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EDITORIALI E COMUNICATI
n. 1263
del 27/10/2004
VARIANTE MARIANI: PACTA SERVANDA SUNT
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Intervento inviato alle redazioni giornalistiche locali

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Con amarezza ho assistito al dibattito generatosi in merito all’approvazione, in consiglio comunale, della variante al Prg, la cosiddetta “Variante Mariani” modifica della precedente variante urbanistica stilata dall’allora assessore Tommaso Riccoboni. Amarezza e sconforto per le modalità con le quali si è poi giunti al voto di approvazione finale, dopo una sequela di “stop and go” frutto di pubblici litigi, accuse, incomprensioni, muro contro muro, ricatti, ultimatum, prese di posizione, ripensamenti, che hanno così evidenziato, agli elettori, i limiti od i difetti dell’attuale maggioranza politica di centrosinistra. Ed errore politico ancora più grave, si è concessa un’occasione di ampia visibilità ad una opposizione che si è ispirata a Collodi.

E’ innegabile che la variante Mariani, per come Legambiente riferisce, riduce di soli 500 mila metri cubi, i 2 milioni e mezzo di metri cubi già previsti dalla precedente variante Riccoboni, non realizzando un sistema organico del verde cittadino, ma è anche vero che la recente approvazione della variante Mariani evita che la Giunta Regionale possa, in mancanza di novità, approvare l’originale proposta Riccoboni; inoltre essa consente così di riprendere da zero l’iter dell’approvazione. E’ vero anche che la proroga concessa, dalla Regione, fino al 28 febbraio, avrebbe offerto, all’attuale maggioranza, la possibilità di riflettere in modo più collegiale ed approfondito; analoga opportunità di riflessione poteva nascere grazie alla nuova legge regionale urbanistica n° 11 che, dal 1 gennaio 2005, consentirà il principio della “compensazione”, cioè la possibilità, per il privato, di esportare i metri cubi concessigli, su altro terreno potendo così liberare le attuali aree verdi.

Il programma elettorale del centrosinistra, della recente campagna elettorale, a pagina 20, parla di “salvaguardia di quel che resta dei cunei verdi”, otto aree verdi, frutto dell’idea originale di Luigi Piccinato, urbanista degli anni ’50, che così facendo metteva in comunicazione la città con le vaste aree agricole limitrofe, base per un articolato sistema del verde urbano. Dobbiamo constatare che esse saranno invece intaccate sia per indici di edificabilità che per superfici destinate al verde urbano. Il parco del “Basso Isonzo” mantiene gli indici così stabiliti dalla giunta Destro, riducendo a meno di un quarto quanto destinato ad area verde dalla variante del 1961.

Gianni Belloni, in una nota apparsa pochi giorni fa, sulle pagine de “Il Mattino”, affermava, che il “triciclo”, in tale occasione, “ha deciso di misurare la propria forza e compattezza vincendo, volendo così dimostrare la propria autosufficienza” rispetto agli altri partiti della vincente coalizione di centrosinistra. Ecco, credo che questo sia il vero problema, un problema più politico che tecnico, più di metodo che di contenuti, un atteggiamento prevaricatore che mina l’unità della coalizione.

Circa il voto d’astensione assunto in consiglio da PRC e Verdi, si parla di un sicuro equivoco di fondo. Ma, domandiamoci, che cos’è un equivoco se non il frutto di un difetto di comunicazione? Se non il frutto di una mancanza di attenzione, di un’assenza di dialogo, di una incapacità di spiegare le proprie ragioni, di una difficoltà nel saper coinvolgere per produrre sintesi d’opinioni?

I fatti ne sono la prova. Vero è che fin dal 30/7 all’assessore Mariani era stato richiesto, in sede di maggioranza, sul tema, un confronto, poi rimandato al 24/9 per ottenere poi i dati solo il giorno 8/10. In questi primi mesi di amministrazione Zanonato, l’argomento non è stato oggetto di comune riflessione tra i partiti, tra la giunta ed i consiglieri di maggioranza, tra la giunta ed i quartieri. I Presidenti dei quartieri hanno avuto solo tre giorni per esprimere un parere, tempo insufficiente per una approfondita analisi. Solo alcuni partiti hanno deciso. Come dice Belloni “un disegno politico basato su una esibizione di forza”, la forza dei numeri.

L’argomento non è stato nemmeno oggetto di riflessione al tavolo dei partiti della coalizione, assise mai più convocata dal giorno delle elezioni.

La nostra amarezza e contrarietà quindi non nascono da una posizione ideologica o radicale; libere dal laccio ideologico, le nostre idee sono solo il frutto di un agire politico finalizzato al servizio del libero cittadino. Il tradire parole chiave della campagna elettorale quali “partecipazione, dialogo, coinvolgimento”, venendo meno a quell’unità dei partiti del centrosinistra, più volte richiesta dal suo elettorato, costituisce una grave mancanza nei confronti degli elettori. Dicevano “uniti per vincere”, sono poi stati “tutti uniti nella vittoria” ma poi non è stato più necessario essere “uniti per amministrare”. E su queste posizioni, più di una volta, nel passato, ci si è giocata la vittoria finale.

Armando Della Bella - Coordinatore di Cittadini Attivi