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RASSEGNA STAMPA
n. 2604
del 13/01/2009 DI PIETRO VUOTA IL SACCO...di Antonio Di Pietro
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Il leader dell'Italia dei valori risponde alle sei domande che Libero gli h posto per conto del Giornale. La questione dovrebbe essere chiusa. In caso contrario, noi siam qui ______________________________________________________________________ "Caro Direttore, eccomi ancora qui a rispondere alle altre domande che domenica scorsa Lei mi ha pubblicamente formulato. Come ha detto Lei, “abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno”. Anzi, giacché ci siamo, facciamo “trentadue”, visto che nel frattempo quelli de “Il Giornale” mi hanno sparato altra melma addosso (miei presunti favoritismi da Ministro). Eccomi, dunque, pronto a rispondere alle sei domande che mi ha posto (più una), carte e documenti alla mano che, ovviamente, le metto a disposizione come ho già fatto la volta scorsa. Prima domanda: "Come potè acquistare la casa di Bergamo all’Inail se la legge glielo impediva?" Risposta: E chi l’ha detto che la legge me lo impediva? Ah sì, sempre quelli de “Il Giornale”, ma sono frottole. Ricostruiamo i fatti. Il 10 novembre del 2004 ho partecipato ad un’asta pubblica, indetta dalla SCIP per conto dell’INAIL. Fra tanti altri immobili messi in vendita c’era anche un appartamento a Bergamo in via Locatelli 29. Trattavasi di una gara indetta per la seconda volta perché la prima era andata addirittura deserta (si vede che all’epoca nessuno lo voleva a quel prezzo). Il prezzo a base d’asta era di 204.085,00 euro. Io feci un’offerta di euro 261.661,00 che risultò essere la più alta. Il secondo in graduatoria offrì 245.000,00 euro. L’ufficiale rogante però assegnò inizialmente l’asta al secondo in graduatoria perché ritenne non sufficiente la documentazione da me fatta produrre. Feci ricorso e sia il TAR che il Consiglio di Stato mi dettero totalmente ragione. Fu così che finalmente il giorno 16 marzo 2006 sottoscrissi davanti al notaio Santangelo di Bergamo il relativo atto notarile di compravendita, subito dopo il verbale di aggiudicazione. Tutto qui. Cosa mai c’è di illegale o di sbagliato in tutto questo? Ah sì, secondo quelli de Il Giornale ci sarebbe che io non avrei potuto partecipare a quella gara in quanto “pubblico amministratore” e quindi “la legge me lo impediva”. Ma non è vero che io all’epoca fossi un pubblico amministratore. Non lo ero né alla data in cui è avvenuta la gara (10 novembre 2004) né alla data in cui è avvenuto il rogito notarile (16 marzo 2006). Come a tutti noto, divenni Ministro della Repubblica – e cioè Pubblico amministratore - il giorno 17 maggio 2006! Peraltro all’epoca (nel 2004 e fino al 10 aprile 2006) non ero nemmeno parlamentare italiano. Ero sì parlamentare europeo ma dove sta scritto che un parlamentare europeo (o italiano che sia) per ciò solo non possa partecipare ad una gara? Nessuna legge lo vieta in quanto appunto gli eletti non sono per ciò solo anche pubblici amministratori. Pure le pietre sanno che sono Pubblici Amministratori i Ministri e gli assessori comunali, provinciali e regionali in carica ma non anche i consiglieri comunali, provinciali o regionali e nemmeno i semplici parlamentari. Sempre con riguardo a questa vicenda, mi è stato pure contestato che io mi sarei servito di un “prestanome”, ma nemmeno questo è vero. In gergo tecnico - ed ancor più in quello comune e giornalistico - per “prestanome” si intende un “uomo di paglia” una “testa di legno”, una persona insomma che viene messa a capo di una qualche attività imprenditoriale o di una proprietà immobiliare per occultare chi ne è il reale beneficiario o proprietario. Invece nel caso di specie il “disciplinare d’asta pubblica” ed il relativo “modulo di partecipazione” predisposti della SCIP prevedevano la possibilità di avvalersi, ai sensi del’art. 1401 e segg. c.c., dell’ istituto del “contratto per persona da nominare” per l’espletamento delle formalità preliminari e solo per il tempo necessario ad esse: da nominare appunto, e non da nascondere, occultare, rendere inconoscibile. Ho allora incaricato Claudio Belotti a partecipare alla gara per mio conto (e solo per queste preliminari formalità). Poi al momento dell’aggiudicazione (nello stesso giorno) ho provveduto, come prevede la legge, anche ad indicare la mia persona come acquirente ed infatti l’atto di compravendita è stato fatto esclusivamente e direttamente a mio nome (come da atto notarile che le invio). Non vi è mai stato fatto quindi alcun acquisto per interposta persona o per “prestanome” che dir si voglia. Seconda domanda: "Come spiega la doppiezza fra l’associazione IDV e il Movimento politico IDV?" Risposta: Ma non vi è alcuna doppiezza. Sono la stessa cosa. Come potrà anche Lei riscontrare dalla documentazione che Le metto a disposizione, essi hanno un unico codice fiscale ed unica partita IVA; una unicità dei conti corrente ove sono stati fatti affluire i rimborsi elettorali e da cui sono state effettuate le relative spese elettorali e di gestione; una unicità dei bilanci presentati agli Organi di controllo (Camera dei Deputati e Corte dei Conti); una unicità dei rendiconti presentati con riferimento alle spese elettorali sostenute nelle varie campagne elettorali; una unicità di documentazione con la quale la Tesoriera ha depositato i rendiconti ed i bilanci agli Uffici della Camera dei Deputati; una ed una sola sede sociale, Milano (mentre quella di Roma, alla pari di tante altre sparse in giro per Italia è solo una sede politica e di rappresentanza). Al di là dei documenti formali, sul piano sostanziale aggiungo che – se avessi voluto davvero trasferire ad altre associazioni i rimborsi elettorali ricevuti – ne avevo pure lo strumento legislativo a cui ovviamente non ho fatto mai – dico mai – ricorso. Il comma 4 dell’art. 39 quaterdecies del D.L. 30.12.2005 n. 273 convertito con modificazioni dalla legge 23.02.2006 n. 51 permette, infatti, ai partiti politici di poter cedere i propri crediti anche ad altre realtà politiche e culturali (a proposito, ma perchè qualcuno in Parlamento nel febbraio 2006, pensò di emanare una norma del genere?). Faccio anche notare che tutti gli organi amministrativi e di controllo hanno sempre riscontrato la legittimità dello Statuto di IDV così come adottato e la correttezza delle appostazioni di bilancio e della rendicontazione presentata. In particolare, lo Statuto e l’atto costitutivo sono stati consegnati al Ministero dell’Interno a cui è stato depositato in occasione del deposito del simbolo e della presentazione delle liste; alla Camera dei Deputati,a cui sono stati depositati sia in sede di richiesta di rimborso che di presentazione di rendiconto delle spese sostenute ed ancora più in generale ogni anno in occasione della presentazione periodica dei bilanci annuali. E’ stata la stessa Camera dei Deputati, investita formalmente della questione, ad affermare con deliberazione n. 35 del 29 luglio 2008 (che ovviamente pure Le invio) che “l’asserita distinzione soggettiva tra Associazione e Movimento Italia dei Valori non risulta allo stato rilevante ai fini del soggetto elettorale avente titolo ai rimborsi (e cioè la lista elettorale “Italia dei Valori – Lista Di Pietro”) e delle persone fisiche titolate a ricevere i rimborsi per conto di detta lista”. Insomma per noi di IDV il partito e l’associazione sono sempre stati la stessa cosa, un solo e medesimo soggetto giuridico. In sostanza, l’Italia dei Valori si è comportato alla stessa stregua di tanti altri partiti, prevedendo clausole statutarie di garanzia per metterlo al riparo dai tanti soggetti strani che girovagano di partito in partito alla ricerca di occasioni propizie per spillare qualche quattrino (come appunto si è cercato di fare da parte di alcuni anche ai danni di IDV). Confronti, la prego, gli Statuti degli altri e riscontrerà che – specie nella fase iniziale della loro nascita – hanno sempre previsto clausole di garanzia. Anche nello Statuto di IDV vigente fino all’altro ieri c’erano clausole di garanzia a maglie molto strette ma mi pare normale che ciò possa avvenire almeno all’inizio di un’avventura politica così complessa, qual è indubbiamente la costituzione ed il decollo di un partito ad aspirazione nazionale. Peraltro, ora che l’Italia dei Valori è finalmente diventato maggiorenne, mi è parso giusto modificare lo Statuto in quella parte in cui riservava ai soci fondatori specifiche ed esclusive clausole di salvaguardia (tra cui la tesoreria). Il nuovo Statuto, emanato anche grazie ai Suoi apprezzati consigli, è consultabile ora sul sito ufficiale del partito. Terza domanda: "Come spiega la gestione dei contributi elettorali al partito? Chi li ha incassati?" Risposta: I contributi elettorali ricevuti sono stati sempre, solo ed esclusivamente incassati dal partito dell’Italia dei Valori . Ribadisco quanto ho già avuto modo di precisarLe e documentarle la volta scorsa: i contributi pubblici incassati da IDV a tutto il 2007 sono stati pari a 19.908.596 euro e sono stati incamerati nei suoi specifici conti corrente (e precisamente il c/c n.ro 10633 aperto presso la Banca S. Paolo di Napoli – ag. 1 Montecitorio ed il c/c n.ro 29695 presso il Credito Bergamasco di Bergamo). Sempre sugli stessi conti sono stati incassati a tutto il 2007 ulteriori 761.909,00 euro a titolo di interessi attivi e per contributi degli aderenti ed eletti del partito. Da questi medesimi conti corrente è anche uscito il denaro per pagare tutte le spese (che ad oggi, come pure Le ho specificato nella precedente mia lettera, ammontano a tutto il 2007 ad euro 16.233.853 (come da copia dei bilanci che pure le ho già messo a disposizione). Ovviamente la differenza attiva, pari a euro 4.436.652, trovasi tuttora depositata presso le due banche predette, sempre, solo ed esclusivamente su conti di IVD, come può rilevarsi dai relativi estratti conto. Quarta domanda: "Come spiega che fosse lui, Di Pietro, ad approvare i rendiconti IDV, senza altri controlli?" Risposta: Eh no! Non è così. Una cosa sono le clausole statutarie restrittive a suo tempo inserite in via cautelativa, altra cosa è il sistema dei controlli. Questi ci sono stati eccome, a iosa, come posso dimostrare e documentare. Vediamo innanzitutto cosa prescrive la legge al riguardo. L’art 8 legge 2/1992 e art. 1 legge 157/99 prescrive che il Tesoriere ogni anno deve predisporre il relativo “Rendiconto di esercizio” e annesse “Relazione della gestione” e “Nota integrativa al rendiconto”. Questi documenti devono essere poi sottoposti al vaglio di un “Collegio dei Revisori dei Conti”, scelti da appositi elenchi pubblici, ai quali compete per legge il controllo formale e sostanziale della veridicità del bilancio e della correttezza della relazione predisposta dal Tesoriere. Dopo la loro positiva verifica, il Rendiconto (o bilancio che dir si voglia) deve essere pubblicato su due quotidiani, di cui almeno uno a tiratura nazionale (evidentemente allo scopo di rendere noto a qualsiasi associato ed a tutta la collettività la gestione economica del partito). Poi la documentazione, unitamente alla relazione dei Revisori dei Conti va trasmessa alla Camera dei Deputati per il successivo controllo pubblico. Controllo che viene effettuato dall’apposito “Collegio parlamentare per il controllo dei rendiconti dei partiti” previsto dal predetto art. 8, comma 14 legge 2/97. Infine le decisioni del Collegio vengono resi di dominio pubblico (anche nei siti della Camera e del Senato). Per quanto riguarda le spese che i partiti sostengono in occasione delle campagne elettorali, esse vengono analiticamente valutate dalla “Corte dei Conti – Collegio di controllo sulle spese elettorali”. Ebbene, nel caso specifico dell’Italia dei Valori, il Tesoriere del partito (on.le Silvana Mura) ha sempre adempiuto ai predetti adempimenti ed ha sempre reso noto a tutti gli iscritti e simpatizzanti – e tutti i cittadini – il contenuto della predetta documentazione attraverso la pubblicazione sul sito internet del partito (italiadeivalori.it) ove e’ presente una apposita sezione denominata “Bilancio e Finanze”. Le metto a disposizione al riguardo, gentile Direttore, copia della relazione del “Collegio dei revisori” per la gestione finanziaria relativa agli anni dal 2001 al 2007, ove si dà conto di tutti i controlli da loro effettuati (anche sui conti bancari e le relative corrispondenze) e del loro giudizio favorevole. Le invio anche la certificazione della Camera dei Deputati per gli anni dal 2001 al 2006, in cui il Collegio parlamentare di controllo certifica le regolarità dei nostri bilanci. Trasmetto infine il Referto del “Collegio di controllo sulle spese elettorali della Corte dei Conti” che pure conclude, dopo approfondita analisi e verifica dei conti, sulla bontà e regolarità di quelli dell’Italia dei Valori (a proposito, ma lo sa che, con riferimento ad altri partiti, in tutti questi anni ci sono stati e ci sono vari problemi?). Infine mi preme far rilevare che – quantunque l’originario Statuto di IDV prevedesse norme restrittive per l’approvazione dei bilanci - in realtà io, in tutti questi anni, ho sempre condiviso tale responsabilità con le strutture nazionali del partito (di fatto quindi, sperando le stesse clausole statutarie), come può rilevarsi esemplificativamente proprio con riferimento al bilancio 2004 approvato dall’Esecutivo nazionale IDV con delibera del 18/6/2005, che metto a sua disposizione. Come può constatare, Direttore, gli organi del partito sono sempre stati informati ed i controlli ci sono stati eccome – anche da soggetti terzi, con cui non ho né ho mai avuto alcun rapporto personale – ed essi hanno sempre certificato la correttezza della contabilità di IDV. Quinta domanda: "Come spiega il giallo dell’IDV che pagava l’affitto della sede di Roma alla famiglia Di Pietro?" Risposta: Nessun giallo. Tutto alla luce del sole e tutto regolare. Anzi, con vantaggi proprio per IDV e senza alcun fine speculativo da parte mia (che anzi mi sono fatto pure carico per i primi anni di vita del partito, di sostenerlo economicamente, anche fornendo gratis le relative sedi, come per esempio avvenne all’epoca in cui la sede di IDV era a Busto Arsizio). Nel merito, è successo che nel 2005 il partito – che in quel periodo era in affitto a Roma in via dei Prefetti 19 – dovette provvisoriamente ed in via di urgenza trovare un’altra sistemazione in quanto il proprietario dell’immobile aveva dei problemi con la giustizia legati proprio a quella proprietà. Siccome io nel frattempo avevo acquistato – tramite la società ANTOCRI a me facente capo – un appartamento a Roma in via Principe Eugenio ho provveduto conseguentemente a metterla temporaneamente a disposizione del partito. La locazione è durata meno di due anni ed infatti dall’estate 2007 il partito ha trasferito la propria sede in via di S. Maria 12, sempre a Roma. L’affitto è avvenuto alla luce del sole, con ratei semestrali sempre regolarmente fatturati e per importi che ho volutamente tenere al di sotto di quelli di mercato, proprio per evitare critiche. L’Italia dei Valori non ha ricevuto alcun nocumento da tali affittanze. Ne è riprova il fatto che la locazione del nuovo ufficio ove IDV si è successivamente trasferita ed ove trovasi tuttora (in zona sì più centrale ma molto più piccolo) prevede un canone annuo di 78.000 euro, a fronte dei 54.000 euro che invece pagava prima (come da contratti e ricevute che le invio). Come può constatare la locazione di ANTOCRI ad IDV non era una speculazione finanziaria, come qualcuno ha voluto surrettiziamente insinuare. D’altronde, se non avessi affittato a IDV, ben avrei potuto affittare ad altri, quanto meno alle stesse condizioni. Sesta domanda: "Come spiega che Di Pietro seppe in anticipo che Mario Mautone, Provveditore alle opere pubbliche in Campania, era sotto inchiesta a Napoli?" Risposta: Nessuno mi ha mai detto che Mautone era sotto inchiesta a Napoli e men che meno che era sotto intercettazione (almeno fino a quando non furono proprio alcuni giornali e agenzie a darne illecitamente notizia) . E’ semplicemente successo che, quando divenni Ministro delle Infrastrutture, il Ministero era stato diviso in due (l’altro, quello dei Trasporti, venne affidato al collega Bianchi) e quindi bisognava ridefinire gli organici. Io, allora, utilizzai l’occasione per prendere una nutrita serie di provvedimenti di “rotazione” e “trasferimenti” di dirigenti ministeriali della cui opportunità nel frattempo mi ero reso conto (alcuni perché da troppo tempo rivestivano lo stesso incarico, altri – specie nel “delicato Sud” - perché erano da troppo tempo nello stesso posto, altri perché destinatari di inchieste interne, segnalazioni ed esposti, altri ancora per scadenza del mandato ed altri infine perché ritenuti più adatti a rivestire certi ruoli o certi uffici (non tutti possono fare tutto, giacchè c’è chi è più portato a fare una cosa e chi un’altra). Ho preso tali decisioni in assoluta autonomia e nell’ambito delle responsabilità istituzionali che mi competevano proprio in quanto Ministro (magari facessero tutti così!). D’altronde in alcuni Ministeri (come per gli Interni, la Difesa e l’Economia) le “rotazioni” e i “trasferimenti” sono da sempre una prassi codificata (i questori, i prefetti e gli Ufficiali superiori dei Carabinieri e della Guardia di Finanza ne sanno qualcosa, con tutti i traslochi che devono sopportare). Nell’ambito di questa complessa e complessiva operazione (riguardante decine di casi) ho provveduto a spostare anche l’ing. Mario Mautone che, da Capo del Provveditorato di Napoli (incarico che egli già rivestiva allorchè io divenni Ministro), è così passato a Capo della Direzione edilizia statale del Ministero e quindi con la stessa qualifica e con funzioni dirigenziali analoghe (d’altronde non averi potuto fare diversamente giacchè egli è un funzionario pubblico e la legge, i TAR ed il Consglio di Stato impongono che chi ha una certa qualifica debba occupare la relativa funzione). Le ragioni personali riguardanti l’inserimento anche dell’ing. Mautone nella “rotazione” non avevano nulla di trascendentale e riguardavano all’epoca solo apprezzamenti di opportunità rispetto a notizie e segnalazioni che erano pervenute al Ministero (peraltro anche di minore rilevanza rispetto a talune segnalazioni riguardanti altri dipendenti). Di esse, comunque, nello specifico renderò testimonianza alla magistratura se me ne farà richiesta, trattandosi (come Lei capirà bene) di atti interni d’ufficio, peraltro in costanza di attività giudiziaria ancora coperta da segreto istruttorio. Ribadisco, infine, che non ci sono mai stati rapporti – né personali né politici – tra me e Mautone. C’è stato solo e sempre un reciproco, doveroso e corretto rapporto istituzionale in relazione ai ruoli ed agli incarichi che ciascuno di noi rivestiva. E’ falso quindi che io l’abbia nominato in una Commissione di collaudo per favorirlo. Egli era un Dirigente del Ministero (anche tecnicamente qualificato ed esperto) e dovendo io formare tante Commissioni di collaudo – ho dato un incarico anche a lui che ne aveva anche meno degli altri. Provi a chiedere ai Sindacati di categoria interni al Ministero e avrà la riprova della trasparenza che riportai nel settore. Altrettanto stucchevole e denigratoria è l’affermazione – pure riportata da quelli de Il Giornale - secondo cui la prova Mautone “sarebbe un mio uomo” deriverebbe dal fatto che egli era presente ad una cerimonia pubblica a Montenero di Bisaccia per presentare i lavori di restauro di un’antica torre saracena diroccata. E chi altro del Ministero doveva esserci se non il funzionario competente, e cioè il Direttore dell’edilizia statale? E chi altri dovevo portarmi appresso, come Ministro, se non il funzionario Mautone che da Provveditore aveva programmato le fasi ed il progetto di restauro? Settima domanda: "Mi riferisco all’ultima “perla” de “Il Giornale” secondo cui avrei dato o comunque mi sarei interessato a far avere all’avv. Ascione di Brescia una consulenza da una società autostradale." Risposta: Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Questa circostanza è già stata smentita in tutte le sedi. Ribadisco che non ho dato mai alcuna consulenza ministeriale ad Ascione, né mi sono mai interessato a fargliene avere da qualcuno. Ed infatti egli non ha avuto mai alcun incarico dal Ministero. Egli ha avuto un incarico dalla “società concessionaria autostradale Brescia-Padova” (che col Ministero non c’entra nulla) per assisterla nelle questioni legali che la vedevano contrapposta alla Commissione Europea ed all’Anas e, tramite essa, anche ai Ministeri delle Infrastrutture, dell’Economia ed al CIPE. L’avv. Ascione è un ex magistrato, ora noto ed affermato legale che esercita nel Veneto e che non aveva e non ha certamente bisogno di me per le sue relazioni. E’ illogico ed offende il senso comune solo pensare che tutti coloro che – avendo avuto, come Ascione, oramai quindici anni fa, rapporti con me da magistrato - ora se fanno un’altra cosa, questa debba dipendere da me. Altro non so e non posso dire proprio perché non ho avuto alcun ruolo ed alcun rapporto al riguardo e mi dispiace davvero per le umiliazioni a cui vengono sottoposte terze persone che non c’entrano nulla, solo per attaccarmi. Fin qui la parte che riguarda me. Attendo ora quella che riguarda gli altri. Potrei fare mille esempi ma ne cito uno solo una a cui LIBERO potrebbe dare risalto: ma le pare giusto che il Parlamento abbia varato una legge che permette l’erogazione dei rimborsi elettorale per tutti e cinque gli anni della legislatura anche quando questa nel frattempo si è interrotta e ne è subentrata un’altra? I partiti, oggi, dopo la caduta del Governo Prodi, stanno prendendo i rimborsi elettorali sia per la vecchia legislatura che per la nuova. L’Italia dei Valori si impegna a fare in Parlamento una specifica battaglia politica per l’eliminazione di questo iniquo balzello.
Libero, 13.01.2009 |