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RASSEGNA STAMPA
n. 2546
del 22/08/2005
LOGISTICA? BASTA CONSULTARE LE MAPPE DELL'ISTITUTO GEOGRAFICO MILITARE
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Riprendo le considerazioni e le analisi elaborate giorni fa da Dario Marini dei Magazzini Generali di Padova, per dichiararmi d’accordo che i nostri amministratori pubblici, oltre agli imprenditori e al mondo della finanza, debbono svegliarsi e non darsi semplicemente «una mossa» prima che sia troppo tardi.

Da cosa nasce questo mio risentimento? Dal fatto che nel corso degli ultimi dieci anni avremmo potuto portare a termine opere infrastrutturali, facilmente individuabili, soffermandoci con una certa attenzione nell’esaminare la priorità delle opere indispensabili da subito semplicemente consultando le tavolette dell’Istituto geografico militare, molto particolareggiate, dei territori delle province di Padova, Venezia, Rovigo, quest’ultima sino al confine sud rappresentato dalla Transpolesana Rovigo-Mare.

Se avessimo proceduto per punti, o meglio per obiettivi, ci saremmo resi conto che sotto il profilo rete ferroviaria non avevamo una linea adatta ai nostri scopi, che colleghi il porto di Chioggia alla rete ferroviaria Mestre - Padova - Bologna. L’esistente linea Rovigo - Adria - Chioggia, per il suo percorso tortuoso, per le insufficienze della sua sede ed altre considerazioni tecniche legate alla vetustà delle opere, non è in grado di assolvere l’onere del rapido trasporto di merci sino al porto clodiense, provenienti oltre che dal Veneto centrale - per intendersi il triangolo Padova, Treviso, Venezia - dal quadrante ferroviario di Verona importante oltretutto perché lungo il suo asse nord-sud raccoglie le merci provenienti dal centro Europa, percorrendo la ferrovia Verona - Legnago - Montagnana - Monselice.

La nuova ferrovia dovrebbe aver inizio alla stazione di Monselice convogliando anche il traffico merci proveniente da Vicenza e Padova. La ferrovia valorizzerebbe inoltre un vasto territorio della zona sud della provincia di Padova, eminentemente agricola, che offre fra l’altro la possibilità di costituire vaste aree per la sosta e il trattamento dei container, zone indispensabili per un ulteriore sviluppo del porto di Chioggia.

Idrovia Padova-Venezia. Malgrado eminenti studiosi del settore abbiano evidenziato, anche recentemente, l’utilità di tale opera sotto diversi profili, cito fra questi: sicurezza da inondazioni della città di Padova - in questo caso la via d’acqua svolgerebbe la funzione di scolmatore delle piene - economicità nei trasporti a mezzo natanti, con conseguente notevole riduzione della presenza su strade già intasate per il traffico di migliaia di Tir, le cui merci potrebbero essere trasportate via acqua con notevole beneficio anche ambientale. Trattasi di un’opera costruita per il 70% che ha comportato sino ad ora un investimento infruttifero di circa 120 milioni di euro e per motivi «sconosciuti» non viene portata a compimento. Si tenga presente che stiamo parlando di lavori iniziati negli anni ’60 quindi...

Con la finanziaria dello scorso anno il governo aveva stabilito una certa somma per l’avanzamento dei lavori di questa via d’acqua, tale importo è stato dirottato per il finanziamento di opere idrauliche in corso d’opera in Polesine.

Autostrade Dolo-Ravenna-Orte e (forse) Civitavecchia. Chi ha avuto la benevolenza di seguirmi lo scorso anno sulla stampa locale, citando dati e notizie rilevati su giornali economici, ho evidenziato il pericolo che quando si darà conferma dell’inizio della sua opera, come per incanto, si presenteranno sulle scena cordate costituite da finanzieri che non hanno interessi diretti nello sviluppo dell’economia del Veneto e conseguentemente dei porti di Marghera, Chioggia e della vicina Ravenna, anzi avranno tornaconto a trasferire direttamente le merci (essendo fra l’altro armatori) dal centro Europa, raccogliendo ovviamente anche quelle dell’Italia settentrionale verso i porti del Tirreno. Ecco la richiesta di costruire ex novo il tratto autostradale Orte-Civitavecchia mentre si prevede l’ammodernamento della sede della superstrada Ravenna-Cesena-Orte ai requisiti cui debbono rispondere le autostrade (corsie di emergenza a zone di sosta, ecc.).

Il porto di Civitavecchia, che sino a qualche anno fa ha svolto quasi esclusivamente funzione di capolinea del servizio di collegamento marittimo dal continente con la Sardegna, improvvisamente ha visto aumentare in misura notevole il traffico di merci e passeggeri, soprattutto dopo l’entrata in servizio delle nuove navi di linea che durante tutto l’anno collegano regolarmente Civitavecchia ai porti spagnoli.

Si tenga conto che è nei piani di sviluppo della Cina di far giungere via mare nei porti del Mediterraneo, entro dieci anni, non meno di 20 milioni di container/anno che verranno ovviamente distribuiti in tutta Europa perché i costi per raggiungere i porti di Rotterdam e Amburgo risultano più onerosi. Questa è la motivazione perché gli spagnoli stanno investendo notevoli capitali per la costruzione di nuovi moli ed attrezzature di sollevamento nei porti di Valencia e Barcellona con la predisposizione di vaste aree per la movimentazione dei Teu. E noi veneti, con il nostro Adriatico che rappresenta un naturale canale di penetrazione nel cuore dell’Europa, in attesa di tempi migliori, stiamo a guardare... le stelle. Perché in attesa del rilascio dell’autorizzazione del ministero Infrastrutture, all’inizio dei lavori della Dolo-Ravenna, non si provvede alla modifica statutaria della società da tempo costituita per la realizzazione dell’opera prevedendo un limitato intervento finanziario da parte del settore pubblico con l’assegnazione della maggioranza del pacchetto azionario fra i piccoli investitori? Si eviterebbe per quanto possibile che siano i politici in quarantena ad occupare le solite poltrone di comando senza alcun titolo di merito. Desidererei conoscere quali insegnamenti hanno tratto i nostri amministratori dalla recente operazione Save. Nell’arco di cinque giorni sono state raccolte dalle banche richieste di assegnazione di titoli di questa società in misura cinque volte superiore alla quota messa a disposizione dei picco azionisti.

Che cosa vuol dire tutto ciò? Semplicemente che se si progettano opere di sicuro successo economico e l’operazione aeroporto di Venezia lo ha dimostrato, queste vengono finanziate in tempi brevi senza il necessario intervento dei soliti «padroni del vapore» tuttora di moda anche ai tempi del mai dimenticato Ernesto Rossi.

Mi fermo qui perché l’argomento assai interessante, sotto diversi profili, abbisognerebbe di maggior spazio a disposizione.

Elio Andreutto - CITTADINI ATTIVI per la Democrazia e la Giustizia, Padova

Il Mattino di Padova, 22.08.2005