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EDITORIALI E COMUNICATI
n. 2502
del 23/11/2012 IL DINOSAURO
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«Per ora resto, vediamo come evolve la situazione, sono lusingata e commossa dell’affetto che mi si dimostra. Mi infonde speranza ed energia per continuare a fare il mio lavoro al meglio. Ma se anche io rimango e altri 99 colleghi se ne vanno, non abbiamo risolto nulla. Il mio caso è l’esempio concreto delle lentezze burocratiche che frenano la ricerca e che non sono più tollerabili. I cittadini non le digeriscono più, ecco perchè io sono diventata un eroe per caso, ma il messaggio deve andare al di sopra del singolo, la vera urgenza è di tutelare il patrimonio scientifico e culturale del Paese. Bisogna fare in modo che i talenti non fuggano, se perdiamo la metà delle eccellenze l’Italia non si riprenderà, non è in grado di attrarne altre dall’estero» così la dott.ssa Ilaria Capua si rivolgeva a decine di volti noti del mondo della politica, della scienza, dei sindacati, dell'imprenditoria presenti in un pubblico incontro. Ilaria Capua, laureata in veterinaria a Perugia e specializzata a Pisa con anni di esperienza in giro per il mondo, oggi è direttrice del dipartimento di Scienze Biomediche all'Istituto Zooprofilattico a Padova. Qualche anno fa s'impose all’attenzione del mondo scientifico isolando il virus africano H5N1, l'influenza aviaria umana. Rispose picche ad un alto funzionario dell’OMS che le chiese di mettere tutta la sua conoscenza in un database privato del quale avrebbe avuto una delle 15 psw d’accesso. Non poteva accettare di condividere la sua scoperta con un cenacolo di eletti anche se questo significava rinunciare a fama, finanziamenti e prestigio. Mise perciò la sua scoperta su “GenBank”, a disposizione di tutti. Per lei «era assolutamente indispensabile che le forze si unissero e quindi dare l'informazione soltanto a quindici laboratori mi sembrava insensato». Ora la ricercatrice è al centro di un caso assurdo. Stava trasferendosi col suo team di 70 ricercatori reclutati con bandi europei, nei nuovi e più adatti locali della "Torre della Ricerca", costruita a Padova dalla fondazione "Città della Speranza", ma problemi burocratici, "gelosie" istituzionali hanno bloccato tutto. L’Istituto Zooprofilattico sostiene che può traslocare - peccato che si parli di soli due anni - senza però portare in dote il finanziamento da 3 mln di euro concesso dal Ministero. Il costo dell'operazione ammonta a circa 6 mln, moltissimo in tempi di spending review e quei tre mln uniti ai tre della Regione Veneto avrebbero consentito l’operazione. «Noi vogliamo solo lavorare meglio» ha commentato la ricercatrice «essere più efficienti per una sanità pubblica migliore. Abbiamo appena pubblicato una ricerca che mette in relazione diabete nell'uomo e virus influenzale. Ci abbiamo messo due anni, in una struttura all'avanguardia ci avremmo impiegato otto mesi. Abbiamo una squadra competitiva, chiedo solo di poter lavorare meglio. Nella mia vita voglio fare buone cose. Non ho la valigia in mano, se queste buone cose riuscirò a farle qui ne sarò ben lieta. Però, se per una serie di circostanze, non mi si darà la possibilità di farle, andrò da un'altra parte. O farò altro». La fuga dei cervelli è un costo per il nostro Paese, una perdita di più di un miliardo di euro all’anno, il capitale generato da 243 brevetti che i nostri migliori 50 cervelli hanno depositato all’estero. Tra vent’anni saranno tre i miliardi dissipati. Inoltre negli ultimi 8 anni gli iscritti all’università sono calati del 15%. Questa è la situazione della ricerca in Italia e la politica, per salvare i conti, continua a chiedere enormi sacrifici ai cittadini. «Io, come tanti altri ricercatori in Italia - ha affermato ancora la scienziata - è come spingessimo un po' un dinosauro in salita. Lo facciamo anche volentieri, ma se poi ci accorgiamo che questo dinosauro ha anche il freno a mano tirato, beh, a tutto c’è un limite». Pochi giorni fa, il Cavaliere ha escluso una sua lista personale anche se ha annunciato che presto tornerà in tv: «Aspettatevi sorprese, estrarrò un dinosauro dal cilindro». Ho però la netta sensazione che il “dinosauro” non sia lo stesso…
Armando Della Bella |