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RASSEGNA STAMPA
n. 1424
del 11/01/2009 LE RELAZIONI PERICOLOSE DEL FIGLIO DI DI PIETRO
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Rapporti stretti e favori dal capo delle opere pubbliche della Campania... ___________________________________________________________________________ NAPOLI - Alfredo Romeo e il Global Service del comune di Napoli, le carte che arriveranno a Roma, a piazzale Clodio, e le scosse che annunciano possibili terremoti nella Capitale. Renzo Lusetti e l'immobiliarista Romeo chiamano in causa Francesco Rutelli e la giunta Veltroni. Ma c'è anche Italo Bocchino, Pdl, che si dà daffare per organizzare incontri tra Romeo e Gianfranco Fini. Come quando, il 13 agosto scorso, Bocchino dice all'amico immobiliarista: «Io ho organizzato una colazione con Gianfranco». E Romeo: «E' utile farla». Sempre Bocchino, in un'altra conversazione, comunica a Romeo che «Ferruccio Ferrante e Andrea Ronchi ti mandano tutti i saluti...». Sono seimila le pagine depositate dalla Procura di Napoli per il Tribunale del Riesame. Scampoli di telefonate sepolte nei faldoni, come le tre tra Romeo e la presidenza di Santa Lucia, insomma Antonio Bassolino e il suo staff (Edoardo Cicelyn). O innocenti conversazioni tra l'ex Re Mida Alfredo Romeo e Ciriaco De Mita. E ancora quella di Romeo con l'assessore del comune di Napoli Ferdinando Di Mezza, nella quale si accenna a un intervento di «Francesco» (Rutelli) su «Zillotta», anzi «Insolotta», anzi ancora «Danzillotta, Anzillotta», per dire Linda Lanzillotta, all'epoca (siamo al 21 maggio del 2007) ministro per gli Affari regionali del governo Prodi, perché evidentemente si dia da fare. In quella telefonata Di Mezza spiega: «Su tutta quella vicenda il governo pare che va avanti, io so anche un poco perché Francesco è stato preso un poco in contropiede e ha dato l'incarico alla "Zillotta" di seguire un po' la vicenda... io so che Francesco ha posto il problema che Lanzillotta deve stare nella partita...». Si preoccupa Romeo, che precisa: «In condizioni dell'Anzillotta di emendare tutto quello che è stato fatto da Di Pietro...». Nelle carte depositate c'è anche il «giallo» del rapporto dei carabinieri di Caserta che attribuiscono all'ex assessore all'urbanistica della giunta Veltroni di Roma, Roberto Morassut, telefonate con Alfredo Romeo che in realtà l'ordinanza di custodia cautelare attribuisce - nel capitolo dedicato al Piano casa del comune di Napoli, della Regione Campania e di Roma - a un altro Roberto, Roberto Mostacci, direttore generale del Cresme Ricerche Spa. E questo equivoco, lapsus, errore avrà degli strascichi processuali. Viene però da chiedersi perché è uscito il nome di Roberto Morassut. Mautone il volano C'è un nuovo scenario che emerge dall'inchiesta napoletana, un nuovo terremoto che si annuncia e che ha come suo epicentro il Provveditorato regionale (Campania e Molise) alle Opere pubbliche. E come protagonista Mario Mautone, provveditore defenestrato quando il ministro alle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, si accorge, viene a sapere da qualche talpa amica che Mautone è sotto inchiesta. Diciamo subito che questo filone di indagini è ancora in corso, ed è facile immaginare che vi saranno clamorosi esiti processuali perché si intuiscono diversi episodi di corruzione. Lasciamo la parola alla Procura di Napoli: «Dall'ascolto delle conversazioni registrate sull'utenza cellulare in uso a Mario Mautone, è emerso da subito e in modo inequivocabile un quadro generale nel quale il provveditore alle opere pubbliche risulta essere al centro di un sistema di potere molto forte e costituisce il "volano" di una serie di raccomandazioni in tutti i settori pubblici, in particolare in quello degli appalti delle opere pubbliche. Mautone, forte del suo ruolo istituzionale, in maniera sistematica smista l'enorme potere di cui dispone per favorire in maniera trasversale qualunque componente politica e/o istituzionale ne faccia richiesta accogliendo in particolare tutte quelle istanze che gli vengono rivolte per favorire imprese e/o professionisti vicine al potere istituzionale richiedente». Le intercettazioni telefoniche hanno svelato agli inquirenti la rete di rapporti istituzionali del Provveditore. In alcune conversazioni con una serie di esponenti politici «vengono segnalate imprese amiche nell'assegnazione di lavori pubblici». Solo un elenco di personalità, così come riportato nelle carte della Procura: Pietro Diodato, consigliere regionale della Campania, An; Nicandro Ottaviano, consigliere regionale del Molise, Idv; Francesco Manzi, consigliere regionale della Campania, Idv; Gennaro Coronella, senatore, An; Nello Di Nardo, ex onorevole e (attualmente) alla segreteria del ministero delle Infrastrutture; Americo Porfidia, sindaco di Recale, Idv; Monsignor Ugo Dovere, Curia di Napoli; Aniello Formisano, senatore Idv. Il ricatto a Di Pietro Cristiano Di Pietro, consigliere provinciale a Campobasso per Italia dei Valori, parla varie volte con Mario Mautone. «I contatti tra i due che - sostiene la Procura - potrebbero rientrare nell'ambito dei ruoli istituzionali ricoperti, hanno assunto nel corso delle indagini un contenuto alquanto ambiguo. In particolare sono state acquisite una serie di intercettazioni nel corso delle quali Cristiano Di Pietro chiede al Provveditore Mautone alcuni interventi di "cortesia" quali: affidare incarichi a persone da lui segnalate anche al di fuori degli ambiti di competenza istituzionale («Io ho un amico però è ingegnere che sta a Bologna - dice Cristiano a Mautone - volevo sapere se su Bologna c'era la possibilità di trovargli qualche cosa»); affidare incarichi ad architetti da lui indicati e sollecitati anche da Nello Di Nardo; interessi di Cristiano Di Pietro in alcuni appalti e su alcuni fornitori». Ovviamente il provveditore Mautone esaudisce i desiderata del figlio del suo ministro di riferimento. Ma all'improvviso, siamo nel luglio del 2007, Cristiano si rifiuta di parlare al telefono con il provveditore, che a un suo interlocutore dice: «Cristiano ha paura di parlare al telefono». Il senatore Aniello Formisano spiega a suo cugino che «lo ha chiamato Antonio (Di Pietro) che gli ha espresso desiderio di parlare due minuti "da soli"». C'è una curiosa conferma di questa rappresentazione dei fatti «ambigui» del figlio dell'ex ministro Di Pietro. Un collaboratore di Mautone, Alessio Venuta, chiede consigli al suo Provveditore, «in quanto c'è stata una riunione politica nel corso della quale il padre (Antonio Di Pietro) avrebbe espresso un "veto totale su Cristiano" il quale di queste cose (assegnazioni appalti) non si deve proprio interessare. Venuta si dice imbarazzato poiché "prende le botte a destra e a sinistra" (contrasto tra le decisioni del padre e le richieste del figlio di Di Pietro)». Secondo la Procura, il 29 luglio del 2007 potrebbe esserci stata «qualche fuga di notizia», al seguito della quale il provveditore Mautone viene trasferito, Cristiano Di Pietro non parlerà mai più al telefono con Mautone, il ministro Di Pietro chiede di parlare di persona con il senatore Nello Formisano (Idv), sempre Di Pietro senior chiede ai suoi collaboratori di tenere fuori il figlio poiché «ritenuto troppo esposto». E a questo punto Mario Mautone tenta il «ricatto» contro Di Pietro junior, premendo perché intervenga sul padre per non farlo trasferire. E' la moglie che spinge il provveditore a ricattare i Di Pietro: «Tu non ti devi muove da Napoli. Il potere che tieni qua non lo puoi tenere a Roma. Buttala sul ricatto del figlio che è l'unico sistema». Mautone ne parla anche con il sindaco di Recale, Amerigo Porfidia, Idv: «Mi devo rivolgere a Cristiano?». «No - gli risponde Porfidia - il padre non lo tiene molto in considerazione il figlio». Il provveditore: «Deve essere una posizione di voi politici a sostenermi. Noi abbiamo tante cose avviate insieme... come si fa. Poi è vero che è l'interesse mio, ma l'interesse è di tutti». Nulla da fare, Mautone viene trasferito a Roma. Gli amici di Mautone Agli atti dell'inchiesta, il provveditore può contare su diverse sponde alla Corte dei Conti, ha rapporti con il «Presidente Sancetta», «che gli chiede di inserire una funzionaria (dottoressa Montecuollo) in qualche commissione di collaudo». E con il «Presidente del Grosso» che rassicura Mautone che «quella cosa quando arriverà a lui, non ci saranno problemi». E «il Presidente Salvatore Staro», sempre della Corte dei Conti. E poi rapporti con il consigliere comunale di Napoli (Diego Venanzoni, Udeur), e se serve anche con ambienti di pregiudicati (definiti "gente di mezzo alla strada") per far revocare (con successo) «una denuncia penale nei confronti del figlio Francesco da parte di uno dei soci della catena della ristorazione "Fratelli La Bufala"». C'è un capitoletto dedicato a Monsignor Ugo Dovere, Curia di Napoli. Il monsignore, siamo al 16 luglio del 2007, informa il provveditore alle opere pubbliche che è appena stato alla Regione Campania, dove «stanno preparando un protocollo d'intesa sul Centro Storico da 200 milioni di euro, al quale hanno chiesto al Cardinale di partecipare per conto dell'Arcidiocesi». Sempre il monsignore spiega che come partners sono stati previsti «il ministero dei Beni culturali e dell'Università e della ricerca scientifica affidando la cabina di regia al Comune di Napoli e all'onorevole Isaia Sales». Il Monsignore «ipotizza che il Ministero delle Infrastrutture e il Provveditorato alle Opere pubbliche possano essere rimasti fuori da un "progetto politico" relativo all'asse Bassolino-Rutelli ipotizzando l'esclusione del Ministero delle Infrastrutture con il fatto che Di Pietro è rimasto fuori dal costituente Partito democratico». L'esponente della Curia chiarisce a Mautone di aver sollevato il problema nel corso della riunione. E si commiata così: «Veda un po' lei... non le mancano i modi....». (Guido Ruotolo) La Stampa, 23.12.2008 |