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RASSEGNA STAMPA
n. 2313
del 15/01/2008
VIBO, L'APPELLO DEI MEDICI: CHIUDETE L'OSPEDALE
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Sanità e politica Il documento: «I raccomandati già trasferiti» - «Inchieste e attacchi, impossibile lavorare»

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I dottori della struttura in cui sono morte due ragazze ricoverate per mini-interventi vogliono lasciare gli incarichi.

VIBO VALENTIA — E adesso i medici dell'ospedale Iazzolino di Vibo Valentia dicono «basta ». Dicono che non ci stanno più ad essere «derisi, maltrattati, oltraggiati e offesi» e in un documento si dichiarano pronti a lasciare i loro incarichi e trasferirsi altrove. Il giorno stesso del servizio di Gian Antonio Stella tra le corsie delle morti sospette pubblicato dal Corriere, i medici auspicano anche la chiusura dello Iazzolino, la cui funzionalità è stata drasticamente ridotta dopo l'inizio delle inchieste della magistratura. «Chi conosce la situazione dell'ospedale — scrivono i camici bianchi — ci chiede come possiamo accettare di lavorare in queste condizioni, "premiati" con la calunnia quotidiana e la persecuzione mediatica e giudiziaria ».

Già, perché dopo essere divenuto tristemente famoso per tre casi di decessi sulle cui cause stanno indagando la magistratura e il ministero della Salute, l'«ospedale killer », come lo definiscono gli stessi medici, tutto sembra tranne che un presidio sanitario. Le morti di Federica Monteleone ed Eva Ruscio, due ragazze di soli sedici anni, e per ultima quella dell'anziano Orazio Maccarone, hanno spinto il governatore della Calabria, Agazio Loiero, a chiudere gran parte dei reparti, annunciando «tolleranza zero» nei confronti dei medici che hanno sbagliato e anche contro chi ha «permesso » che in Calabria la situazione sanitaria precipitasse così in basso. Una decisione che ha trovato d'accordo il ministro della Salute Livia Turco, pronta ad istituire in Calabria una commissione affidata all'ex prefetto di Roma, Achille Serra. I medici di Vibo, però, parlano di «persecuzione quotidiana e selvaggia» e lamentano che nessuno si ricordi o parli di loro quando, con «le loro sole forze esigue e ormai esauste, e con la fantasia organizzativa, continuano a lavorare, eroicamente, per garantire la salute dei cittadini» soprattutto in un pronto soccorso «povero di personale che colleziona turni su turni», ma dove vi è un solo medico in organico perché nessun altro accetta di lavorarvi, mentre in ospedale abbondano primari e qualifiche di «alta specializzazione». La loro polemica investe poi la politica regionale.

Usano termini forti i medici di Vibo nel tracciare il quadro generale della sanità in Calabria. Dicono di operare in regime di disparità rispetto ad altre strutture ospedaliere esistenti sul territorio, e spiegano che questo comporterebbe e giustificherebbe i disservizi e le difficoltà in cui si sono trovati a lavorare. Puntano il dito contro la Regione, nelle cui casse giacciono ancora 650 miliardi delle vecchie lire finalizzati all'ammodernamento e all'adeguamento degli ospedali calabresi. Poi si lanciano in un attacco frontale: «Tanti medici a Vibo hanno deciso di imboscarsi grazie a una raccomandazione. Piuttosto che fare questo noi lasceremo questa terra ingrata. Non difenderemo più questo ospedale. La nostra professionalità è stata inutile. Abbiamo salvato tante vite umane e non siamo stati apprezzati».(Carlo Macri)

Corriere della Sera, 15.1.2008