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EDITORIALI E COMUNICATI
n. 1442
del 08/03/2009
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Caro Orlando,

avrei evitato di fare questa lettera formale di precisazioni, tanto è vero che ho lasciato correre per un po’ di tempo voci che mi riportavano inesattezze dichiarate durante le riunioni di vari esecutivi regionali o zonali di partito, in varie parti d’Italia, sul mio conto. Tuttavia all’ennesima telefonata e/o invio di posta elettronica, ho ritenuto che fosse doveroso fare per iscritto puntualizzazioni che possano chiarire, con la trasparenza che mi è congeniale, vari aspetti delle motivazioni della mia lotta politica e dell’appartenenza ultradecennale all’Italia dei Valori.

Non sarebbe necessario scrivere qui oggi queste specificazioni se la lettera fosse inviata solo alla tua persona, poiché tu sai benissimo chi sono, da quanti anni milito nel movimento dell’Italia dei Valori divenuto partito di recente. No, a te caro Leoluca Orlando, non ci sarebbe bisogno di spiegare nulla poiché sai benissimo tutto; alcune cose importanti tendo peraltro a rammentartele perché ti riguardano in maniera diretta e specificamente politica.

Se hai avuto la scortesia di scrivere la frase “Wanda Montanelli ha proposto causa per aver riconosciuto il diritto ad essere candidata ed eletta: mi sembra strano anche perché pare che non sia iscritta al nostro partito”, beh, una smentita la meriti e sarà talmente circostanziata da tenerla per memoria in altre occasioni in cui sgarbatezze del genere si possano ripetere.

Vedi Orlando, se lavoro da oltre dieci anni per Idv, ho inteso farlo per un partito con un suo programma, un suo statuto, un progetto sociale e politico senza mettere in conto la possibilità di dover un giorno spiegare cose scontate come il sapore dell’acqua di mare. Ma se un marinaio come te dice di non riconoscerlo è doveroso spiegare cos’é il gusto salato e contemporaneamente mandare l’informazione a tutti i nuovi simpatizzati del partito; anche a chi di recente, sicuramente sfornito di tessera Idv, è eletto in Parlamento senza che nessuno di noi per questo soffra di alcun turbamento. Ci si potrebbe inverosimilmente meravigliare del contrario perché sarebbe davvero insolito che tutti i quarantatrè eletti fossero iscritti in Idv. Avrei vinto la mia battaglia che intende portare in primo piano il valore di chi, specialmente tra le donne, si è speso per far crescere l’Italia dei Valori. Per gli eletti alle amministrative il concetto è più o meno simile e non lo ripeto, tranne per dire che un fiore all’occhiello può essere per ogni tipologia di elezioni, qualcosa di cui andare fieri, quando esso rappresenta un’eccezione ed è scelto in maniera concordata e democratica con gli aventi diritto (le/gli attiviste/i, le/gli iscritti/e, le/i dirigenti).

Quando tu Orlando nel 1999 passasti dalla tua “Rete” ai “Democratici” dove Antonio Di Pietro immise l’IdV, io (ma anche altri che ti assicuro sono numerosi) ero già presente da tempo in Italia dei Valori, e da quella data ad oggi ne ho tenuti tanti di posti in caldo a persone che sono andate e tornate dopo aver girato per molti lidi.

Con la passione civile che mi contraddistingue ho lavorato e collaborato con tanti dirigenti uomini e donne, e l’ho fatto dal Caccavale delle origini in Via del Corso, a Sandretti, Calò, Belisario, a Mura, alle varie responsabili, a tutti i dirigenti del Lazio, compreso l’ultimo arrivato Pedica; oltre a moltissimi altri che non elenco perché le tre o quattro pagine che seguono mi servono per esprimere concetti sconosciuti a molti che leggeranno questa mia.

E’ doveroso dare il senso di che cosa sia la vita di partito per le donne, e per me, che da persona con mentalità senza confini ho sperimentato sul mio tessuto vitale cosa sia il male del pregiudizio maschile nella conquista del potere.

Per fare un esempio. Oltre all’esperienza in sede nazionale, ho lavorato nella sede del Lazio e Federazione romana di Piazza Vittorio, quando era fatiscente, scrostata, persino sporca. Gli attivisti l’hanno ri-tinteggiata, ma era lo stesso brutta, e i giornalisti non venivano volentieri alle conferenze stampa che organizzavo per la dirigenza locale. Tuttavia era la nostra sede locale, cioè di tutti, con pari diritti e doveri e ci stavamo bene. Altro è invece recarsi in sedi come quella di Via Cicerone a Roma, o in quelle che sono uffici politici riservati e quasi privatistici, di cui un dirigente ne paga l’affitto.

Non ho niente contro nessuno, ma convieni con me che una persona non si senta libera a essere nel libro-fedeltà in contatto esclusivo di un esponente di partito?

Un conto è scegliere di portare avanti progetti con uno o un altro soggetto sulla base del valore dello stesso, dello spessore culturale, l’abilità politica, altro è essere obbligate perché la sede è sua e l’asservimento non si può evitare.

Dov’ é la libertà di fare politica per tutti, per il bene comune degli iscritti se si è ospiti in casa di qualcuno?

Per dirla in maniera più diretta: perché non avete mai accettato che vi fossero luoghi in cui le attiviste e gli attivisti potessero in maniera libera e incondizionata esprimere la loro attività politica? Da via del Corso in poi, e l’esperienza di piazza Vittorio successiva, la sana consuetudine di dare spazi e opportunità alle donne (ed uomini) del partito non si è più verificata. Eppure una di queste obbligazioni era nel documento-verbale, da te richiesto, dopo alla protesta corale delle donne a Vasto 2006.

So peraltro che in questi giorni si sono convocate riunioni per affrontare la questione da me sollevata sul diritto delle donne alle Pari Opportunità. Da dirigente nazionale del partito nell’incarico a tutti gli effetti, affermo che sarebbe doveroso iniziare questa presa di coscienza in mia presenza, dato che da me, e dalla Consulta femminile, parte la lagnanza che le cose non vanno. Dato che per questo ho fatto uno sciopero della fame riconosciuto nel suo valore politico da moltissima stampa in Europa, ed a livello istituzionale anche dal presidente della Repubblica Napolitano che mi ha scritto confermando l’impegno assunto sin dall’inizio del suo mandato per la promozione dei diritti alle pari opportunità. Il capo dello Stato ha voluto dare conferma di apprezzamento della mia lotta scrivendo testualmente: “ i valori per i quali si battono persone come Lei consapevoli dei diritti delle donne e coraggiose nel rivendicarli, promuoverli e difenderli, siano tenuti in primaria considerazione dalle istanze istituzionali politiche e sociali”.

Credo che la veridicità del mio intento politico mai messa in dubbio da autorevoli figure istituzionali come il presidente Prodi, il Presidente della Camera Bertinotti che mi scrisse durante il suo mandato, innumerevoli parlamentari, ed ora anche il presidente Napolitano, non possa essere svilita da atteggiamenti poco rispettosi che invece riscontro in taluni (pochi per fortuna) esponenti del mio stesso partito.

La volontà di cercare rimedi distorsivi alla questione messa in campo con molta chiarezza e legittimità può forse condurre a fare scelte errate come quella di creare alternative alla Consulta già esistente. Questo non è leale nei confronti di donne e uomini che in buona fede sono chiamati a compiere, forse a loro insaputa, scelte impostate sulla base di false informazioni.

Questa mia lettera perciò è rivolta anche a tutte le persone nuove del partito, per spiegare loro chi sono e quali sono i motivi della mia lotta politica tenuta volutamente celata o spiegata in maniera impropria.

Conseguente a quanto è stato più volte promesso dal presidente Antonio Di Pietro (anche con lettere autografe) e da te in occasioni pubbliche di riunioni, ritengo sia invece opportuno riprendere la questione dal punto in cui voi l’avete lasciata sospesa.

Credo sia illusoria la speranza di trovare donne disponibili a credere di poter edificare un nuovo luogo delle pari opportunità. Basta che guardino al risultato di 43 eletti e solo 4 donne (tra cui le cooptazioni) perché si rendano conto che ho ragione a fare le mie dimostrazioni con sciopero della fame e il resto delle azioni che si appellano al rispetto dei dettami costituzionali.

Di promesse non mantenute è piena la vicenda che riguarda le donne del partito dei Valori. Basta volersi documentare o chiedermi delucidazioni per poter facilmente dimostrare che in tutti questi anni le donne, nonostante le loro competenze e capacità, sono state tenute volutamente ai margini.

Non sarà utile alla elevatezza della politica questa operazione di emarginazione subdola della mia persona, nel ruolo di combattente per diritti delle donne, specie se la “Consulta ombra” che state cercando di istituire è invalidata dal conflitto di interesse, poiché mossa e promossa da uomini già ampiamente nel potere del partito, che temono la riuscita di istanze autonome e forti delle donne in piena coscienza e diritto.

Non so che cosa, tali soggetti politici in conflittualità con le istanze e diritti delle donne potrebbero promettere di altro.

A te Orlando basterebbe rammentare le promesse fatte a Vasto 2006 durante le proteste della Consulta femminile, quando ti impegnasti a farci ottenere tre obiettivi per l’anno europeo delle Pari Opportunità 2007; o quelle relative al Centro di cultura in Umbria dove la Consulta ti inviò un progetto di buona qualità (peraltro in questi giorni richiesto da docenti universitari che lo utilizzeranno in corsi di formazione) e tu lasciasti cadere la cosa. Salvo poi in dirittura d’arrivo scrivermi una richiesta urgente di divulgazione del Centro di Cultura. Cosa che naturalmente ho fatto, essendo abituata in tanti anni a dare senza mai recriminare.

Come sempre faccio, ho dato una mano, parlato, divulgato e usato i siti che curo e le mailing list per mandare in giro il tuo invito. Tutto è prassi per me nella finalità della crescita del partito e cito queste occasioni di scambio relazionale per far comprendere come sia diverso il comportamento tra te e me, tra voi e noi. Intendendo comprendere nel pronome “voi” tutte le persone abituate ad usare il potere in rapporti di forza e in finalità di conquista che puntano all’unico scopo senza riconoscere nulla e nessuno al di fuori dello stesso.

Al Presidente Antonio Di Pietro basterebbe rammentare tutte le volte che ha scritto o dichiarato buone intenzioni sulla questione donne, o in coda di situazioni pressanti, come spesso fa, ha pubblicamente detto frasi del tipo “le donne ci sono, sono capaci, devono essere rivalutate, faccio ammenda…” e cose del genere pronunciate in assemblee, o in coda a Vasto 2006 tra uno scrosciare di applausi; e in questi tempi spesso in chiusura di assemblee post-elettorali con parole del tipo: “Bisogna affrontare il problema delle donne che la Montanelli ha posto in evidenza…pensaci tu…”rivolto magari all’ultima arrivata.

Credo invece che se il problema è sollevato dalla Montanelli, con azioni positive, progetti, richieste precise, sia doveroso chiamarla, riunirsi intorno ad un tavolo, o in una pubblica assemblea, e con la stessa dimostrare di volerlo risolvere.

Tutte le altre strade sono evidentemente solo azioni distraenti per tenere la questione al guado perenne, o per addomesticarla.

Non ce ne sarebbe bisogno perché tu Orlando lo sai bene e rammenterai le frasi scritte sui miei documenti ufficiali, le parole che ti ho detto in più occasioni, o i messaggi in sms (me lo hai suggerito tu di scriverti messaggi quanto trovavo il telefono chiuso), ma poiché intendo mandare ai nuovi che non mi conoscono questa lettera, metto in chiaro quale sia l’oggetto dei miei reclami.

In tutto il tempo del mio impegno politico mai ho rivolto nessuna istanza che presentasse richieste a mio esclusivo beneficio. Tanto è vero che anche nella lettera che allego del 17 febbraio 2008, indirizzata al Presidente Di Pietro, scrivo di “sette magnifiche donne”, poi riportate dall’Ansa e altra stampa.

(http://www.consultadonneidv.antoniodipietro.it/CdD/comunicati/2008/perco.htm). Certo ho chiesto sette donne in testa di lista. perché la previsione più rosea (il voto utile ci ha premiato oltre le aspettative) era sui venti-venticinque parlamentari eletti, ma per un risultato di 43 parlamentari ne avrei chiesto almeno 15 .

E’ mio dovere chiedere. L’ho sempre fatto in funzione del ruolo, confidando nella buonafede dei vertici del partito con l’intento di premiare le competenze delle donne e fornire una risposta alle loro aspettative. L’ho fatto in maniera instancabile, e lo faccio oggi, anche perché ogni richiesta da voi rifiutata dà la misura della discriminazione e dell’usa e getta perpetrato nei confronti di validissime risorse umane, nell’arco di molti anni

Con me però l’usa e getta non funziona, caro Leoluca perché tesaurizzo tutto. Anche questa amara esperienza. Ogni calice va bevuto fino in fondo per saperne dire, ed oggi posso raccontarla questa indegna storia, dal DNA del tessuto politico che ci ha visto crescere con un’idea di libertà nell’espressione e nella realizzazione politica. Storia che si è rivelata diversa da come la intendevamo in partenza. La casa ideale è dimostratamente oggi una angusta prigione le cui chiavi hanno poche persone, ed è abitata da altre che ignorano (ma lo sto raccontando anche a loro) che ogni mattone messo uno sull’altro dell’edificio che ha il nome di Italia dei Valori, è ancora umido del sudore di chi quelle pareti quel tetto lo hanno costruito con enormi sacrifici.

Vedi Orlando, tu non puoi dire una frase buttata lì come un sasso nello stagno al solo scopo di intorbidire le acque. Con me non funziona. “Wanda Montanelli - hai scritto - ha proposto causa per aver riconosciuto il diritto ad essere candidata ed eletta: mi sembra strano anche perché pare che non sia iscritta al nostro partito”.

Stabiliamo che il mio posto al sole non è in discussione. Se di questo si fosse trattato avrei già da un pezzo risolto. Tanto è dimostrato ed è dimostrabile con atti e documenti.

Seggi parlamentari me ne sono stati offerti. Non puoi impunemente dichiarare “Wanda Montanelli ha proposto causa per aver riconosciuto il diritto ad essere candidata ed eletta”. E’ un falso storico. Sai che i documenti ormai patrimonio comune di stampa e blog danno indicazioni plurali di “donne del partito” perché la mia prima e più cocente umiliazione è di essere stata presa in giro da voi, nel mio ruolo di referente delle donne. Non avrei mai voluto andare in Parlamento da sola perché sono convinta che con un gruppo coeso e abile e scelto (certo scelto da noi donne stesse per meriti non per il colore delle iridi) avremmo potuto essere vincenti per un buon lavoro da portare avanti.

Io posso dire che è un falso storico perché con i miei documenti è facile dimostrare la verità. Tu quali carte hai per dar prova del contrario?

La seconda parte della tua dichiarazione è: “pare che non sia iscritta al nostro partito”...

Quante inesattezze in una piccola frase!

Quando scrivi “il nostro” non so come leggere e interpretare l’aggettivo possessivo pronunciato da chi come te non era nel “mio” e “nostro” partito nel 2008 quando è nato, e non c’era più quando i Democratici e Idv si scissero; come non c’era più quando con Tex Willer (Bordon) , Parisi Rutelli, e altri, andaste a fondare la Margherita.

Mi suona strano leggere “il nostro” da chi giustamente e per sua scelta è andato ed è tornato; poi riapprodato in Idv ha trovato luoghi accoglienti e stanze calde che altri hanno provveduto a mantenere temperate.

Cosa credi che abbiamo pensato mentre tu eri lontano da noi? In attesa del ritorno a casa di Ulisse come tutte le brave donnine che solo a questo servono forse abbiamo avuto pensieri del tipo: “Teniamo in caldo il posto a Leoluca Orlando affinché dopo aver vagato per altri lidi possa tornare a casa, trovare la collocazione che si aspetta, essere riaccolto lui e le sue persone, divenire portavoce e un giorno scrivere a Roberto Nacci: “Wanda Montanelli ha proposto causa per aver riconosciuto il diritto ad essere candidata ed eletta: mi sembra strano anche perché pare che non sia iscritta al nostro partito”.

Beh….è elevato il senso dello humour del portavoce di Italia dei Valori.

Forse è solo un sasso nello stagno per confondere un po’ le acque. O può darsi una frase buttata lì tanto per rispondere qualcosa, ed io me la prendo perché sono suscettibile. Ma capita alle donne…

Mettiamo che sia vera l’ipotesi più ordinaria, cioè la frase buttata lì, ti chiedo, in una risposta altrettanto banale: “Tu sei sicuro di essere iscritto altrettanto quanto me? E Pedica è iscritto altrettanto quanto me? E come fa ad essere iscritto se gli manca la produzione cartacea di tessere?”

Aggiungo: “Sai di quante persone conservo le tessere insieme alle mie?”. Non lo sai perché temo non ci siano memorie in elenco. Forse il buon Pedica ignora persino che esistono attivisti di zona, circoli di zona. E nel caso lo ignorasse? E se se non ci fossero memorie scritte “di chi è iscritto” (perdona il bisticcio verbale) come fate a stabilire, ipotizzare, sperare, che io non abbia le tessere?

Non fatevi illusioni. Ce le ho.

Ma rifletto anche su che importanza vanno ad assumere nonostante dieci anni di vita e migliaia di documenti sul buon lavoro svolto dalle donne e dalla loro referente nazionale, i piccoli cartoncini annuali di iscrizione.

Non ci avevo mai badato. Ora però li metterò in cassaforte.

Nell’attesa delle verifiche, sempre disponibile a darne, mi piace chiudere con una nota di speranza e dire a te e tutti i lettori di questa lunga lettera, che ancora si può aprirne le finestre per fare entrare luce ed aria fresca, democrazia e diritti, nell’Idv. Idee e verità di donne e uomini. Senza preconcetti. Valori e valore delle persone che in questo progetto ci hanno creduto

Saluti.

Wanda Montanelli, Responsabile Dipartimento Politiche di Genere IDV, 15.05.2008