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EDITORIALI E COMUNICATI
n. 2530
del 20/04/2012
IL PARTITO HA L’ORO IN BOCCA
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A luglio i partiti incasseranno l’ultima tranche di soldi pubblici di questa legislatura: cento milioni di euro, tondi, tondi per un importo complessivo pari a 500 milioni di euro per tutto il mandato. I 100 milioni di euro di rimborso elettorale lievitano a 180 se consideriamo anche le altre tipologie di elezioni: cento per le elezioni 2008, ottanta per le elezioni europee del 2009 e regionali 2010. Complessivamente, i partiti oggi si spartiscono un importo pari a quasi 1 miliardo di euro a legislatura, che per l’enorme stato di crisi che c’è in Italia, per la disoccupazione crescente, per il basso potere di acquisto di salari e pensioni, per la mancata crescita degli introiti per i lavoratori in proprio, è una cifra che grida vendetta. Il bottino dei partiti, dal 1994 a oggi, è stato di 1700 milioni di euro, ovvero la differenza fra i 2,3 miliardi incassati e i 580 milioni di spese elettorali documentate. Non si può quindi non invocare la Corte dei Conti al fine di individuare i patrimoni costituiti, di verificare i bilanci dei partiti e delle relative spese, di recuperare fondi per ridurre il debito pubblico.

Subito i partiti in opposizione al governo Monti - Lega ed Idv - si affrettano a far sapere, all’opinione pubblica, che non incasseranno la quota parte della tranche di luglio. La Lega, ovviamente, ora deve ricostruirsi una verginità politica seriamente compromessa dagli scandali che hanno investito i vertici del partito ed il cosiddetto “cerchio magico” strettosi attorno al leader Umberto Bossi, visibilmente compromesso nella sua fisicità. L’Idv coglie un’opportunità politica per farsi un po’ di propaganda in vista del turno delle elezioni amministrative. Verrebbe da chiedersi: perché solo ora queste 2 formazioni rinunciano al rimborso elettorale? Non potevano pensarci prima, visto che entrambe hanno un saldo di cassa ampiamente positivo (l’Idv dichiara addirittura un surplus di 22 mln di euro)?

Eh sì, perché di rimborso elettorale, in realtà, non si tratta: i partiti ricevono molto di più di quello che dimostrano di avere speso. Siamo perciò di fronte ad un vero e proprio mal celato finanziamento pubblico, anche a partiti ormai ora inesistenti che continuano a percepire denaro pubblico fino alla scadenza del mandato. Gli CITTADINI ATTIVI sono disposti a tollerare l'intollerabile, e cioè che il «finanziamento ai partiti», cancellato da un referendum nel 1993, sia rientrato dalla finestra come «rimborso elettorale». Ma non accettano che questi rimborsi siano quattro volte le spese sostenute; né che tra queste spese ci siano hotel di lusso, voli privati e inutili fondazioni. Non sopportano di essere presi in giro.

Denaro pubblico che finisce sempre nelle mani di una figura importante in un partito: il tesoriere. Talmente importante che spesso è il vero uomo di potere, ma anche il parafulmine di ogni situazione di crisi. Lo è stato Luigi Lusi, tesoriere della Margherita, accusato di avere sottratto alle casse del suo ex partito oltre 20 milioni di euro usati per acquistare immobili. Lo è stato Francesco Belsito, tesoriere della Lega, oggi accusato di truffa aggravata per aver falsificato i dati relativi ai rimborsi elettorali, di appropriazione indebita per aver utilizzato a fini personali quei fondi, di aver pagato le spese della famiglia di Umberto Bossi e ideato spericolate operazioni finanziarie in Italia e all'estero, diamanti e lingotti d’oro compresi.

Così nel tempo, lo furono Severino Citarristi, tesoriere della Dc, che ricevette 74 avvisi di garanzia, una condanna a 16 anni di carcere e oltre 8 miliardi di ammenda, Vincenzo Balzamo, tesoriere del PSI, accusato, agli inizi del 1992, di violazione della legge sul finanziamento pubblico dei partiti e di essere il destinatario di numerose tangenti, Primo Greganti, collaboratore dell’amministrazione della Direzione Nazionale del PCI, accusato di aver intascato una tangente nell'ambito dell'affare Enel, condannato a 3 anni e 7 mesi per finanziamento illecito. Un mestieraccio!

«Buttare i soldi dalla finestra di un partito non è un reato» dichiara ora Umberto Bossi durante un comizio elettorale ad Alessandria. Che tu partito li prenda illegalmente, li butti dalla finestra o ne riceva molti di più di quanti ne hai spesi, son sempre soldi che, al cittadino che lavora, al pensionato che affronta la vita di tutti i giorni, costano sofferenza, fatica e sudore della fronte. Ma i partiti, oggi, dimostrano di non saperlo apprezzare…

Armando Della Bella