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EDITORIALI E COMUNICATI
n. 1450
del 04/11/2009
LA COERENZA È UN VALORE. IRRINUNCIABILE. O C’È O NON C’È.
indietro »

“A distanza di 7 mesi dalle mie dimissioni, quelle che ho rassegnate lo scorso marzo dal ruolo di consigliere comunale di opposizione per l’Italia dei Valori, ho deciso, con non poca difficoltà e con altrettanta amarezza, di realizzare questo video-messaggio in cui mi rivolgo, in primis, ai concittadini maniaghesi. Ma non solo.

Io non ho mai rivelato i veri motivi alla base della mia “uscita di scena” locale in quanto credevo e credo che i panni sporchi – finché è possibile farlo ma, soprattutto, finché ha senso farlo – vadano lavati in separata sede. Oggi, però, ho la certezza che il mio silenzio non abbia più alcun motivo per essere mantenuto. E la cosa che mi ha definitivamente fatto sciogliere ogni indugio in tal senso è stata una risposta che, di recente, sono riuscita ad ottenere dal Presidente Antonio Di Pietro in merito a tutta una serie di denunce da me fatte relativamente alla conduzione locale del partito. Denunce che, in nome della trasparenza, nei prossimi giorni, io pubblicherò su questo sito.

Nel 2007, completamente digiuna di politica, sceglievo quasi per caso – anche se convintamente – di militare in Italia dei Valori e di spendermi, nel mio piccolo, per quegli stessi valori in cui io a tutt’oggi mi identifico, in quanto per me sono e restano quelli giusti, quelli da perseguire.

Venivo quindi eletta Consigliere, credo il terzo in tutto il Friuli, una regione in cui il partito non aveva ancora una rappresentanza oltre il livello comunale, aggirandosi attorno ad un timido uno e mezzo – due per cento; per poi lasciare il ruolo elettivo ricoperto, quest’anno, alle soglie di nuovi importanti appuntamenti elettorali proprio quando, per assurdo, il partito era nel pieno della sua gloria, venendo dato all’8%, al 10% o anche di più. Un atteggiamento, questo, me lo si lasci dire, in netta controtendenza rispetto a quello invece tenuto da diversi transfughi che, nell’avvicinarsi al partito, hanno fatto un calcolo esattamente opposto, di pura e mera convenienza personale.

Io ho deciso di dimettermi da Consigliere comunale in quanto non tolleravo oltre il bassissimo livello di democrazia interna, di trasparenza, di meritocrazia, l’assenza di regole, lo sfruttamento fine a se stesso e l’ipocrisia che, dal momento in cui ho ricordo di aver preso la tessera, ho visto imperversare indisturbatamente e sempre di più.

Pensavo che, crescendo, il partito si sarebbe dotato di una struttura e che, di conseguenza, regolamentarsi, avrebbe potuto incominciare seriamente a trasformare parole ambiziose in fatti concreti. Ma più passava il tempo, più il partito aumentava i propri consensi, e più vedevo ridursi l’interesse verso quegli stessi valori che, con così tanta energia, continuavano comunque ad essere esibiti all’esterno.

Al punto che oggi sono assolutamente convinta – avendo vissuto direttamente ciò di cui parlo – che all’interno del panorama politico attuale, per la tanto inneggiata società civile, non vi sia spazio alcuno. Da nessuna parte. Nemmeno nell’Italia dei Valori.

Il problema, per quanto attiene all’Italia dei Valori, emerge con chiara evidenza nell’atteggiamento di risposta, o di non-risposta, a fronte delle gravi disfunzioni e di certune prassi, ormai sicuramente diffuse a livello locale, che qualcuno recentemente ha voluto e saputo – per fortuna – rilevare mettendo il dito direttamente nella piaga.

Mi riferisco evidentemente all’inchiesta di Flores D’Arcais.

Ecco, a me non è parso che a tutto questo sia seguito e corrisposto un chiaro e peraltro dovuto segnale di presa di coscienza.

E di questo mancato segnale, purtroppo, io stessa ho avuto la mia personale riprova. Mi riferisco, di nuovo, alla risposta scritta che di recente sono riuscita ad ottenere dal Presidente Di Pietro e che pubblicherò qui, assieme al resto della documentazione di cui sono in possiedo, in quanto considero questa risposta un’ingiustificata difesa e, di conseguenza, anche un’ingiustificata copertura nei confronti di persone che, pur avendo notevoli responsabilità istituzionali e di coordinamento, non si dimostrano affatto all’altezza del ruolo ricoperto rivelandosi, peraltro, essere di forte impedimento alla crescita – morale e qualitativa – di questo partito.

Per più di due anni ho cercato di trovare delle spiegazioni plausibili, o comunque momentaneamente accettabili, circa il perché di determinati atteggiamenti e avvenimenti.

Ma, sulla base di ciò che ho avuto modo di osservare e di verificare, oggi, posso soltanto affermare che le deduzioni a cui sono giunta sono corrette, motivate, documentate e soprattutto comprensibili a chiunque sia dotato di un minimo di ragionevole logica.

L’Italia dei Valori, per cui anch’io avevo scelto di dare il mio personale contributo, prospettava di scardinare determinate regole e determinati metodi del Sistema. Non certo di sfruttarli o di farli propri.

Eppure, il paradigma che io stessa ho sperimentato su di me, è stato per assurdo lo stesso che da sempre rinnego: il solito, quello dell’induzione all’arrivismo e all’obbedienza.

Se non ti adegui, pur essendoti tu “arruolato” in nome di principi diametralmente opposti a questi, beh… il problema è e resta esclusivamente tuo.

Questo per dire – una buona volta – che “crederci” e non demordere non basta affatto (come magari, alla fine, ha anche l’ardire di sostenere, a fronte delle tue rassegnate dimissioni, quello stesso onorevole che vi ha così largamente – assieme ad altri – contribuito).

No. Crederci non basta affatto. Non, per lo meno, nel Sistema attuale dove, anzi, sono proprio quelli che ci credono ad essere sistematicamente fatti fuori.

Gli inesperti e gli ingenui, invece, vengono semplicemente utilizzati.

Quello che resta, quello che viene filtrato è un coacervo di furbi, di mediocri e di obbedienti. L’esatto contrario degli onesti, dei capaci e dei coraggiosi.

Ed è appunto verso questo stesso coacervo che l’Italia dei Valori rischia di approdare, se non si ferma per tempo, cambiando immediatamente rotta.

Non voglio, poi, nemmeno parlare della fine che fanno le donne. Anche in questo partito. In quanto lo ritengo un ulteriore problema, statisticamente rilevante.

Le donne, si sa, possiedono in generale – e con le dovute eccezioni – quel “fastidiosissimo” maggior senso di responsabilità che, se le contraddistingue, in politica ne determina anche l’inesorabile caduta. E questa è tutt’altro che una leggenda metropolitana.

Quando invece, la ricerca, la selezione e la valorizzazione di collaboratori sani dovrebbe essere quasi spasmodica, quasi maniacale, per qualunque partito si ponga come obiettivo quello di riportare la politica alla sua funzione e al suo significato originari. Per il semplice motivo che soltanto le persone possono fare davvero la differenza. La fedina penale pulita non basta, di per sé non significa nulla: far finta di non vedere, chiudere gli occhi di fronte a certe manovre o a certi manovratori, semplicemente non è consentito a chi parla alla gente di certi principi e di certe battaglie.

La coerenza è un valore. Irrinunciabile. O c’è o non c’è.

Io ho scelto di raccontare tutto questo, di parlare di quella che è stata la mia storia, perché ho rispetto della gente, soprattutto di quella che “ci crede”. Oltre che di me stessa che – per prima – “ci ho creduto”, mettendoci la faccia e lavorando sodo. Ma anche perché sento l’obbligo morale di testimoniare fino in fondo una realtà ignota ai più, che ha a che fare con certi, precisi e consolidati meccanismi interni su cui si regge la politica in generale. E rispetto ai quali, purtroppo, oggi, nemmeno l’Italia dei Valori è estranea.

Credo, infatti, che anche questo rientri nel completamento di quello che è o è stato il mio impegno in politica. Anzi, colgo l’occasione per invitare chiunque abbia avuto esperienze simili – di prevaricazione interna – a non tacere e a denunciarle apertamente, proprio per il bene di un partito che, fino a prova contraria, vorrebbe porsi – e continuare a porsi – agli occhi della società civile in un modo diverso. In un modo nuovo.

In tutto questo c’è, però, ancora un aspetto che non mi è chiarissimo riguardo alla risposta recentemente ottenuta dal Presidente Antonio Di Pietro che, ripeto, a breve qui pubblicherò.

La libertà di denunciare e di documentare – internamente al partito – tutta una serie di mancanze, disfunzioni ed irregolarità commesse a livello di gestione locale, ha forse determinato la mia esclusione dallo stesso? E, se sì – in nome della legalità, della trasparenza e della democrazia – per decisione assunta da chi? Ma, soprattutto, sulla base di quali motivazioni?

Io, nonostante tutto, voglio ancora sperare che l’Italia dei Valori, a fronte della enorme responsabilità che ormai si è assunta – soprattutto nei confronti degli sfiduciati verso la politica – possa essere all’altezza delle promesse che ha fatto. Ma ciò sarà possibile soltanto attraverso una vera presa di coscienza degli errori sinora commessi, una volontà di ascolto immediata delle criticità emerse ed anche un taglio netto e senza pietà di parecchi rami secchi. PRIMA che sia troppo tardi.

In caso contrario, credo proprio che avremo perso – tutti – un’occasione unica di rinnovamento, tradendo – peraltro – la fiducia di moltissima gente.”

Comunicato stampa inviato al MESSAGGERO VENETO di PORDENONE (24-10-09):

L’ex rappresentante maniaghese dell’Italia dei Valori, Francesca Tomasini, a distanza di 7 mesi dalle dimissioni rassegnate dal ruolo di Consigliere comunale di opposizione, annuncia un video-messaggio, visualizzabile sul sito www.francescatomasini.info. Inaspettatamente, ad essere resi pubblici, saranno i veri motivi alla base dell’uscita di scena dell’ex Consigliera.

“A sciogliere ogni indugio in tal senso è stata una risposta scritta, recentemente ottenuta dal Presidente Antonio Di Pietro, in merito a una serie di denunce da me fatte a livello di gestione locale del partito.” – ha detto l’interessata. “La risposta del Presidente è di quelle che non lasciano spazio ad interpretazione alcuna – puntualizza la Tomasini – tanto che il mio silenzio non ha davvero più motivo di essere mantenuto. Nei prossimi giorni, in nome della trasparenza, pubblicherò sul medesimo sito anche il resto della documentazione di cui sono in possesso.”

E incalza: “Uno dei motivi alla base delle mie dimissioni? La triste vicenda del Monte San Lorenzo: nonostante la linea espressa nel programma di partito, la questione non è mai approdata in sede di Consiglio regionale. A tal proposito – ha aggiunto la Tomasini – in qualità di ex amministratore, non posso non cogliere l’occasione per manifestare tutta la mia preoccupazione a fronte del business da 90 tonnellate giornaliere di combustibile da rifiuto che il cementificio Zillo intende bruciare nei suoi forni. A rimetterci sarebbero sempre e solo i cittadini, ma questa volta ad un prezzo altissimo: quello della loro stessa salute.”

La Tomasini precisa poi che “oltre alla grave inadempienza sopra denunciata, imputabile in primis ad un esponente regionale di partito” a farla definitivamente optare per le dimissioni è stata anche “l’assenza di regole, lo scarso livello di democrazia interna, la mancanza di collaborazione, di trasparenza e di meritocrazia all’interno di un partito che parla alla gente di determinati valori, oltre che di coinvolgimento della società civile.”

“Certune prassi – prosegue la Tomasini – ormai sicuramente diffuse a livello locale, e proprio recentemente descritte dall’inchiesta di Flores d’Arcais nell’ultimo numero di Micromega, non mi meravigliano affatto: finalmente qualcuno le ha portate alla luce.”

E così conclude: “Nonostante tutto, vorrei ancora poter sperare in un partito diverso dagli altri. Ma sono perfettamente consapevole del bivio di fronte al quale, oggi, si trova l’Italia dei Valori: da una parte c’è la società civile, dall’altra la solita partitocrazia. Vorrà dire che bisognerà scardinare la seconda, senza pietà, partendo dal taglio netto di numerosi rami secchi. In caso contrario sarà l’involuzione più totale, quella senza ritorno. E del supposto “partito dei valori”, alla gente, resterà soltanto il ricordo di un ennesimo, doloroso ed imperdonabile inganno. Dal quale mi chiamo fuori.”

Francesca Tomasini, consigliere comunale Idv Maniago, 24.10.2009