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RASSEGNA STAMPA
n. 2590
del 10/01/2009
ORA NELL'IDV BISOGNA FARE PULIZIA
indietro »

Prima ha annunciato la sua autosospensione dalle cariche di partito in regione. Ora Francesco Barbato si scaglia contro i dirigenti campani.

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«Non ho nulla di cui pentirmi, vado avanti anche a costo di esser bruciato vivo come Giordano Bruno. L’Italia dei valori in Campania non deve trasformarsi nell’Idv della camorra, le minacce dei miei compagni di partito non mi fermeranno». Se non frantumasse la «diversità etica» ostentata dall’Idv, l’uscita di Francesco Barbato, fino a oggi proconsole di Antonio Di Pietro in Campania, assomiglierebbe a una sceneggiata, un altro colpo nella gara fratricida in corso a Napoli. Invece questo deputato, figlio delle liste civiche, muove nuove accuse contro l’intera gerarchia, i collaboratori più fidati del leader, in una guerriglia senza quartiere. La slavina delle raccomandazioni di Cristiano Di Pietro si trasforma in valanga. La questione morale sfianca il partito.

Barbato, la settimana scorsa aveva anticipato a «Panorama» l’autosospensione da tutte le cariche del partito in regione per protesta. Americo Porfidia, deputato dell’Idv indagato per camorra, e Cristiano Di Pietro hanno fatto un passo indietro. È soddisfatto?

Macché, premesso che Cristiano è stato fin troppo onesto e che Porfidia invece avrebbe dovuto lasciare la carica, come fece proprio Di Pietro da ministro, la situazione dell’Italia dei valori in Campania è sempre più insostenibile. Dopo le infiltrazioni della camorra arrivano le minacce. L’assistente del segretario regionale, Nello Formisano, quello delle telefonate con Mauro Mautone per intenderci, ha appena minacciato una nostra collega di partito di starsene zitta e di cambiare versione su fatti gravi.

Che cosa è accaduto?

Avevo ricevuto un’email da Emma Tedesco, consigliere di Giffoni Vallepiana, che segnalava all’Idv come non riuscisse a contattare più Porfidia dalle elezioni, in barba alla disponibilità che Di Pietro consiglia ai nostri parlamentari di assicurare ai cittadini 24 ore al giorno. Ebbene, la cosa si è venuta a sapere, adesso la segretaria di Formisano ha intimato chiaramente a questa amica di cambiare versione, di non far arrivare questi fatti alla direzione del partito. Sono questi i metodi dell’Italia dei valori, minacce e intimidazioni?

Assomigliano a beghe di cortile, magari è per la tensione...

Non credo, visto che le frasi sono state alquanto arroganti e intimidatorie. E non è la prima volta: la minaccia sembra ormai consuetudine. Nicola Giordano, il segretario dell’Idv di Crispano, un giovane ingegnere, ha informato via email Di Pietro che alle ultime politiche il nostro consigliere regionale Nicola Marrazzo aveva contattato lui e altri dirigenti invitandoli a non votare Idv perché non era stato candidato. Di Pietro ha chiesto ragione al partito in Campania sull’accaduto e subito dopo Marrazzo ha convocato questo ingegnere in regione per minacciarlo: «Non devi far arrivare al Nord, a Di Pietro, le cose che succedono giù da noi». Queste minacce stroncano le aspirazioni politiche di giovani dirigenti e il profilo di trasparenza dell’Idv. Testimoniano pure che l’azione della magistratura e le mie denunce sulle collusioni tra affari, politica e camorra sono vere.

In realtà Formisano accusa lei di essere andato sottobraccio con Giuseppe Gambale, ex assessore finito in carcere nell’inchiesta Magnanapoli.

Vorrei ricordare che proprio Formisano, quando nel 2001 tradì Di Pietro candidandosi contro l’Idv, ebbe con Gambale lo stesso percorso politico nella Margherita. Oggi i nomi di Formisano e Gambale compaiono nelle intercettazioni di Magnanapoli con il segretario regionale che parla di amici e appalti. Non è vero che qui bisogna sporcarsi per forza le mani e fare «una certa politica». Io ne sono l’esempio vivente come sindaco e come consigliere comunale dalle mani pulite. Ci sono tanti modi per sostenere la camorra.

A cosa si riferisce?

La Margherita presentò nella passata legislatura un’interrogazione parlamentare contro lo scioglimento del Comune di Pozzuoli per infiltrazioni camorristiche, sostenendo che la commissione d’indagine perseguitava quell’amministrazione. Ebbene, uno dei quattro motivi indicati nell’istruttoria per azzerarla era proprio la scarsa trasparenza nell’appalto alle aziende di Alfredo Romeo per gestire il patrimonio della città. Di Pietro queste cose dovrebbe valutarle. Anzi, proprio a lui mi appello come deputato antimafia affinché faccia pulizia, anche perché Formisano mica rappresenta la base dell’Idv.

Ma se è il vostro segretario regionale…

Offro solo due dati: in Campania abbiamo preso 160 mila voti, però al brindisi di fine anno organizzato proprio da Formisano all’hotel Terminus erano in 47, autisti e portaborse compresi. Formisano rappresenta un modo superato di far politica. Questo ex assessore regionale di Antonio Bassolino è una palla al piede per l’Idv. Rappresenta una classe politica che da 15 anni governa la Campania e che ha fallito. Ma anche nell’Idv abbiamo dei problemi.

A chi pensa?

Prenda Nicola Marrazzo: è immorale che vada a fare il nostro capogruppo in regione dopo aver remato contro l’Idv.

Perché il fratello Angelo è stato «coinvolto in procedimenti penali a carico del clan dei Casalesi», come ha detto alla Camera l’ex prefetto Carlo Ferrigno?

Non faccio il carabiniere. Bastano le minacce, basta far parte dello stesso blocco di potere.

E chi altri ne fa parte?

Quando alla Camera attaccai Mario Landolfi di An per le inchieste che lo coinvolgono, Porfidia andò a esprimergli solidarietà contro la mia posizione. E già questo dovrebbe essere inconcepibile nell’Idv. Poi si è scoperto che anche Porfidia è indagato per camorra e questo significa solo una cosa: non può più essere mio collega di partito. Formisano afferma che Porfidia è uomo della nostra terra: certo non della mia. La mia è l’altra Campania: gente per bene, la maggioranza. Per questo su di me da giorni si è scatenato un fuoco concentrico con trasversalità tra Porfidia, Formisano e Landolfi. Forse do fastidio perché combatto il sistema affari-politica-camorra?

Infatti Landofi l’accusa di aver frequentazioni con Gaetano Manna, già segnalato dai carabinieri.

Manna è un testimone contro la camorra, per questo ho sollecitato per lui una scorta. In realtà Landolfi non attacca me, manda un messaggio a Manna, cerca di delegittimarlo, di impaurirlo.

E perché mai?

Il 9 gennaio Manna, che tra l’altro è stato scelto dai giudici per amministrare terreni confiscati ai Nuvoletta a Pignataro Maggiore, deve testimoniare proprio in un processo contro questo clan. L’ho sentito disorientato. Non comprende questo attacco. Ora non so se questo prezioso teste andrà in aula.

Barbato, si mette contro tutti?

Se l’Italia dei valori strappa la bandiera della legalità, io, costi quel che costi, rimarrò sempre a fianco dei cittadini per l’altra Campania. (Gianluigi Nuzzi)

Panorama, 15.01.2009