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RASSEGNA STAMPA
n. 2399
del 27/03/2009
CASO BREDA BRUTTO ESEMPIO DI MALAFFARE
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Apprendo dalle pagine del “Gazzettino” che è stata fissata per il 5 marzo 2009 l'udienza preliminare del processo relativo allo scandalo che ha messo in ginocchio la Pia Fondazione Breda. Pesanti le accuse: corruzione, peculato, abuso d'ufficio ed altro. L'episodio è gravissimo perché l'accusa di corruzione è rivolta non ai vertici di una qualsiasi ditta di diritto privato ma a quelli di un'ente morale di assistenza e beneficenza, soprattutto anziani e persone bisognose, ente che gestisce le donazioni date dal buon cuore della gente a partire dal suo fondatore Vincenzo Breda. Morale? Etica? Ma di che parliamo? Corruzione.

La percezione è che, oggi in Italia, il livello di corruzione sia superiore a quello del periodo di “Mani Pulite”. Possibile che la “Politica” e le più alte cariche istituzionali dello Stato non si rendano conto della situazione? Facile, se pensiamo che in Parlamento siedono 25 “eletti” con condanna passata in giudicato, 8 condannati in 1° grado, 10 prescritti e 40 inquisiti.

L'Alto Commissario Anticorruzione, nel suo ultimo rapporto annuale scrive che “...le politiche nazionali sembrano muoversi come se il rischio corruzione non rappresentasse più un problema...” mentre recenti studi ”...rendono l'immagine di un Paese nel quale è prassi comune il pagamento di tangenti nell'aggiudicazione degli appalti, nell'ottenimento di licenze edilizie, nella realizzazione di operazioni finanziarie ma anche nel superamento di esami universitari, nell'esercizio della professione medica, nel mondo del calcio...”. Un sistema “...profondamente radicato nei più diversi settori della vita politico-amministrativa ma anche nella società civile, nel mondo delle professioni, imprenditoriale e della finanza”. Che facciamo? Espatriamo? Cambiamo Paese?

Ma non finisce qui. 'Trasparency International', nelle sue graduatorie sulla corruzione, ci colloca al 55° posto nel mondo dopo paesi quali il Portorico, il Botswana, la Malesia, il Costa Rica...ricordando che, nel 1993, in piena Tangentopoli, l'Italia era al 30° posto e nel 2007 era già scesa al 41° posto! Quanto più la corruzione è diffusa e praticata, tanto minori sono i rischi di essere denunciati o scoperti e, di conseguenza, più elevato è il costo, per il singolo, nel rimanere onesto. Una classe politica corrotta ha quindi oggi tutto l'interesse, per difendere sé stessa, che la corruzione si diffonda sempre più. Tanto più questa cultura della corruzione si diffonde, tanto più si allentano i vincoli morali di condanna della stessa.

La “questione morale” oggi si trasforma in una “questione amorale” dove nelle coscienze si assottiglia sempre più il confine che separa ciò che è lecito da ciò che è illecito. Tombale la conclusione dell'Altro Commissario: ”...la corruzione si considera diffusa in modo capillare anche dopo 'mani pulite' e con tendenza addirittura ad accrescersi”.

Ma allora a cosa è servita l'operazione 'Mani Pulite'? A nulla sembrerebbe, se non, per quanto affermava Piercamillo Davigo, a migliorare, secondo la teoria di Darwin, la “specie” dei corruttori.

Armando Della Bella - coordinatore Cittadini Attivi

Il Gazzettino, 22.02.2009