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RASSEGNA STAMPA
n. 2337
del 09/07/2008 DUE CARRARE, SVILUPPO UN PO’ DISSENNATO
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C’è una stradina a Due Carrare, vicino ad un piccolo laghetto, fino a qualche anno fa ancora sterrata, dove tra maggio e giugno si poteva godere la primavera di una volta: narcisi e gigli bianchi e gialli lungo l’argine dei canali, l’acqua pulita che scorreva e gallinelle selvatiche che ti attraversavano la strada. La stradina, via Da Lisca diventa poi via Palazzina e arriva fino al piccolo borgo di Cornegliana, icona di una campagna veneta che sta sparendo, dove un’antica casa colonica ormai in abbandono riproduce un’atmosfera bucolica, da isola felice in un territorio ormai devastato dalle speculazioni edilizie e dalla miopia degli amministratori. Il caso e la fortuna, più che gli amministratori avevano finora salvaguardato Carrara S. Giorgio e Carrara S. Stefano, poi qualcosa è cambiato: anche in questi luoghi incontaminati e suggestivi sono spuntate le case, tante nuove case che sorgono in mezzo al verde, in aree prima agricole, che creano nuovi agglomerati, nuovi borghi, che violentano quell’esemplare campagna veneta. Ed è questo scempio della natura che io denunciavo tempo fa in una lettera aperta in questo giornale, un invito al sindaco ed all’amministrazione comunale di Due Carrare a riflettere e ripensare il Piano di sviluppo del paese. Il sindaco, in una pubblica risposta alle mie critiche, smentisce che Due Carrare sia stata sommersa dal cemento, afferma che «non è vero che si costruisce ovunque» e che comunque si costruisce sulla base di un’espansione prevista dal Prg della precedenti amministrazioni. Individua anche mie responsabilità come ex consigliere comunale, colpevole, se non di avere approvato quel Prg (non ero ancora consigliere comunale quando è stato approvato), almeno di non essermi opposto in sede di controdeduzioni al Prg. Non voglio polemizzare con il sindaco, voglio solo richiamare l’attenzione sulla violenta trasformazione che sta subendo il territorio di Due Carrare anche alla luce del Pat, dove si costruisce sulla base di esigenze abitative di altri 1200 abitanti (nel 1999 se ne prevedevano 2000 e se ne sono insediati, in dieci anni, neanche 1000), dove si prevedono nuovi insediamenti in zone agricole e «il cambio d’uso degli annessi rustici», la costruzione di una strada parallela al Biancolino che andrà a devastare un territorio incontaminato, dove esiste un progetto per la nascita di un centro commerciale che andrà ad occupare un’area di 150.000 mq. (più estesa dell’Ikea) che accoglie storiche emergenze come il Cataio e Mincana. Io credo che non sia questo il modello di sviluppo che vogliono i cittadini. Il sindaco Vason vuole un’espansione in armonia con l’edificazione tipica del nostro territorio. Ha ragione, però non basta; dimentica una cosa fondamentale: sviluppo ed espansione devono essere anche in armonia con il territorio. Sergio Resente Il Mattino di Padova, 9.07.2008 |