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EDITORIALI E COMUNICATI
n. 2497
del 19/08/2009 E IO PAGO!...
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L'estate volge al termine. Gli italiani rientrano dalle ferie, un periodo che distoglie dagli impegni di sempre, dove l'attenzione ai problemi di casa nostra si allenta. Ma non l'attenzione dei “CITTADINI ATTIVI” e nemmeno quella del procuratore generale della Corte dei Conti, Furio Pasqualucci, in quale, nella sua relazione sul rendiconto generale dello Stato per il 2008, ha denunciato che la corruzione nelle pubbliche amministrazioni è «...talmente rilevante da far ragionevolmente temere che il suo impatto sociale possa incidere sullo sviluppo economico del Paese nella misura prossima a 50-60 miliardi di euro all’anno...». In sostanza si può tranquillamente affermare che la corruzione, nel nostro Paese, è una TASSA immorale che frena lo sviluppo del Paese, rallenta la riduzione del debito pubblico e pesa nelle tasche, ormai già da tempo vuote e saccheggiate, degli italiani. Sicilia (13%), Campania (12%), Puglia (9%), Lombardia (9%) e Calabria (8%) sono le prime cinque regioni in testa alla classifica per il maggior numero di denunce, 3.224 sono i pubblici ufficiali denunciati per reati contro la pubblica amministrazione e 2.137 i funzionari infedeli. Se ai 60 miliardi sottratti dalla pubblica corruzione aggiungiamo gli oltre 100 miliardi di euro all'anno stimati in evasione fiscale, si raggiunge l'iperbolica cifra di quasi 200 miliardi di euro all'anno “rubati” ai cittadini italiani! Per capire la gravità e l'entità del fenomeno ricordo che il governo, l'anno scorso, stimò in 34,8 miliardi (quindi 6 volte meno!) la legge Finanziaria per il triennio 2009-2011 ed in particolare in 13,1 miliardi (quindi 15 volte meno!) la legge Finanziaria per il 2009. Quante emergenze del nostro Paese (la sanità, il precariato giovanile, la disoccupazione, l'assistenza sociale ad anziani e bisognosi, il lavoro, la scuola, le famiglie...) potremmo sanare pensando di poter disporre di tutte le risorse legalmente versate dagli italiani, frutto della fatica del loro lavoro quotidiano? E quanti di questi 60 miliardi abbiamo recuperato nel 2008? Solo 117 milioni di euro, pari allo 0,002 per cento, il nulla! Purtroppo la morale è sempre quella: rubare conviene... E che ne è stato dell'effetto deterrente indotto dalla stagione di tangentopoli e dall'inchiesta “Mani Pulite”? Nulla se non l'ingegnerizzazione delle modalità di riscossione della tangente, una selezione darwiniana applicata al malaffare. Nel frattempo il debito pubblico continua a crescere raggiungendo l'astronomica cifra di 1663,65 miliardi di euro, pari al 105,8 per cento del Pil. A tutto ciò si aggiungono la perdita d'immagine, moralità e fiducia sul piano estero che «costituiscono un ulteriore costo non monetizzabile per la collettività che rischia di ostacolare gli investimenti esteri, di distruggere la fiducia nelle istituzioni e di togliere la speranza nel futuro alle generazioni di giovani, di cittadini ed imprese». C'è di tutto e di più per indignarsi di fronte a questo disastro ma la politica, oggi, parla d'altro. Buco della serratura e lotta tra correnti interne e tra partiti per spartirsi poche briciole di potere sono i temi “caldi” dell'estate. Governo, maggioranza ed opposizione sarebbero invece chiamati ad un atteggiamento responsabile di contrasto e prevenzione di questo fenomeno che ormai è divenuto patologico. Nulla si può fare quando i buoi sono scappati dalla stalla e nulla si può ancora drenare da chi non ha più risorse da versare poi in un colabrodo. La corruzione rapina il futuro e soffoca le speranze delle nuove generazioni. Nascere oggi in Italia sapendo di dover pagare, ogni anno, una tassa di 3.000 euro al malaffare è una vergogna per un Paese che suol definirsi, al mondo intero, “civile”.
Armando Della Bella |