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RASSEGNA STAMPA
n. 1438
del 22/01/2009
APPALTOPOLI, INDAGATO IL FIGLIO DI DI PIETRO - IL LEADER DELL'IDV PER 4 ORE DAI PM
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NAPOLI (15 gennaio) - «Ho chiesto alla Procura di indagare e la Procura doverosamente dovrà indagare, senza alcun riguardo per nessuno. Non vogliamo che ci sia alcuna riserva nei confronti di parenti e figli compresi ed esponenti di partito». Lo ha detto il leader dell'Idv Antonio Di Pietro parlando con i giornalisti all'uscita della Procura di Napoli dove ha reso dichiarazioni ai pm che indagano sugli appalti a Napoli.

Ecco perchè Mautone fu trasferito. Decine di persone sono state trasferite da una sede all'altra insieme con Mautone. Quindi «bisogna parlare dei trasferimenti non del trasferimento». E «i fatti che ho messo a disposizione hanno trovato riscontro formidabile dalla lettura incrociata delle intercettazioni telefoniche». Secondo una iniziale ipotesi investigativa il trasferimento di Mautone era in relazione alla fuga di notizie sulle indagini in corso. Una circostanza che è stata invece chiarita stasera - come hanno sottolineato fonti della Procura - da Di Pietro nel corso delle dichiarazioni ai pm. «Ho messo in condizione la Procura della Repubblica, carte e documenti alla mano, di ricostruire le ragioni per cui responsabilmente e doverosamente, nell' estate 2007, l' ingegner Mautone insieme con altre decine di persone in un grappolo di provvedimenti unitari sono stati trasferiti dalle loro sedi in altre sedi. O al ministero o altri provveditorati. Evidentemente si erano verificati fatti e circostanze per cui abbiamo ritenuto necessario al ministero, non solo io ma anche gli altri ministri che avevano interesse a controfirmare questi atti, a fare tutto ciò». «Sono fatti che devo dire e sono anche rimasto molto orgoglioso del lavoro che ho fatto, hanno trovato un riscontro formidabile dalla lettura incrociata dei documenti da me presentati e dalla lettura delle intercettazioni telefoniche. Sull'esistenza del cosiddetto sistema Romeo, Di Pietro dopo aver precisato che «c'è il segreto istruttorio», ha affermato: «Credo che sia limitativo pensare che ci sia un solo sistema Romeo. La procura sta indagando su mille questioni e alla fine si tireranno le somme».

I pm: «Incontro molto soddisfacente». Il trasferimento dell'ex provveditore delle opere pubbliche di Campania e Molise, Mario Mautone, non sarebbe stato deciso dall'allora ministro alle Infrastrutture Antonio Di Pietro in seguito a una fuga di notizie sull'indagine che coinvolge il funzionario. La circostanza, secondo quando si è appreso, è stata chiarita oggi «documentalmente» dallo stesso Di Pietro durante le dichiarazioni rese ai pm. I magistrati giudicano il colloquio con Di Pietro «molto soddisfacente». Lo spostamento di Mautone sarebbe rientrato in un pacchetto di trasferimenti deciso dal ministero per motivi d'ufficio.

«L'indagine a Napoli non riguarda mio figlio. Riguarda una vicenda grossissima: vi prego di non trasformare uno stuzzicadenti in una trave e la trave in una pagliuzza». Così Antonio Di Pietro sul presunto coinvolgimento del figlio Cristiano nell'inchiesta sugli appalti. Di Pietro ha sottolineato di aver «interesse» a che si facciano indagini, «per differenziare i comportamenti corretti da quelli scorretti». Di Pietro ha poi sostenuto di non sapere se il figlio sia stato iscritto nel registro degli indagati: «A prescindere se sia stato o no, le conseguenze sono le stesse, nel senso che bisogna indagare. Chiedo una indagine a tutela dopo la mia richiesta formale».

Ma il figlio risulterebbe indagato. Cristiano Di Pietro, figlio del leader dell'Italia dei Valori, risulta iscritto nel registro degli indagati della Procura di Napoli nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti. Lo si è appreso da fonti di palazzo di giustizia. Le stesse fonti hanno precisato che l'iscrizione è stata fatta «come atto dovuto» per il proseguimento delle indagini.

«Sono orgoglioso, sia come cittadino, politico, come leader di partito, che come ex ministro, di aver dato il mio contributo per l'accertamento dei fatti, per la ricostruzione delle verità, per l'individuazione delle responsabilita». «Fatti e circostanze - ha aggiunto - che sono perfettamente in linea con quell'attività che da sempre ho portato avanti nelle istituzioni, nella lotta alla corruzione, nella ricerca della massima trasparenza ed efficienza nella gestione della cosa pubblica».

«Ho espresso anche l'auspicio del partito con i cui dirigenti mi sono incontrato prima di venire in Procura, affinchè questo ufficio - ha detto il leader dell'Idv - possa lavorare serenamente e proficuamente con tutti i mezzi che ha a disposizione ed affinchè coloro che hanno sporcato questo territorio possano essere assicurati alla giustizia».

Che idea si è fatto dell'inchiesta da ex pm?, gli è stato domandato: «L'idea che mi sono fatto, nel rispetto del segreto istruttorio, è che i magistrati ci mettono tutta la buona volontà con gli strumenti a loro disposizione in una realtà attuale che è un po' la conseguenza di «mani pulite». Per noi era più facile, all'epoca, scoprire i reati, perchè lo si faceva in modo più eclatante, oggi si ricorre molto spesso a mezzi leciti per fini illeciti».

«Credo che ai pm vada dato il massimo sostegno e la massima serenità nel loro lavoro, perchè quando ho visto quegli uffici pieni di faldoni per terra, stanze strapiene in cui non si riesce neanche a passare, il modo in cui devono lavorare, io credo che in un paese normale bisognerebbe citare a giudizio il ministero della Giustizia, con riferimento alla sicurezza e alla serenità del lavoro, perchè i magistrati lavorano in condizioni disagiate».

Antonio Di Pietro è stato sentito per circa quattro ore in Procura a Napoli, per rendere dichiarazioni nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti. L'ex ministro è stato ascoltato dai pm titolari dell'indagine Vincenzo D'Onofrio, Raffaello Falcone e Pierpaolo Filippelli. Tra gli argomenti affrontati nel corso della deposizione, il trasferimento deciso da Di Pietro, quando era ministro alle Infrastrutture, del provveditore alle opere pubbliche della Campania e del Molise Mario Mautone, arrestato poi nell'ambito dell'inchiesta sul «Global service» (un trasferimento che i magistrati ipotizzano sia in relazione con la diffusione delle notizie sull'indagine)

nonchè i rapporti emersi dalle intercettazioni telefoniche del figlio del leader dell'Idv, Cristiano Di Pietro, con lo stesso Mautone.

I fotoreporter in attesa davanti alla sede della procura di Napoli, sono stati fatti allontanare dalle forze dell'ordine prima dell'arrivo di Di Pietro. Gli agenti hanno spiegato che si tratta di una disposizione ad horas del procuratore generale. La decisione ha suscitato vibrate proteste da parte degli operatori dell'informazione. La decisione infatti non ha precedenti: nei giorni scorsi, tra l'altro, era stato consentito l'accesso ai fotografi ed operatori video anche in occasione dell'audizione del vice capo gruppo del Pdl, Italo Bocchino, ascoltato nell'ambito della stessa inchiesta. La decisione è stata adottata all'indomani, sempre da parte del pg, del divieto ai cronisti di portare il telefono cellulare nell'aula dove si celebra il processo per lo scandalo dei rifiuti.

Di Pietro disponibile a incontrare cronisti. Antonio Di Pietro si era detto disponibile a incontrare i giornalisti al termine del colloquio con i magistrati che indagano sugli appalti nel capoluogo campano. Di Pietro, raggiunto telefonicamente durante il viaggio, ha manifestato «sorpresa» per la decisione del pg di Napoli di far allontanare i fotoreporter dall'ingresso del palazzo della Procura.

L'inchiesta arriva in Sardegna. Un eccessivo ribasso del valore d'acquisto di alcuni edifici pubblici venduti a Cagliari e Oristano nell'ambito delle cartolarizzazioni dei beni dello Stato hanno fatto scattare una indagine della Guardia di Finanza che è confluita nelle Procure antimafia di Roma e Napoli. Al centro vi è l'attività dell'avvocato Alfredo Romeo, arrestato per gli appalti a Napoli. In particolare in Sardegna le fiamme gialle hanno indagato sulla vendita di alcuni edifici dell'Inpdap (che ospitavano la Corte dei Conti e ora la direzione provinciale del Tesoro), nel quartiere Monreale a Cagliari e due edifici a Oristano.

La vendita era stata curata dal Consorzio G6 Advisor il cui responsabile era l'avvocato Romeo. Ad insospettirsi fu la Procura della Corte dei Conti della Sardegna: 5.579 metri quadrati più 3.716 metri di pertinenze valutati 11,9 milioni euro vennero venduti, invece, per 3,6 milioni dopo vari ribassi d'asta ed accorpamenti con altri 23 immobili a Firenze, Roma, Caserta, S.Benedetto del Tronto e Brindisi. Il lotto aggregato venne aggiudicato all'unica partecipante, una società campana, la Immobilgest Real Estate Srl costituita dieci giorni prima della gara con un capitale sociale di 97 mila euro e che aveva comprato, nel 2004, però tutti i beni per 30 milioni. Beni poi rivalutati in successive vendite a altre società.

Il Mattno di Napoli, 15.01.2009