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EDITORIALI E COMUNICATI
n. 975
del 09/09/2005 VALORI E PATTO ETICO
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Cari amici, ho seguito molti discorsi di Di Pietro e delle cose che ha detto ne ricordo molte. Tra queste spesso me ne torna in mente una che ricordo con affetto perché mi lasciò impressa una buona sensazione. In una conferenza svolta a Roma in una delle sale del Campidoglio, Di Pietro parlava dei chiarimenti avuti con Pietro Mennea all’indomani della sua fuoriuscita dal partito. In questo evento, Di Pietro ha raccontato che Mennea aveva "giustificato" la sua azione sostenendo che la vita era fatta di “momenti” e che in quel determinato “momento” della sua vita sentiva e riteneva di dover prendere la decisione di andare con FI per candidarsi a Sindaco di Barletta. Di Pietro, da come ha raccontato, avrebbe risposto a questo punto che secondo lui la vita non era fatta di “momenti”, ma di "Valori" e che quindi aveva una visione ben diversa della vita, della politica e del modo in cui questa doveva essere svolta. Pertanto per quanto lo riguardava non aveva grossi rimpianti su quanto era accaduto. I "Valori" appunto. “Valori” che nella società di oggi sembrano cosi deboli e fragili, ma che tutti sanno essere tanto necessari per il funzionamento civile e democratico di ogni popolo. "Valori" per cui si è data vita a questo nuovo partito quando Antonio Di Pietro non votò la fiducia al Governo Amato, all'indomani della caduta del Governo D'Alema, perché tra le altre cose il nuovo Presidente del Consiglio aveva contrastato l'azione di mani pulite all'epoca in cui Di Pietro era Magistrato. “Valori” per cui, come la secessione per la Lega, il liberismo di Forza Italia, l'ambiente per i verdi ecc., “L’Italia dei Valori” ha basato la sua nascita ed esistenza. Questi, quindi sono le premesse determinanti di questo partito, ossia il presupposto da cui far partire ogni battaglia popolare per il riappropriarsi di quei diritti che quotidianamente la logica degli interessi non tengono in considerazione a prescindere se siano legati ad una “ideologia” di destra o di sinistra. Moralizzare quindi dall'interno la politica stessa chiedendo fiducia ai cittadini per dei candidati che “onestamente vorrebbero/dovrebbero” contribuire allo svolgimento ed al compimento della vita politica del paese in modo virtuoso ed onesto per il rilancio non solo economico ma anche culturale e civico del paese. Cercando di restare con i piedi per terra e senza avere ambizioni troppo utopistiche di pensare a schemi sociali e politici di persone tutte “oneste” che fanno il mestiere di politico per la società e non per fini personali ecc. credo che se i fondamenti di base di un partito vengono meno il partito non ha più alcuna ragione di esistere. Almeno per l’obiettivo che si era prefissato. Cosi infatti è decaduto il partito comunista con la caduta del muro di Berlino, la Democrazia Cristiana con tangentopoli e come decadrebbe la Lega se non parlasse più di secessione o i verdi se non parlassero più di ambiente. La stessa cosa, a mio avviso, succede all’Italia dei Valori. I “Valori” all’interno dell’organizzazione che il Presidente ha dato al partito non solo non sono mai stati un modello di riferimento ma al contrario sono stati mai stati presi in considerazione. Dallo Statuto alla politica svolta, dagli incarichi tolti ai più meritevoli alle candidature fatte con criteri “sconosciuti”. “Valori” che sono stati ignorati ogni volta che sono stati calpestati i principi fondamentali del rispetto reciproco e civile delle persone, dai responsabili politici ai semplici collaboratori licenziati. Ogni volta che è stata fatta fuori una persona perché non si è allineato al Presidente ed ogni volta che una persona è stata messa ai margini ..... Sappiamo tutti che l’Italia dei Valori non è una associazione religiosa e che il presidente non gestisce una catechesi caritatevole, ma far nascere un partito dall’onda emotiva provocata dalla stagione di mani pulite è pur sempre una responsabilità (morale). Illustre Di Pietro chi ha sostenuto con tanta tenacia delle posizioni cosi rischiose e difficili tali da suscitare un sentimento di libertà e di giustizia ed essere per questo eletto a rappresentante di determinati valori, non può distogliersi da questa linea ed adottare gli stessi meccanismi degli altri politici. Utilizzare il lavoro di tante persone per poi infangarle ed allontanarle dal movimento, usare i fondi del partito non si sa in che modo ma non per il partito (dato che le regioni non hanno mai ricevuto fondi consistenti; i fondi sono stati assegnati al partito e non a Di Pietro), forse si può fare in modo che sia legale, ma di certo non sono moralmente ed eticamente accettabili. Fare propri determinati meccanismi della politica italiana se ad altri hanno portano beneficio, al suo personaggio, legato a mani pulite, non è concesso senza subire una perdita d’immagine e di consenso. Le ultime elezioni ne sono la prova. Una persona può essere il fondatore di un partito, ma non il detentore assoluto dello scettro della libertà e della giustizia. Generalmente le persone per seguire i propri ideali o i propri interessi, seguono le persone che le rappresentano dandogli fiducia e sostegno per il perseguimento dello scopo. Se questo viene meno, viene meno la fiducia, viene meno il sostegno e le persone si ritrovano sole. Pertanto prima di richiedere ai propri elettori di far sottoscrivere all’Unione un “Patto Etico”, sarebbe opportuno farne uno per il partito stesso, rispettandolo e facendolo rispettare per poi poterlo presentare in politica come modello fattibile, sostenibile e riproducibile. Alla luce di quanto letto, visto e vissuto all’interno di questo partito, non mi sorprendo più se nei ministeri ormai le tangenti sono diventate un istituzione e non mi fa più rabbia se per un posto di lavoro bisogna rivolgersi obbligatoriamente a politici e sindacati(oggi è una prassi dovuta). Diciamolo apertamente, oggi la situazione è peggio di prima di tangentopoli. La partita è persa! Della situazione citata sicuramente questo partito non è stato il fautore, ma non ne è stato neanche l’ostacolo. Questo partito ad oggi non è stato semplicemente nulla. Ma quello che mi chiedo allora è: “Ma questo partito così come è oggi a che cosa serve?!? E soprattutto a chi serve? Ai cittaditi o a Di Pietro?” A che cosa è servito tangentopoli la scissione da Prodi Rutelli e gli altri se poi dall’interno le cose vanno esattamente nella stessa direzione degli altri partiti? La risposta a Lei Caro Presidente, ma nei fatti e nei contenuti che fino ad oggi non se ne sono ancora visti. Le parole senza un seguito non hanno alcun “Valore”. Alessandro Di Francesco - già segretario di Antonio Di Pietro all'Europarlamento |