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EDITORIALI E COMUNICATI
n. 2526
del 20/05/2012
UNA VITA PER LE TASSE
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A Brescia MT, un semplice cittadino, in preda ad un raptus ha buttato dalla finestra i suoi due figli, uccidendoli, e poi si è suicidato. Era un agente pubblicitario incensurato ma aveva perso il lavoro. Per lui era molto difficile mandare avanti la famiglia. A Napoli, Pietro Paganelli, un 72 enne artigiano, si è esploso un colpo di pistola alla testa: doveva ad Equitalia la somma di 15 mila euro, un debito che i famigliari affermano essere frutto di una errata doppia notifica. A Milano un precario di 47 anni si è impiccato nel garage della sua villetta dopo essersi visto ridotto le ore di lavoro mentre Luigi Martinelli, ex imprenditore del bergamasco, armi in pugno, per 6 ore ha tenuto in ostaggio un impiegato dell'Agenzia delle Entrate di Romano di Lombardia.

A Noventa di Piave (VE) si suicida Ivano Polita, in difficoltà economiche perché non riusciva a farsi pagare i lavori svolti così come successe a Giovanni Schiavon, imprenditore padovano, che si è tolto la vita il 12 dicembre perché non riusciva a riscuotere i suoi crediti. Come l’artigiano di 52 anni di Varazze (Savona) impiccatosi ad un albero del suo podere il pomeriggio del giorno di Natale. Tre ordigni vengono fatti esplodere davanti alla sede principale di Equitalia di Napoli nello stesso punto dove, qualche settimana prima, fu fatto esplodere un potentissimo petardo. A Roma, invece, sempre davanti alla sede di Equitalia, hanno collocato alcuni manichini impiccati.

Uno stato di massima allerta scattato il 7 dicembre 2011 con la spedizione, rivendicata dal FAI, di alcuni plichi esplosivi al direttore generale di Equitalia, Marco Cuccagna, rimasto poi gravemente ferito alla mano e a volto, mentre un giovane dirigente di 32 anni, responsabile degli Affari Societari nella sua società, si suicidava a Napoli, lanciandosi dal suo ufficio. A Cremona invece una donna si getta nell’Adda disperata perché non poteva pagare una multa mentre a Napoli, Dario Peduto, agente immobiliare di 52 anni, sposato con due figli, pressato dal fisco, dopo un primo tentativo vanificato dall’intervento della Polizia, si butta dal balcone della sua casa al Vomero.

Di suicidio si tratta anche per la scomparsa di Francesco di Arezzo, 26 anni, assemblatore di mobili, morto la notte di Pasqua asfissiato nel suo furgone di lavoro: doveva pagare all’Agenzia delle Entrate 40mila euro. Luigi Fenzi invece faceva l'imprenditore a Saronno. Gestiva un'azienda a conduzione familiare, corsi di formazione. S'è impiccato a sessant' anni ad un albero in un parco a sette chilometri da casa: in tasca una lettera per la famiglia: «Troppi debiti, non c'è lavoro. Non riesco a pagare i dipendenti». Generoso Armenante, invece di anni ne aveva 48 e viveva a Salerno. Faceva il guardiano e da un anno era senza lavoro perché la sua ditta era fallita. Lo ha trovato la figlia, impiccato in un capannone. Angelo Coppola, 62 anni, invece faceva il muratore. Anche per lui sempre meno lavoro, sempre meno soldi. Si è sparato una fucilata al petto nella casa di San Valentino Torio, sempre in provincia di Salerno. Ha lasciato un biglietto: «Senza lavoro non si può vivere».

Tiziana Marrone, vedova dell'artigiano che si è dato fuoco il 28 marzo davanti alla commissione tributaria di Bologna, ha condotto la marcia di tutte le vedove. A Vicenza un commerciante di 48 anni, socio di una ditta di ricambi di elettrodomestici, si è impiccato nel retro del suo negozio: aveva delle pendenze con Equitalia. Sempre a Vicenza un ex commerciante di 52 anni, padre di due figli, è stato trovato appeso a una giostra per bambini all'interno di un parco pubblico. A Calolziocorte, in provincia di Lecco, Franco Di Marco, un muratore di 44 anni, ha tentato di togliersi la vita impiccandosi nel giardino della sua abitazione: aveva debiti pendenti con Equitalia. Il 5 maggio a Troina, in provincia di Enna, Gaetano Trovato Salinaro, 47 anni, sposato e padre di due bambini, si è impiccato: la ditta per cui lavorava gli aveva comunicato la riduzione di orario e di stipendio. A Treviso un imprenditore di 52 anni, lo scorso 2 maggio, si è impiccato nel suo camion a Volpago del Montello. L'uomo, due figli, aveva conti in rosso per migliaia di euro e temeva di essere cacciato dalla ditta di cui era socio. E potremmo così continuare con altre decine e decine di casi in tutta Italia…

Il filo che lega tutte queste tragedie è uno soltanto e serve solo a segnare un giorno nero nelle statistiche sui suicidi a causa della crisi economica. Storie diverse, diversissime. L'imprenditore, l'ex custode, il manovale, in un’Italia che balza in testa alla classifica europea per la pressione fiscale sul lavoro. Nel 2010 le tasse sul costo del lavoro sono salite dal 42,3% del 2009 al 42,6% di oggi mentre la media dell'Ue a 27 si attesta al 33,4%. Quest'anno il peso del fisco sulle spalle degli italiani - persone fisiche - crescerà passando dal 45,6% del 2011 al 47,3% di oggi (media UE: 43.3%) mentre la pressione fiscale sulle Aziende resterà ferma al 31,4% (media UE: 26,1%). Cose inaccettabile per i contribuenti onesti.

E i partiti che fanno di fronte a questa enorme carneficina, frutto di un dramma sociale? Nulla! Addirittura frenano alla Camera, in commissione Giustizia, il ddl “anticorruzione” che il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, calcola, per il nostro Paese, pari a 60 miliardi di euro l’anno. Nel 2001 l’Italia era al 29° posto della graduatoria di “Trasparency International” sulla corruzione percepita. Nel 2011 siamo scesi al 69° posto, quaranta posizioni più giù.

E poi la classe politica italiana si chiede come mai il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo vince a Parma e nei sondaggi sia dato al 12,2%, su base nazionale. Per cortesia, politici, tornate da Marte.

Armando Della Bella