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RASSEGNA STAMPA
n. 2363
del 08/10/2008
LE TRAME ANTI VELTRONI CORRONO SUL FILO
indietro »

«Evitare la farsa del plebiscito a favore di Walter»: ecco che cosa si dicevano al telefono, nei giorni caldi della nascita del Pd, i più stretti collaboratori di Prodi. Intanto cercavano fondi. Ma agli investigatori viene un dubbio: che quei soldi avessero una contropartita. In agevolazioni fiscali.

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Qualcuno non la racconta giusta: sugli scambi di favori tra l’industriale farmaceutico Claudio Cavazza, numero uno della Sigma Tau, e l’allora presidente del Consiglio Romano Prodi e su quel finanziamento da 300 mila euro per lanciare le primarie «prodiane» del Partito democratico. Nuove intercettazioni e nuovi interlocutori oggi gettano luce sulle spiegazioni minimizzatrici rese da alcuni dei protagonisti dei colloqui pubblicati nello scorso numero di Panorama.

Dai nastri si capisce che Alessandro Ovi, eminenza grigia di Prodi, chiedeva il sostegno di Cavazza come finanziatore di un particolare sondaggio che andasse a influenzare le primarie del costituendo Partito democratico. In altre parole, Cavazza doveva staccare per Renato Mann heimer un assegno da 300 mila euro (e non 280 come erroneamente scritto) per organizzare un grande evento: «Raccogliere 1.000 persone» racconta oggi lo stesso Mannheimer «rappresentative del Paese, farle votare subito per i candidati e farli rivotare l’indomani, dopo aver sentito dal vivo gli interventi dei candidati stessi. È il cosiddetto sondaggio informato inventato da James Fishkin».

Si voleva quindi evitare che Walter Veltroni ottenesse un suffragio bulgaro che avrebbe indebolito la corrente prodiana del partito. Interpellato sul punto, Cavazza nega di netto la circostanza, pur confermando aspetti meno rilevanti. Afferma di non aver mai e poi mai parlato di finanziamenti con Ovi. Quest’ultimo potrebbe quindi aver «millantato».

Di sicuro le versioni confliggono. La questione sarebbe irrilevante, come si è affrettato a sostenere Prodi, se tale sponsorizzazione fosse stata a fondo perduto, frutto di un’amicizia trentennale tra il professore e Cavazza. Ma in procura la pensano diversamente. Ritengono quelle intercettazioni quantomeno «ambigue», come sostiene il procuratore capo di Bolzano Cuno Tarfusser (La Repubblica, 31 agosto). Perché collegano la sponsorizzazione del sondaggio informato a una richiesta avanzata da Cavazza a Prodi.

L’accusa ipotizza che l’imprenditore, in cambio dei denari, avrebbe sollecitato un favore preciso: la defiscalizzazione della fondazione Sigma Tau, ovvero il suo inserimento nell’apposito elenco predisposto dal ministero dell’Economia per quegli enti non-profit. L’agevolazione avrebbe fatto risparmiare almeno 1 milione di euro. Insomma, il triplo di quei 300 mila euro chiesti per l’Ulivo-Pd.

Così nel fascicolo aperto dalla procura di Roma si ipotizza e si ripete che il finanziamento avrebbe avuto, testualmente, una specifica «contropartita»: appunto la sponsorizzazione in cambio di agevolazioni fiscali. Do ut des?

Bisogna capirne di più. Per questo i magistrati di Bolzano si sono liberati di quelle intercettazioni, raccolte in un’indagine per corruzione e riciclaggio, e le hanno trasmesse a Roma ipotizzando il reato riformato dell’abuso d’ufficio, ma senza iscrivere nessuno nel registro degli indagati. Anche perché l’aiuto che Prodi cerca di concretizzare per Cavazza tramite il suo staff sfuma quando entra nella fase operativa. Ovi cerca di spianare la strada alla fondazione di Cavazza e chiama il sottosegretario all’Economia Massimo Tononi, ma l’elenco delle fondazioni da aiutare è già sulla Gazzetta ufficiale. Troppo tardi.

Che si parlasse soprattutto di soldi lo dimostrano le intercettazioni. Basta scorrere i brogliacci: 16 giugno 2007, il giornalista Giancarlo Bosetti, già vicedirettore dell’Unità e oggi direttore della rivista Reset, indicato nei documenti dell’accusa come «collaboratore di Mannheimer», «comunica a Ovi che a Verona si è creato un comitato locale che vorrebbe fare un sondaggio deliberativo del Pd per influenzare il 14 ottobre. Giancarlo spiega che con l’assenza di candidati sarà una catastrofe e dice cha ha parlato con Renato Mannheimer e sono concordi che la cosa si possa estendere a livello nazionale per 300 mila euro. Ovi riferisce che ne parlerà con Prodi e se è disponibile a incontro a tre».

Ma chi paga? La cifra è importante soprattutto per l’Ulivo, prossimo alla chiusura, e per un partito, il Pd, ancora da costituire. Spunta Cavazza. Ovi l’indomani gli manda un bel mazzo di fiori. E il 18 i due si sentono al telefono. Il discorso scivola subito sull’argomento caro all’industriale: la defiscalizzazione della sua fondazione. «Cavazza dice che Tremonti aveva fatto una legge per la defiscalizzazione delle fondazioni per la ricerca, ma Sigma Tau non è in elenco. Il Cavazza vista la situazione degenerata dei rapporti tra gli alleati di governo suggerisce a Ovi l’idea che Prodi possa prendere contatti con l’opposizione. Ovi risponde che cadrebbe il governo in quanto sparirebbe qualche decina di parlamentari».

Tra Prodi e Cavazza corre una salda amicizia. Sulla terrazza della casa romana del big del farmaco il Professore discetta di politica. Ma i tempi sono incerti e il futuro del Pd torna sulle labbra di Ovi e Cavazza. Così il 24 giugno Ovi fa capire a Cavazza la necessità di primarie con diversi candidati:

Ovi: «Anche nell’interesse del futuro nuovo capo Veltroni, credo che a lui convenga che si arrivi a queste primarie non con una farsa da plebiscito ma con la presenza di altri candidati… insomma con un dibattito».

Cavazza: «Bisogna spaccare i berlusconiani!».

Per evitare la «farsa del plebiscito» servono finanziamenti. E chi meglio di Cavazza? L’indomani Ovi chiama Cavazza: «Vengo a casa tua e ti porto quella cosa di cui ho parlato ieri… dell’iniziativa del capo (Prodi, ndr)». Poi avvisa Sandra Zampa, il capoufficio stampa del presidente del Consiglio, che sta raggiungendo l’imprenditore. L’indomani Ovi è euforico. Ci sono i soldi. E chiama subito il giornalista Bosetti.

Ovi: «Abbiamo trovato uno sponsor per il nostro progetto importante (ovvero il sondaggio informato con 1.000 persone, ndr)!».

Bosetti: «E chi è?».

Ovi: «Cavazza! Che ha detto che vuol parlare con Scalfari e Mieli perché potrebbe diventare una bandiera di qualche grande giornale o una cosa del genere… le semifinali della Louis Vuitton cup delle primarie!».

Gli investigatori mostrano pochi dubbi: «Appare ovvio» scrivono, «che l’incontro avvenuto a casa del Cavazza abbia avuto quale scopo primario da parte dell’Ovi e del quale Romano Prodi era sicuramente a conoscenza, di trovare uno sponsor per il progetto delle primarie il cui costo era di 300 mila euro».

Fin qui l’ipotesi di sponsorizzazione attribuita al Cavazza e da lui smentita per le primarie del Partito democratico. E in cambio? «Contropartita Ovi» scrivono gli inquirenti per raccontare la richiesta di defiscalizzazione. Non solo: «Nell’ambito delle varie intercettazioni è stato possibile rilevare che Ovi si sia prodigato insieme ad altri due personaggi dello staff di Prodi affinché risolvessero un problema legato alla società Cyanagen con l’amico Cavazza».

Poi però il sondaggio sfuma. «Era un bel progetto» ricorda Mannheimer «che dovevo fare con Bosetti. Certo costa molto, ma è in grado di offrire ai candidati le stesse possibilità di informare il campione di cittadini. Preparammo un preventivo ma poi non se ne fece nulla». Come mai? «Forse mancavano i soldi, peccato». (Gianluigi Nuzzi)

Panorama, 11.9.2008