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RASSEGNA STAMPA
n. 1226
del 22/02/2008
«FONDI USATI PER SCOPI PERSONALI»
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Ecco l’atto d’accusa di Mario Di Domenico, ex segretario dell’Idv, presente nel fascicolo del pm. Il (non più) fedelissimo del ministro delle Infrastrutture rifà la storia dell’Italia dei Valori partendo dal 2001 quando il neo partito incassò il riconoscimento al finanziamento pubblico.

«A quel punto gli screzi fra il sottoscritto e gli altri due, solo due! (Di Pietro e la tesoriera Mura, ndr) si incrementarono notevolmente: la gestione del fondo comune non veniva rendicontata a dovere, le quote alle autonomie regionali del partito Idv non venivano condivise come da accordi (...)».

IL FONDO CONTESO

«Seguirono poi non poche diversità di vedute, prese di posizione e distanze tra i soci fondatori della associazione “Lista Di Pietro”-“Italia dei Valori”. Soprattutto riguardo la - non proprio - trasparente gestione del patrimonio o fondo comune dell’associazione stessa. La gestione di detto fondo comune Idv, alimentata soltanto ex lege dalla quota di finanziamento pubblico ai partiti, era rimasta assolutamente incontrollata e nell’esclusiva disponibilità di fatto dell’onorevole Di Pietro (presidente dell’Idv) e materialmente dalla sua sodale Silvia Mura (tesoriera e rappresentante legale dell’Idv). Ai disappunti loro manifestati dal sottoscritto, seguì un balletto a due, nel condiviso abbraccio tra il presidente ed il rappresentante legale dell’Idv del sotteso tentativo di estromettermi da ogni incidenza decisionale al riguardo (...)».

GLI «SCOPI PERSONALI»

«Così ho fatto richiesta di visionare tutte le scritture contabili, giustificazioni di spesa, disponibilità e determinazioni sul fondo comune Idv, ricevendone risposta negativa dal Tesoriere (...). Ho diffidato il Presidente dall’ulteriore uso ingiustificato del fondo comune costituito soprattutto col “contributo statale ai partiti politici” e non alle persone, con evidente raggiro nell’erario (...)». Insomma, «si ravvisava la violazione sistematica dello scopo associativo in balia totale del totalitarismo personale, prevaricatore degli altrui diritti in dispregio dei principi costituzionali per la soluzione di riservati scopi personali per il tramite dell’associazione Idv, peraltro beneficiata dal pubblico contributo dello Stato (...)».

CACCIA AL TESORO

«Riguardo al rischio di spoliazione o diminuzione delle garanzie patrimoniali, anche nell’implicita criticità della democrazia interna, l’on. Giulietto Chiesa dell’Idv non solo ha dichiarato la propria incompatibilità con siffatta attività interna all’Idv ma ancor più gravemente ha denunciato l’insofferenza verso il malevolo tentativo dell’on. Di Pietro di gestione privata della quota di finanziamento pubblico elettorale del partito politico Idv (...). Poi reiterava le accuse contro le intenzioni di Di Pietro di voler tenere per sé il “malloppo” nonostante la gestione sceleris, e disse che avrebbe desiderato che quei finanziamenti fossero adoperati per il partito Idv quand’invece Di Pietro “se li tiene per sé e li gestisce in maniera assolutamente discutibile”».

PRESTITI FATTI IN CASA

«Con riguardo alla perplessa e provata gestione arbitraria del fondo comune Idv (...) nella relazione sulla gestione Idv, allegata al bilancio di esercizio anno 2002, risulta il prestito personale effettuato da Antonio Di Pietro al partito e l’integrale restituzione delle somme da parte della tesoriera Silvana Mura. Nel bilancio 2003 risulta altro prestito personale, da tal (...), marito della tesoriera Silvia Mura, puntualmente onorato della restituzione da parte della tesoriera e nella nota integrativa al rendiconto 31.12.2003 “immobilizzazioni finanziarie pari a 1.100.000,00 costituite da titoli a reddito fisso”, investimento di cui il sottoscritto non è mai stato messo al corrente così come nessun altro dei simpatizzanti (...). Nel bilancio di esercizio 2001 non risulta invece la somma di 50 milioni di vecchie lire consegnata dal ricorrente alla Tesoreria per la causa del nascente partito Idv».

SOTTERFUGI DI CASSA

«È il caso di rilevare, in questo contesto di false illazioni e spiccioli sotterfugi di cassa, il fondato timore del pericolum che deriva dalla dichiarazione dell’on. Di Pietro di esser pronto a confluire entro qualsiasi altra organizzazione associativa con l’on. Romano Prodi non solo per gli effetti conseguenti all’integrità della garanzia del Fondo comune Idv ma soprattutto perché tale possibilità è concretamente sostenuta dalla disposizione sceleris dell’articolo 16 dello Statuto-Idv in forza del quale egli può autonomamente determinare quanto desiderato. La scaltrezza giuridica si evince, però, dall’articolo 12 che prevede, in caso di eventuale “scioglimento dell’associazione - contrariamente al precetto normativo della Legge 662/96 - che il Presidente fondatore, ovvero la Direzione nazionale, decidono sulla destinazione del patrimonio residuo”».

il Giornale, 22.02.2008