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RASSEGNA STAMPA
n. 2410
del 21/04/2009
E LA REGIONE RIASSUME I PARENTI DEI POLITICI
indietro »

Sviluppo Italia in liquidazione, 100 licenziati su 138 vengono salvati

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Per il consigliere regiona­le dell’Udc Pasquale Tripodi (foto) è un provvedimento «discri­minatorio e dal sapore clien­telare ». E non si può dire, dal suo punto di vista, che il sospetto sia infondato. Per­ché la Regione Calabria do­vrebbe aprire il paracadute soltanto per 100 dipendenti della locale filiale di Svilup­po Italia, in liquidazione, in­vece di salvarli tutti e 138? È successo tutto alla cheti­chella, il 31 ottobre del 2008. Ma la notizia è diventata di do­minio pubblico appena poche settimane fa, quando il decreto di salvataggio è stato pubblica­to sul Bollettino ufficiale regio­nale.

Un decreto a dir poco sor­prendente. Perché non soltan­to stabilisce che un intero ra­mo d’azienda di Sviluppo Italia Calabria (in pratica quasi tutta la società), una controllata di Sviluppo Italia messa in liquida­zione in seguito alla ristruttura­zione di quel carrozzone pubbli­co, debba essere assorbito in blocco dalla Regione. Ma per­ché nel provvedimento sono anche citate per nome e cogno­me in un elenco allegato «che diventa», perché evidentemen­te non ci siano equivoci, «parte integrante e sostanziale» del provvedimento, i 100 fortunati che devono essere trasferiti da­gli inferi della liquidazione al paradiso del libro paga regiona­le.

Non direttamente, s’intende. Come potrebbe la Regione assu­mere 100 persone senza concor­so? Non potrebbe. Tutti questi dipendenti di Sviluppo Italia Calabria passeranno quindi ar­mi e bagagli a un organismo re­gionale, la Fondazione Field, dove «Field» è l’acronimo di «Formazione Innovazione Emersione locale e Dise­gno territoriale». Di che cosa si tratta? È una struttura costituita dalla Regione nel 2003, quando presi­dente della giunta di centrodestra era Giuseppe Chiara­valloti, con l’obietti­vo di far emergere il lavoro nero, e al cui vertice l’attuale giunta di centrosini­stra presieduta da Aga­zio Loiero ha collocato Mario Muzzì: ex sindacali­sta Cisl, democristiano di lungo corso, poi margheritino, quindi loierano doc e tra i fon­datori del Partito democratico meridionale.

L’operazione è frutto di un accordo stipulato alla fine di ot­tobre dello scorso anno fra la Regione Calabria, Sviluppo Ita­lia e il ministero dello Sviluppo economico di Claudio Scajola. Tradotto il 3 novembre succes­sivo in una delibera della giun­ta quindi in un decreto del 21 novembre pubblicato sul Bol­lettino regionale il 19 marzo 2009. E sarebbe una delle solite vicende di chiara impronta assi­stenzialista delle quali purtrop­po la storia delle amministra­zioni pubbliche italiane (e meri­dionali in particolare) è costel­lata, se non fosse per un parti­colare non trascurabile.

Sviluppo Italia Calabria si me­ritò nel 2007 l’onore delle cro­nache per un articolo pubblica­to da Gabriele Carchidi sul quo­tidiano La Provincia Cosenti­na, corredato da una lista di 34 persone assunte negli anni da quella società. Figli, fratelli e congiunti di ex sindaci, ex par­lamentari, sottosegretari e capi­bastone dei partiti locali. Ma an­che di giudici, marescialli e diri­genti regionali. Quando non ad­dirittura politici in carica.

Una lista, manco a dirlo, nel­la quale si ritrovano molti, una ventina almeno, dei 100 trasfe­ribili per decreto alla Fondazio­ne della Regione. C’è Antonio Mingrone, secondo l’inchiesta della Provincia Cosentina nipo­te dell’ex deputato di Forza Ita­lia Battista Caligiuri. E poi Lui­gi Camo, figlio di Giuseppe Ca­mo, ex deputato della Margheri­ta, attuale presidente della Sori­cal, la società per le risorse idri­che calabresi controllata dalla Regione. Ma anche Giada Fede­le, consorte dell’ex vicepresi­dente del consiglio regionale, ora deputato dell’Udc di Pier Ferdinando Casini e Lorenzo Cesa, Roberto Occhiuto. Insie­me a Cecilia Rhodio, figlia di Guido Rhodio, già presidente Dc della Regione Calabria, sin­daco margheritino del comune di Squillace. Ad Andrea Costabi­le, nipote di Gino Trematerra, ex senatore dell’Udc ora candi­dato alle elezioni europee. A Emilio De Bartolo, già esponen­te diessino, assessore al comune di Rende. A Carlo Caligiuri, figlio dell’ex consigliere re­gionale (anch’egli dei Ds) Enzo Caligiuri. A Ol­ga Rizza, citata nell’in­chiesta del quotidiano cosentino in quanto fi­glia dell’ex vicepresi­dente aennino del con­siglio regionale Dome­nico Rizza. A Rita Fede­le, presentata dallo stes­so giornale come cugi­na dell’ex deputato di Forza Italia Luigi Fede­le...

Perché proprio loro? Semplicemente perché fanno parte del ramo d’azienda di Sviluppo Italia Calabria che è «og­getto del trasferimen­to » alla Fondazione Field. Il ramo, testual­mente, è questo: «Atti­vità rivolte all’analisi economica territoriale, allo sviluppo del territo­rio attraverso politiche di marketing territoria­le, alta formazione, ri­cerca industriale e svi­luppo pre-competitivo; attività finalizzate allo sviluppo dell’autoim­prenditorialità e dell’au­toimpiego; attività di servizi a supporto del si­stema imprese finalizza­ta a favorire il decollo di inizia­tive imprenditoriali di piccole medie dimensioni mediante lo strumento dell’incubatore d’im­presa ».

E vogliamo dare torto a Tri­podi perché chiede preoccupa­to a Loiero che fine faranno «i 38 dipendenti» di Sviluppo Ita­lia Calabria «collocati in stand by» affermando di avere la cer­tezza che alcuni di quei 38, per non dire tutti, siano stati esclu­si ingiustamente? (Sergio Rizzo)

Corriere della Sera, 9.04.2009