai cittadini non costerà un solo euro» assicura l’ufficio stampa.

Sulla carta, perché in realtà la Brebemi, partita nel 2003 con un progetto di 49,7 km a un costo lordo di 866 milioni di euro, è arrivata oggi, senza gare ulteriori e a furia di extralavori ed extracosti, a oltre 1.500 milioni. E in questi giorni per Antonio Di Pietro è soprattutto una croce. Il commissario europeo Charlie McCreevy ha chiesto chiarimenti al governo italiano, ipotizzando la violazione delle norme sugli appalti e sulla concorrenza.

A Montecitorio Rifondazione ha contestato al ministro 175 milioni di costi imprevisti per lo Stato, Forza Italia ha presentato una mozione di censura. E chi si ricorda la clamorosa bocciatura della commissione Lavori pubblici del Senato, guidata da una durissima Anna Donati dei Verdi, il 25 luglio scorso? «Nella maggioranza la Brebemi è fonte di un imbarazzo devastante» ride il vicecapogruppo Fi alla Camera, Antonio Leone.

Infatti: «È ora di finirla con questa telenovela» ruggiva il ministro il 25 luglio.

Ancora non si era mossa la Commissione europea e già diceva: «La Brebemi è un’opera fondamentale, necessaria per l’economia della Lombardia e dell’intero Paese». Ma bisogna proprio farla «violando tutte le regole di mercato e rischiando una procedura d’infrazione europea?» chiede il grande accusatore dell’opera, il senatore Paolo Brutti, Sd. «Forse c’è qualche strano interesse da favorire?».

Il 4 dicembre Di Pietro dovrà render conto a Bruxelles. Brebemi spa e ministero ostentano tranquillità massima, ma chissà se nel dossier che verrà presentato a McCreevy ci sarà finalmente il nome bizzarro: Tristano Testa.

Chi è costui? Uno sconosciuto fino al 26 marzo 2007. In quel giorno la Cal (Concessioni autostradali lombarde, 50 per cento Anas e 50 per cento Regione Lombardia) firma la concessione per l’autostrada con la società Brebemi, già vincitrice della gara d’appalto nel 2001. Lo stesso giorno, a Brescia, Brebemi insedia il nuovo cda. Chi c’è dentro? Il presidente della Camera di commercio di Brescia, Francesco Bettoni; i presidenti delle province di Bergamo e Brescia, Valerio Bettoni e Alberto Cavalli; sindaci ed ex sindaci, assessori ed ex assessori provinciali. Ulivo e Cdl: bipartisan. Aggiungiamo i cinque consiglieri nominati dal socio di maggioranza (fino ad aprile era la Autostrade per l’Italia, oggi l’Intesa Sanpaolo). In fondo alla lista, ecco Tristano Testa.

Un Carneade. Secondo la Brebemi lo nomina la Provincia di Milano, azionista per il 2,59 per cento, ma l’ufficio del presidente Filippo Penati smentisce, attribuendo Testa alla Milano Serravalle spa (10 per cento della Brebemi). La Brebemi corregge. La Serravalle tace. Pazienza: il 52,9 per cento della Serravalle è comunque in mano all’Asam, che a sua volta è al 99 per cento della provincia. E allora?

Testa non è un consigliere provinciale, non è un tecnico, non è un esperto preclaro di autostrade o appalti. E infatti all’Asam, la holding delle partecipazioni autostradali di Penati, a sentirne il nome cascano dalle nuvole. A Palazzo Isimbardi, a denti stretti, fanno sapere che c’è stata «una segnalazione del ministro». E insieme a Di Pietro, in effetti, Testa viene avvistato all’ultimo raduno di Italia dei valori, a Vasto, in ottobre. Tutto qui il curriculum?

Nato a Milano il 4 giugno 1952, residente a Praga in via Kolkovne 5/920 ma, ai fini societari, domiciliato a Cenate Sopra, un paesino della Bergamasca, Testa è un mistero. Inutile cercarlo sull’elenco telefonico di Cenate o di qualunque altra parte d’Italia. Non risulta nemmeno a Milano, anche se alla Camera di commercio è iscritta una srl, la Immobiliare Undulna, di cui è amministratore unico. capitale sociale 465 euro. Niente personale. Nessun telefono.

Nessun addetto, nessuna attività a Sassuolo anche per l’impresa individuale Tristano Testa, iscritta alla Camera di commercio di Modena nella categoria «procacciatori d’affari di legnami e materiali da costruzione»: cessata nel 1996.

Inattiva la Interconsulting srl, sempre a Sassuolo, «commercio all’ingrosso di materiali da costruzione», di cui Testa è amministratore fino al novembre 2005. Qualcosa fa la Erre Emme srl. Testa, che nessuno a Sassuolo conosce, ne è presidente: si occupa di «commercio all’ingrosso di macchine e attrezzature varie per l’industria, il commercio e la navigazione». Si sa che l’azienda «opera con l’estero».

Ma che c’entra questo con la Brebemi? Nulla. Né chiarisce la nomina il fatto che Testa sia stato fino al 2001 il direttore commerciale della Società impianti termoelettrici industriali di Marano Ticino (Novara), chiusa nel 2005; o che si sia trasferito da Sassuolo, via Casa Pifferi, a Praga, via Kolkovne. A fare cosa, poi? Forse a scommettere sullo sviluppo immobiliare dell’Est Europa?

Lo fanno in tanti. E anche Di Pietro ha confidato ai più intimi di aver comprato «terreni in Bulgaria». Ci è andato la prima volta nell’aprile 2002, da eurodeputato, in una missione politico-commerciale organizzata da un gruppo operativo dell’Idv di Cremona, Gemme d’Italia. Obiettivo: ottenere l’apertura, fra tante riunioni politiche, di due sezioni dell’associazione Amo (affiliata a Gemme d’Italia) per le adozioni internazionali. Una sede a Sofia, una a Varna.

Ed ecco, alla fine del 2002 un certo Tristano Testa arriva a Varna, città turistica sul Mar Nero in pieno boom edilizio, e costituisce la Suko, un’immobiliare di diritto bulgaro con sede legale in via Vardar 5 e uffici in via Graf Ignatiev 17. È una piccola srl, con l’equivalente di 2.500 euro come capitale sociale. Un solo dipendente nel 2006. Testa, proprietario al 50 per cento, ne è l’amministratore. Il resto? È nelle mani di Antonio Di Pietro, «ministro finanziario precedente di Italia», come attesta l’indagine commerciale richiesta a Sofia da Panorama.

Dal giorno della registrazione della Suko al tribunale di Varna, il 28 dicembre 2002, sono passati 5 anni. Di Pietro è diventato ministro alle Infrastrutture. Il 19 febbraio 2007 ha firmato, insieme a Roberto Formigoni, l’atto costitutivo della Cal.

La Cal, il 26 marzo, ha firmato la contestata convenzione con la Brebemi spa, che lo stesso 26 marzo ha insediato il nuovo consiglio. Tristano Testa ha un posto in prima fila. Un semplice caso di omonimia? A questo mondo tutto è possibile. Ma vallo a spiegare a Bruxelles, il 4 dicembre.(Laura Maragnani)

Panorama, 29.11.2007