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EDITORIALI E COMUNICATI
n. 2488
del 18/11/2010 UN’ITALIA IN ROVINA…
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Si calcola in oltre un miliardo di euro il valore dei danni provocati dalla recente alluvione che ha colpito il Veneto centrale, in particolare le province di Padova e Vicenza. Tre le persone decedute, tremila gli sfollati, 550mila le persone che hanno subito danni, 94mila le aziende – soprattutto piccole e medie imprese – che sono finite sott’acqua, oltre 200mila i capi di bestiame morti annegati nelle aie e nelle stalle travolte dalla piena. In 40 minuti un metro e mezzo d’acqua mista a fango ha invaso aie, campi e cantine. Un tragico evento che ancora una volta ha messo in evidenza tutte le contraddizioni di questo nostro Paese. Alcuni esempi. Gli imprenditori ora si trovano a scoprire che le polizze assicurative non coprono i danni provocati da questa inondazione. Anni di premi versati per nulla. Oppure la mancata sospensione del versamento delle imposte, come invece è stato disposto per la popolazione colpita dal terremoto dell’Aquila. Un Veneto dimenticato, che solo dopo una settimana le Istituzioni ed i media scoprono martoriato dall’alluvione e visitato dalla più alte autorità che si scusano per il ritardo solo dovuto ad una precisa volontà di non intralciare i soccorsi in corso. Peccato che per l’Aquila terremotata, da subito illuminata a giorno dai riflettori delle televisioni, non andò così: fecero a gara a chi arrivava primo il giorno stesso del tragico evento! E’ stata, come sempre accade da queste parti, una gara di solidarietà. Persino troppi i volontari che si sono resi subito disponibili, sacrificando giorni di lavoro o le ferie già programmate per il periodo natalizio. Anche da Torino, da Bolzano, da ogni dove. In alcune zone si è registrato un vero e proprio boom di presenze, il doppio di quelle che potevano essere accolte senza creare confusione e disservizi. Cittadini qualsiasi, che si presentano tutti i giorni al centro operativo e che firmano la liberatoria per prestare servizio volontario in un massacrante lavoro di bonifica e ripulitura. La Protezione Civile ha dovuto bloccarli. Gente che ad un fine settimana di relax o ad una gita fuori porta con parenti, famigliari o amici ha preferito indossare i guanti e gli stivaloni e rimboccarsi le maniche sudando a fianco dei privati cittadini o a fianco degli imprenditori, intenti a riappropriarsi delle proprie case e delle proprie aziende devastate dall’acqua e dal fango che tutto ha inesorabilmente coperto, senza distinzione di genere o di censo. Eh sì, perché la Natura non guarda in faccia a nessuno. Se è violata, se è violentata, lei, prima o poi, inesorabilmente, si prende le sue rivincite. Oltre 7 milioni di tonnellate di rifiuti molto costosi da smaltire sono arrivati lungo le coste venete dell’Adriatico. Centinaia di alberi sradicati dalla furia dell’acqua e trascinati dai fiumi in piena insieme a pezzi di lamiera, plastica e ad ogni altra cosa che non ha retto all’urto della corrente. Le spiagge sono ormai coperte da un tappeto di rifiuti e di immondizia, una scena che ridisegna il panorama reso ormai totalmente irriconoscibile La gente qui ha le maniche rimboccate da giorni, gli stivali ed i vestiti griffati dall’acqua e dal fango e conquista un ruolo da protagonista nei disegni dei bambini alluvionati. Tante sono le varianti ma una sola la costante: il sole! Un disco giallo che campeggia sempre in ogni disegno, sorridente, con i suoi raggi che raggiungono un suolo violato dalla dabbenaggine dell’uomo. Una gioia di vivere che dimostra quanto questi piccoli spettatori del mondo vogliano superare questi tragici momenti famigliari.
La solidarietà non conosce limiti e si manifesta in tutta la sua originalità. Come quella, ad esempio, espressa dai Comuni di Campo San Martino e Cittadella che hanno adottato le contigue municipalità di Casalserugo, Carceri e Saletto. Un gemellaggio di solidarietà si dirà. Oppure quella espressa dai baristi del centro patavino che devolveranno un euro per ogni due spritz (tipico aperitivo veneto) che i clienti berranno durante il fine settimana il che tradotto suona un po’ così: più ti ubriachi e più fai della beneficenza alle popolazioni colpite dall’alluvione. Oppure la solidarietà manifestata dagli operai del gruppo Magagna che si sono presentati ugualmente al posto di lavoro nonostante siano in cassa integrazione, per dare una mano, per salvare il salvabile della “loro” Azienda. Una solidarietà che vede protagonisti personaggi illustri tra i quali Angelina Jolie che, pare, abbia recentemente acquistato una mega villa in Valpolicella o Leonardo Muraro, presidente della provincia di Treviso che, sulle orme del già sindaco di Treviso Gentilini che per gli immigrati aveva proposto «Spariamogli addosso, come ai leprotti», suggerisce «Legge marziale e fucilazione per gli sciacalli arrestati». E come sempre accade in queste occasioni, si scopre che tutto era già previsto, che tutto era prevedibile. Ricordate la polemica circa le previsioni date sul terremoto dell’Aquila? Una storia che si ripete. Sempre, inesorabile. L’ingegner Luigi D’Alpaos, docente di idrodinamica dell’Università di Padova parla di sistematica incomunicabilità università e istituzioni territoriali. Secondo il docente l’alluvione, ed il conseguente allarme alla popolazione, si poteva calcolare almeno con un giorno di anticipo, si poteva prevedere per tempo l’onda di piena e la sua propagazione a valle. Ma tant’è… Un disastro ambientale veneto in un’Italia da sempre culturalmente ed ambientalmente trascurata, un’Italia che è terremotata all’Aquila, che cade a pezzi a Pompei, che a Napoli e Palermo è sommersa dai rifiuti….
Armando Della Bella |