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EDITORIALI E COMUNICATI
n. 989
del 18/11/2005 LE PRIMARIE: A PADOVA ANALISI DI UN VOTO IN CADUTA LIBERA
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Intervento inviato alle redazioni giornalistiche _______________________________________________ E’ innegabile. Sul piano della partecipazione e dei numeri le primarie del centrosinistra sono state un successo. Il dibattito che ne è poi seguito in queste settimane, sui mass media, come sempre, ha tentato di stravolgere quello che le urne avevano invece inesorabilmente sancito: la stragrande e meritata vittoria di Prodi, l’exploit di Mastella, la mancata affermazione del “movimentismo”, la modesta affermazione degli altri leaders. L’esultazione per il 3,3% conseguito da Antonio Di Pietro è, a mio parere, invece fuori luogo. Non giochiamo sui numeri, non inganniamo gli elettori in buona fede e poco smaliziati, con percentuali che sono riferite solo ad una quota parte dell'elettorato nazionale. Fassino, in una intervista a "La Repubblica" del 18 ottobre u.s., dice: "il 14% di Bertinotti equivale al 7% che Rifondazione ha sull'intero corpo elettorale". Quindi è regola comune che il voto ottenuto alle primarie debba essere diviso minimo per due. Se poi consideriamo alcuni fattori correttivi come il fatto che il PdCI non aveva un suo rappresentante in lista, che ha votato il 20% dell'elettorato di centrosinistra, che ovviamente erano più motivati o costretti ad andare al voto gli elettori/attivisti che avevano il loro leader schierato, ecco che il 3,3% ottenuto da Di Pietro è riconducibile, prudenzialmente, ad una percentuale nazionale vicina allo 1,3% od 1,4%! In forte calo rispetto alle elezioni europee (2%), ultimo dato politico nazionale confrontabile, ed in tendenza con il crollo del consenso riscontrato alle ultime elezioni regionali. Questo nonostante l'enorme battage pubblicitario (spot, manifesti, volantini, gadget, agenzie di marketing e p.r. assoldate, ecc., ecc.) scatenato sulla sua figura e che ha impegnato non poco le risorse finanziarie del partito Il sondaggio sbandierato sui mass media (il 6 ottobre u.s.) dai locali dirigenti IDV, prima del voto (“..raggiungerà il 10-12% dei consensi..”) è stato miseramente smentito, così come appaiono retoriche le note di giubilo stese su carta dal segretario regionale Massimo Donadi (“..buon esito, riscontro positivo…” il 21.10.05) e da Antonio Di Pietro stesso (“..sono orgoglioso dello straordinario risultato raccolto..”, il 18.10.05 ). Lo avevamo detto, lo avevamo previsto. DESISTERE, DESISTERE, DESISTERE! Urlavamo, ahimè alla luna...... A Padova, le cose non sono andate meglio. Si è passati dai 12.173 voti conseguiti alle elezioni provinciali del 2004, ai 5.302 voti raccolti alle elezioni regionali del 2005, per arrivare ai 2.205 voti ottenuti alle primarie. Un CROLLO verticale, in un solo anno! E si badi ben che i voti raccolti alle primarie, erano voti raccolti sulla figura e carisma del leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, non sulla pelle di volenterosi ed in buona fede, candidati locali. Antonio Di Pietro costituisce, oggi, valore aggiunto per l’Italia dei Valori? In magistratura lo fu. Non sempre gli uomini sono buoni per tutte le stagioni, soprattutto quando, in politica, le affermazioni di principio non riflettono poi, internamente al partito, i fatti. Armando Della Bella |