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RASSEGNA STAMPA
n. 2157
del 12/06/2007
DESTRA, SINISTRA, STOP di Massimo Gramellini
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Nella democrazia degli infelici, per chi sta al governo perdere le elezioni è diventata la regola. Successe a Bush l’anno scorso, oggi capita a Prodi e Zapatero. Ovunque il cittadino si sente più povero e indifeso, e cova un malessere impastato di impotenza. Vorrebbe credere in un sogno di futuro, ma nessuno sa proporglielo e allora finisce per sfogare la sua rabbia in un voto che castighi i detentori momentanei del potere. Avendoli però provati tutti, sa benissimo che il suo gesto di stizza non produrrà cambiamenti veri. Perché centrodestra e centrosinistra sono marchi senz’anima, totalmente sganciati dalla realtà del nostro tempo, ormai incapaci di definirsi se non in contrapposizione all’avversario. Descrivono mondi vecchi, magari nobili ma sterili, che affondano le loro radici in secoli dominati dall’ideologia.

Per la stragrande maggioranza delle persone questo impianto mentale non ha più nessun senso. Aumentare lo stipendio ai bravi e ridurlo ai lavativi è di destra o di sinistra? Controllare il territorio dello Stato senza lasciarne intere zone alle mafie e agli immigrati clandestini è di destra o di sinistra? Rendere la scuola e la sanità pubbliche più efficienti e selettive è di destra o di sinistra? Ridurre il debito dello Stato, la burocrazia borbonica, i costi della politica, le emissioni inquinanti, i conflitti di interesse e l’evasione fiscale è di destra o di sinistra? Le cose più urgenti da fare non sono né di destra né di sinistra. Sono da fare.

La Stampa, 29.5.2007