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EDITORIALI E COMUNICATI
n. 1479
del 29/03/2009 UN PAESE IN DECLINO...
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Durante la recente campagna elettorale il “diktat” era: aboliamo le province, centri di costo inutili che oggi costano circa il 65% in più di otto anni fa. Oltre cento anni dopo la prima proposta di abolizione delle province, presentata dall'allora deputato Gesualdo Lambertini, oggi invece assistiamo alla probabile creazione delle nuove province di Sibari, Sala Consilina, Pinerolo, Aversa, Civitavecchia ecc. E' cambiato qualcosa? No, anzi... Qualcuno si è indignato? Nessuno. Nell'ultimo numero de “La Voce”, denunciavamo quanto riportava l'Alto Commissario Anticorruzione nella sua relazione annuale: ‹‹la corruzione - nel nostro Paese - si considera diffusa in modo capillare anche dopo “Mani Pulite” e con tendenza addirittura ad accrescersi›› a tal punto che il nostro è un ‹‹Paese nel quale è prassi comune il pagamento di tangenti››. E' cambiato qualcosa? No, anzi... Qualcuno si è indignato? Nessuno. Solo pochi giorni dopo l'uscita de “La Voce”, il presidente della Corte dei Conti (foto), nella sua relazione annuale per l'apertura dell'anno giudiziario, definisce l'Italia uno tra i Paesi più corrotti al mondo, tra i peggiori nelle classifiche ufficiali relative a questo fenomeno. Accade, invece, che il ministro della Funzione Pubblica del penultimo governo, dispose di limitare la pubblicazione delle retribuzioni dei consulenti di enti pubblici solo agli incarichi il cui compenso superava i 289.984 euro ovvero lo stipendio annuo del primo presidente della Corte di Cassazione (!) mentre, recentemente, è stata emanata una norma con la quale si è esclusa la responsabilità di amministratori, componenti del collegio sindacale e dirigenti preposti alla redazione di documenti contabili di Alitalia per fatti successivi al 18 luglio 2007, giorno in cui fallì la gara avviata dal precedente governo. Decisioni, queste, che hanno “calato una cappa di silenzio su dati che, secondo la legge, avrebbero dovuto invece essere comunicati al pubblico”. E' cambiato qualcosa? No, anzi... Qualcuno si è indignato? Nessuno. E su questo piano potremmo continuare con altri esempi e citazioni. Quello che appare oggi chiaro è che ci troviamo di fronte ad un Paese ripiegato su sé stesso, incapace di indignarsi, assuefatto. Un Paese che si sta abituando a convivere con le ruberie, il malaffare, i privilegi, le cose che non funzionano, la corruzione, la raccomandazione, l'intolleranza, la criminalità. Un Paese incapace di reagire come se la patologia fosse ormai la norma, l'eccezione fosse la regola. Ma acquiescenza e rassegnazione sono spesso segnali di un Paese in declino. Armando Della Bella, giornalista iscritto all'Ordine |