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RASSEGNA STAMPA
n. 1440
del 22/01/2009
ALL'ESTRO MONTA IL MALCONTENTO
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Italia dei valori C’è maretta per l’elezione, contesa, di un parlamentare. Ma anche per tessere e siti web. E c’è qualcuno che vuole più chiarezza sui conti

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In questi giorni nel partito di Antonio Di Pietro, l’Italia dei valori, molti hanno il mal di pancia. Ma la vera fronda arriva a sorpresa dagli emigrati. Un contrappasso per chi come Tonino a 21 anni partì con la valigia in mano per andare a fare il metalmeccanico in Germania. Anche per questo alle elezioni politiche del 2008 i connazionali in giro per l’Europa avevano premiato l’ex pm con 41.589 voti, regalandogli un parlamentare, l’italosvizzero Antonio Razzi. Adesso nel movimento estero è in atto una rivolta contro il presunto cesarismo della dirigenza romana del partito.

Nel 2007 i soci dell’Idv all’estero erano 273, di cui 155 in Svizzera (56,78 per cento) e 67 in Germania. Nel 2008 la débâcle: hanno rinnovato la tessera solo in 60, tra i quali 48 in Svizzera e uno in Germania. La causa dell’improvviso disamore da parte degli emigrati tedeschi? Probabilmente un gesto di protesta contro l’elezione di Razzi, sessantenne abruzzese, operaio tessile, che ha strappato il seggio parlamentare per soli 24 voti a Pasquale Vittorio (foto), pizzaiolo avellinese emigrato a Stoccarda, che nei mesi scorsi ha fatto ricorso alla giunta parlamentare per le elezioni. Nel 2006 era già stato battuto, sempre da Razzi, per un centinaio di voti.

Una guerra quella tra tedeschi e svizzeri che ha coinvolto la dirigenza italiana. Gabriele Cimadoro, cognato di Di Pietro, subito dopo l’elezione di Razzi gli ha chiesto di lasciare il posto a Vittorio. Di fronte al rifiuto dell’operaio, Cimadoro ha rilanciato: «Metà legislatura per uno». Con Panorama Razzi ammette: «È vero, mi hanno chiesto di dimettermi, ma io sono stato eletto dal popolo. Non lascerò mai il mio posto, possono mettersi il cuore in pace. Forse si vergognano del fatto che sono un operaio».

Probabilmente non è quello il problema, infatti il suo antagonista, Vittorio, è un pizzaiolo con licenza elementare. Ma il derby fra aspiranti deputati non è la sola complicazione. Come spiega Stevan Terzini, responsabile del tesseramento all’estero, «abbiamo l’impressione che Di Pietro si sia dimenticato di essere stato un emigrato, ci mette a disagio il suo totale disinteresse per le nostre esigenze». Non rivendicano contributi finanziari, «anche se Di Pietro nelle elezioni del 2006 e del 2008 grazie ai nostri voti ha incassato 500 mila euro». L’ammutinamento si estende sul web. In questi giorni sul loro news- group i responsabili dei dipietristi stranieri (gli europei, l’africano, l’argentino), attraverso una fitta corrispondenza riservata, stanno mettendo a punto la lettera da inviare al capo, per ottenere un incontro a Roma o a Milano il 7 marzo.

Fra le questioni sollevate c’è quella, molto sentita, del sito che «non sarebbe riconosciuto ufficialmente non cadendo sotto la giurisdizione della Casaleggio & friends», la società che realizza i siti di Di Pietro e di Beppe Grillo.

Su internet vengono sollevati molti altri problemi. Agli iscritti non arriverebbero neppure le tessere. Oreste Parlatano, dal Mozambico, sintetizza la situazione: «Il bastimento estero dell’Idv sta assomigliando sempre di più a una comica».

Luca Boscolo, rappresentante dei dipietristi del Regno Unito, e Vittorio nelle loro email lanciano sospetti sui bilanci esteri dell’Idv. Proprio Vittorio, il 12 gennaio, scrive al tesoriere, Enzo Valentini, domandandogli: «Perché non pubblichi su internet le entrate e le uscite del conto Idv estero?». Valentini replica stizzito: «Ti prego di non alimentare polemiche inutili e non veritiere all’interno del gruppo».

Panorama, 22.01.2009