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RASSEGNA STAMPA
n. 2283
del 23/10/2007
LE 861 ONOREVOLI PENSIONI
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C’è chi ha lavorato solo cinque anni e intasca un vitalizio di oltre 3000 euro - E anche sui conti bancari, prestiti e mutui i privilegi non mancano

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Perché la Casta fa ancora così arrabbiare, quattro mesi dopo l’uscita del libro? Perché fa un ascolto altissimo quando se ne discute in tv? La risposta è duplice. Primo, perché quando è troppo è troppo. Secondo, perché l’idea di riformnarsi non gli passa neanche per l’anticamera del cervello.

Oggi Libero pubblica i vitalizi degli ex parlamentari. Siccome l’elenco è lungo, cominciamo dai senatori. Domani toccherà ai deputati E' lì da leggere. Basta un piede nel polveroso Senato per qualche annetto e per incanto gli piove dal cielo un assegno di sei milioni al mese del vecchio conio. Meritati? Giudicate voi. (.,.)

(...) Io, scorrendo velocemente l’elenco, non ho trovato nomi di grandi statisti Nemmeno di medi o piccoli. Insomma, è un monumento al milite ignoto.

Il solo merito resta quello di far parte della Casta, un club esclusivo che dà diritti e privilegi a pioggia. Nei circoli exclusive la tessera se la paga il socio; alla Casta il privée glielo paghiamo noi contribuenti. Con le tasse.

Ieri il presidente della Camera Fausto Bertinotti ha duettato con Vittorio Feltri, nel tentativo di dimostrare che qualcosa è stato fatto. Il tenore della sua missiva era encomiabile per lo stile garbato, non per il contenuto. Non - ci creda Bertinotti -per la diversa miitanza politica, ma perché quello che a lui appare uno sforzo titanico in realtà avrebbe meritato, in altre epoche, il rinvio a settembre. Insomma non ci siamo.

La Casta diventa insopportabile quando si trincera dentro una dimensione parallela, speculare e distorta rispetto a quella reale. Le auto blu, di per sé, non sono il privilegio più scandaloso. E neanche lo sono gli aerei di Stato. Ma lo diventano quando ogni piccolo privilegio si somma a quell’altro fino a diventare, appunto, un’intollerabile ingiustizia.

Perché se un cittadino siede tre anni in Parlamento ha diritto a un vitalizio mentre se per tre anni uno fa il rappresentante di commercio e paga i contributi non matura un bel niente perché non ha totalizzato il minimo stabilito per legge? Perché un cittadino qualunque è obbligato a fare il giro delle sette parrocchie per elemosinare condizioni di conto corrente favorevoli, mentre il parla ha una banca privilegiata che gli accorda situazioni più che particolari? Perché la casa è il sogno di una vita per la gente comune, mentre è un benefit per i politicanti?

La flessibilità non può valere soltanto per i giovani sulla soglia di ingresso nel mercato del lavoro. Innanzitutto deve valere per il mondo della politica: essere parlamentari non può diventare una professione. Invece è cosi. Faccio uno sforzo e dico: chi è bravo a far politica stia anche due, tre legislature. Ci stia anche quattro. Ma è possibile che siano tutti così bravi da occupare quella poltrona per una vita intera?

E' questo che dà ai nervi. E' il privilegio che alla lunga diventa ingiustizia. E' il ritorno al "lei non sa chi sono io”. La risposta non può che essere Vaffanculo.

L’altra sera ho guardato Ballarò. Rosy Bindi ha detto una cosa che prendo sul seno: dobbiamo stare attenti agli eccessi, ma non per questo si devono trascurare i costi della democrazia; altrimenti la politica la fanno solo i ricchi. Sottoscrivo. Con un’avvertenza all’uso: i costi della democrazia sono inversamente proporzionali ai poteri di veto della democrazia stessa. Più la democrazia rallenta i processi decisionali e più ne aumentano i costi. La democrazia di questi tempi è costosissima proprio perché non decide! lui?

Faccio un esempio. Sull’autostrada Varese-Milano mi capita spesso di vedere auto blu mettersi con il lampeggiante acceso sulla corsia di emergenza e “fregare” la colonna d’auto. E allora penso: costoro le strade non le faranno mai perché non si ricordano più com’è noioso farsi la coda in autostrada e quanto tempo si perde inutilmente. Ecco, di una politica così i cittadini non sanno cosa farsene. Quindici anni fa la gente cominciò a incavolarsi e a tirare le monetine dando la caccia al ladro. Oggi si dà la caccia ali’incompetente. Al fannullone che occupa un posto di lavoro a sbafo e un politico che non è stato capace di risolvere un problema che sia uno?Nessuna. E allora va liceriziato il primo e va licenziato il seconddo. Come si fa se però la legge elettorale è bloccata e se i partiti sono fortini inespugnabili?

Perso il contatto con la realtà nessun problema risulta grave. Accedere a servizi bancari con la tessera della Casta in tasca non è come affrontare il capo filiale da artigiano o da piccolo imprenditore, con una buona idea in testa. Arrivare alla fine del mese senza potersi togliere lo sfizio di una serata in pizzeria, nessun politico sa cosa significa perché (anche quello più proletario) la serata al ristorante è un’abitudine.

Facciamo demagogia, dicono. No, denunciamo quella che è ormai una sistematica ingiustizia sociale. Per questo irrita e fa venire il sangue agli occhi. Gli eccessi non mancano, certo. Infatti non siamo tra quelli che sparano al bersaglio facile. Clemente Mastella - faccio nome e cognome - non può essere il catalizzatore dei mali castali. E' finanche sospettoso prendersela con il Guardasigilli: come mai se la prendono solo con lui? Veltroni è più verginella di Mastella? Ma mi facciano il piacere. L’uomo di Ceppaloni ci mette la faccia, la madonna del Campidoglio no. Carne al solito. (Gianluigi Paragone)

Libero, 27.09.2007